L’anticristo e gli errori del pendolo
Intervista con l’Anticristo
Prologo
Mi chiamo Juan Francisco Delgado e sono un giornalista investigativo. Il mio settore di ricerca è il mondo dell’occulto. Quando nel mio paese uscì il romanzo Il pendolo di Foucault di Umberto Eco ci furono molte polemiche e di diverso genere. Nessuno, però, sembrava essersi accorto dei gravi errori concettuali e numerologici contenuti nel testo.
Nel libro viene analizzato un documento riguardante il Piano di Rinascita dei Templari. Ad un certo momento un personaggio del romanzo, il colonnello Ardenti, dichiara: “Allora: nella notte di San Giovanni, trentasei anni dopo la carretta di fieno. I Templari destinati alla perpetuazione dell’ordine sfuggono alla cattura nel settembre 1307, su una carretta di fieno. A quei tempi l’anno si calcolava da una Pasqua all’altra. Dunque il 1307 finisce verso quello che secondo il nostro computo sarebbe la Pasqua del 1308. Provino a calcolare trentasei anni dopo la fine del 1307 (che è la nostra Pasqua 1308) e arriviamo alla Pasqua del 1344. Dopo i trentasei anni fatidici, siamo nel nostro 1344. Il messaggio viene deposto nella cripta in un contenitore prezioso, come suggello, atto notarile di un qualche evento che si è compiuto in quel luogo, dopo la costituzione dell’ordine segreto, la notte di San Giovanni, e cioè il 23 giugno 1344”.
Questo passo presenta dei gravi errori concettuali rispetto al documento che viene presentato nel testo. L’episodio della carretta di fieno si verifica il 12 settembre 1307 e se facciamo trascorrere trentasei anni giungiamo nel 1343. Il riferimento alla Pasqua non è applicabile in questo contesto, poiché si applica solamente ai mesi di gennaio, febbraio, marzo e parte di aprile. Dato che l’accadimento si è verificato nel mese di settembre ci troviamo nel 1307. Inoltre dal documento (ma anche da un commento del colonnello Ardenti) appare evidente che ci si riferisce a San Giovanni evangelista, l’autore dell’Apocalisse. La notte di San Giovanni evangelista cade fra il 26 e il 27 dicembre, mentre quella di San Giovanni Battista cade fra il 23 e il 24 giugno. Il riferimento alla notte di San Giovanni Battista è quindi errato. Pertanto l’esatto calcolo ci fornisce come data la notte fra il 26 e il 27 dicembre del 1343.
Poi nel documento si afferma che ci sono sei cavalieri ogni venti anni in sei luoghi, uno per ogni luogo. Così otteniamo un totale di trentasei in 120 anni. Inoltre si devono verificare sei appuntamenti, in sei località diverse che prendono 720 anni. Infatti dopo 120 anni si deve aprire il primo messaggio con sigillo e anche i rimanenti messaggi con sigillo vanno aperti l’uno dopo l’altro e a distanza di 120 anni l’uno dall’altro. Il calcolo matematico che riguarda il numero complessivo dei cavalieri si presenta di estrema semplicità : basterà moltiplicare i trentasei cavalieri per sei volte, ottenendo così un totale di 216 cavalieri. Ma vediamo ora che cosa troviamo scritto nel libro: “Trentasei cavalieri per ciascuno dei sei posti, fa 216 la cui somma interna fa 9. E siccome i secoli sono 6, moltiplichiamo 216 per 6 e abbiamo 1296, la cui somma interna fa 18, vale a dire tre per sei, 666”. Appare evidente che questa frase è completamente errata e va riscritta nel seguente modo: Sei cavalieri per ciascuno dei sei posti, fa 36 la cui somma interna fa 9. E siccome gli anni sono 720 (720:120=6), moltiplichiamo 36 per 6 e abbiamo 216, la cui somma interna fa 9.
Infine nel documento, nell’ultima riga riguardante il Piano dei Templari, si dice: “3 volte 6 prima della festa della Grande Meretrice”. Abbiamo appena appurato che i sei appuntamenti, dal primo al sesto luogo con cinque passaggi, prendono 720 anni, dal 1343 al 2063. Inoltre il documento dichiara, senza ombra di dubbio, che il 3 volte 6 (666) si manifesta prima della festa della Grande Meretrice. Ma nel libro il colonnello Ardenti fa notare un gioco numerologico in cui la somma dell’anno 1944 (data ovviamente errata) dà 18, numero che è dato da tre volte sei, cioé 666. Quindi il 1944 è il 666, infatti Ardenti dichiara: “Il seicentosessantasei, anno della Bestia, è il duemila in cui trionferà la vendetta templare, l’Antigerusalemme è la Nuova Babilonia,…”. Quindi al 666 andrebbe sostituito il 1944 e la frase andrebbe letta nel seguente modo: Il 1944, anno della Bestia, è il duemila in cui trionferà la vendetta templare. Questo concetto, del tutto errato, ci viene confermato dallo stesso Ardenti quando afferma: “…ed ecco perché il 1944 è l’anno del trionfo della Grande Pute, la grande meretrice di Babilonia di cui parla l’Apocalisse!”. A questo punto appare evidente che nel testo si dichiara che il 1944 è l’anno del trionfo della Grande Pute quando nel documento il 3 volte 6 (666), l’errato anno 1944, precede la festa della Grande Meretrice. La contraddizione è quindi evidente oltre, ovviamente, all’errore del computo del tempo che porta all’anno 1944 in cui dovrebbe concludersi il Piano dei Templari.
In definitiva su questa base di errori si sviluppa l’intera vicenda del romanzo, infatti nel libro troviamo scritto: “…che non può essere che l’alba del 24 giugno, giorno di San Giovanni, festa del solstizio d’estate…”. Ma tutti sanno che il 24 giugno è la notte di San Giovanni Battista, mentre il solstizio d’estate cade fra il 21 e il 22 giugno. Inoltre anche l’editore, nella presentazione del libro, viene coinvolto negli errori del professor Eco, infatti dichiara: “Si svolge la notte fra il 26 e il 27 giugno…”. Ma seguendo il filo del racconto Casaubon giunge nella casa di campagna di Belbo la sera del 25 giugno 1984 dove si intrattiene fino a notte inoltrata. Quindi questa parte del racconto si svolge la notte fra il 25 e il 26 giugno. Ovviamente considerando che non si tratta di San Giovanni Battista ma di San Giovanni evangelista il tutto, a livello temporale, va traspositato. In poche parole: l’episodio del Conservatoire accade la notte di San Giovanni evangelista, cioé il 27 dicembre e Casaubon giunge nella casa di campagna di Belbo la sera del 28 dove si intrattiene fino a notte inoltrata, cioé la notte del 29. E qui, verso le prime ore del mattino, il racconto si interrompe (il romanzo rimane in sospeso, non si conclude).
Da tutto ciò e anche da altri errori che rilevai mi sembrava che il libro fosse stato scritto da uno scrittore mediocre oppure pazzo, non certamente dal rinomato professor Umberto Eco, l’autore del famoso libro Il nome della rosa. Mi sembrava veramente impossibile eppure gli errori erano lì, sul libro davanti a me. Per un momento credetti che quegli errori fossero stati introdotti apposta, ma per quale fine? Non lo sapevo e così decisi di abbandonare la mia indagine.
Scoperte inquietanti
Passarono degli anni e un giorno, casualmente, mi capitarono tra le mani tre libri: La Magia di Atlantide, La Magia Rossa e La Magia Stellare di Frank G. Ripel. I libri erano stati editi, nella versione spagnola, dalla Editorial Kier ma l’edizione originale era stata fatta in Italia dalle Edizioni Hermes. Questo nome mi ricordava qualche cosa: il Progetto Hermes, la collana di testi esoterici di cui si parlava nel libro Il Pendolo di Foucault di Umberto Eco. Così mi misi a leggere i libri del Ripel e ripresi la mia indagine che avevo abbandonato anni prima.
La prima sconcertante scoperta la feci leggendo La Magia di Atlantide. Nel libro si rivelava che l’Umbilicus Mundi (l’Ombelico del Mondo) si trovava in Italia e più precisamente nella città di Trieste. Ero sorpreso! Tutta la vicenda raccontata nel romanzo di Eco si incentrava sulla localizzazione del Centro del Mondo che dava il potere di dominare e dirigere tutti i flussi tellurici del pianeta. Mi sorse un dubbio. Sapevo che il romanzo di Eco era stato edito nel 1988 e allora feci controllare gli anni di edizione dei libri del Ripel. I primi due erano stati editi in Italia nel 1985, mentre il terzo nel 1986. Mi chiesi: “Umberto Eco aveva preso spunto dai libri del Ripel per costruire il suo romanzo?”. Non dovetti aspettare a lungo per darmi una risposta.
Analizzai, in contemporanea, il libro di Eco e quelli del Ripel e un giorno feci una scoperta sbalorditiva. Alcune frasi riportate nel libro di Eco erano state copiate dal libro intitolato La Magia Rossa. Non c’erano più dubbi: il professor Camestres (un personaggio del libro di Eco) era in realtà Frank G. Ripel. E per la prima volta incominciai a capire. Il nome Camestres è un nome composto da Cames e Tres, e nel libro di Eco, a proposito della Tres, si dichiara: “Una società che si propone di ristabilire finalmente i contatti con le cavallerie spirituali di fedi diverse”. Dunque Camestres è il personaggio-chiave. Chi l’avesse scoperto avrebbe potuto risalire a Frank Ripel. A questo punto mi rimaneva soltanto una domanda a cui dovevo darmi una risposta: “Chi è veramente Frank Ripel?”.
L’incontro
Nei mesi successivi mi procurai tutti i libri di Frank Ripel editi dalle Edizioni Hermes. Più leggevo più rimanevo affascinato. La più potente organizzazione esoterica esistente al mondo aveva rivelato se stessa e il suo Capo Frank Ripel non ne faceva alcun mistero. Dovevo assolutamente incontrarlo, ma non sapevo come. Avevo scritto alla Casa Editrice ma non avevo ricevuto alcuna risposta. Poi un giorno, navigando in Internet, ricevetti delle importanti informazioni. Ero pronto a partire per l’Italia, destinazione Trieste.
L’incontro avvenne in un noto caffè della città e dopo le cortesie e i saluti formali iniziammo a conversare. Gli esposi tutta l’indagine che avevo condotto fino a quel momento. Lui mi confermò tutto quanto e mi fece delle strabilianti rivelazioni.
D: Leggendo l’ultimo capitolo del libro di Umberto Eco appare evidente che il racconto si interrompe. Inoltre mi è sembrato che Eco possa essere identificato in Pim (il soprannome dato da Lia a Casaubon, poiché egli le aveva puntato l’indice con il pollice alzato e le aveva fatto: “Pim.”), l’io narrante. Lei che cosa ne pensa?
R: Sì, in effetti Pim è Umberto Eco. Ricordo che anni orsono, dato che mi ritrovai introdotto nel romanzo nelle vesti del professor Camestres, mi presi la libertà , per gioco, di concludere il racconto. La conclusione del romanzo venne anche pubblicata in una rivista esoterica a cui avevo rilasciato una intervista. Ma ora, se ha piacere, potrei fornirle una rivisitazione della conclusione del racconto. Allora: vogliamo giocare nuovamente con il Pendolo e porre fine a questa storia una volta per tutte?
Gli risposi che ero felice di poter ascoltare la conclusione definitiva della storia raccontata nel libro di Eco.
Parla l’Anticristo: come sappiamo il racconto si interrompe verso le prime ore del mattino del 29 Dicembre. L’anno, però, è il 2000. E da questo punto fermo riprendo e concludo il racconto.
Il Sole sta per sorgere e Pim è lì ad attendere, affacciato alla finestra, la sua attesa sembra senza fine. I membri della Tres dovrebbero arrivare, vengono a prenderlo. Si era illuso di essere spettatore, aveva lanciato il sasso e nascosto la mano, ma era caduto nella trappola. La prima parte del suo progetto era andata secondo i piani, ma la seconda andava secondo il Piano che ormai non gli apparteneva più. Lui e gli altri avevano tentato di cambiare il testo del romanzo del mondo e il mondo li riprendeva nelle sue trame, nel suo intreccio, che non avevano deciso.
Poi, all’improvviso, gli appare un uomo con la barba, il professor Camestres. Cames…tres, dice Pim con voce rotta dall’emozione. Per un istante chiude gli occhi e li riapre, ma davanti a lui non c’è nessuno. Si sente intontito e catatonico non ha alcuna garanzia che quello che gli è appena accaduto sia realmente accaduto. Il dubbio, come un serpente, si insinua nella sua mente. Forse tutta la vicenda che si era svolta in quell’anno non era altro che uno stato allucinatorio o forse era realmente accaduta. Oppure, ancora, forse in tutta quella storia la verità si era mescolata con la falsità e se così era dove stava il vero e dove il falso?
Rimase lì, per alcuni minuti, senza riuscire a dare una risposta ai suoi perché e poi, di colpo, capì. Per lui non poteva esserci alcuna risposta, quale risposta poteva esserci per uno che, come lui, credeva soltanto a ciò che era percepibile tramite i cinque sensi? Per lui non poteva esistere una realtà separata, una realtà al di fuori della stretta materialità . Allora, in quel silente momento, comprese. Lo aveva da sempre saputo che era “umano, troppo umano”. Sì, lo sapeva che l’esperienza del Numinoso non poteva durare a lungo senza sconvolgere la mente, la sua mente, pur sempre duale e binaria come un computer. In quel momento qualcosa cedette in lui, provò la sensazione che la sua anima gli venisse strappata dal petto e si chiese che cosa lo attendesse, ma soltanto una parola riecheggiò nella sua mente: “Follia”. Ma la follia era ciò che da sempre aveva temuto di più nella sua vita, più della morte stessa. No! Disse a se stesso e con la determinazione di chi è immerso nel baratro della pazzia si avviò verso la finesta: l’aprì e poi fu il nulla.
Così Pim fece tonf.
Concluso il racconto gli espressi il mio parere personale. Gli dissi che, secondo me, era veramente pericoloso giocare con il Pendolo. Lui mi rispose che era pericoloso soltanto per coloro che non conoscevano bene le regole del gioco.
D: Che cosa significa conoscere bene le regole del gioco del Pendolo?
R: Significa, prima di tutto, conoscere bene la regola della sua oscillazione e poi conoscere come manipolare le menti e, di conseguenza, le azioni degli uomini.
D: Mi può fare un esempio pratico di ciò che ha appena affermato?
R: Certamente. Prima le avevo detto che anni orsono avevo rilasciato una intervista ad una rivista esoterica. Nell’intervista dichiarai che nel capitolo 44 del libro di Umberto Eco, dove si parla del professor Camestres, è riscontrabile l’inserimento di un dato errato che è la chiave che svela l’effettivo intento del professor Eco e il fine che si prefiggeva con la pubblicazione del libro. Poi, alcuni anni dopo, feci in modo di far girare la voce su questa questione affinché giungesse all’orecchio di chi volevo. Infatti quando venne pubblicata la versione economica del libro trovai una unica presunta correzione di stampa e di errori di stampa ce n’erano diversi, come ad esempio quando troviamo scritto Liber I invece di Liber T. Se si fa una rivisitazione di un testo per correggere gli errori non è possibile che venga rilevato soltanto uno su molti. In pratica al posto di Liber AM vel Legis era scritto, correttamente, Liber AL vel Legis. Come ben sa il Liber AM vel Legis è il Testo Sacro che ho ricevuto. Il fatto che avessero corretto, unicamente, quell’errore dimostrava che non si trattava di un effettivo errore di stampa, ma bensì di un errore introdotto volutamente. In effetti erano caduti nella mia trappola. Non solo mi dimostrarono che non si trattava di un vero errore ma non era neanche il dato errato a cui mi riferivo. E questo pende come la spada di Damocle sul capo di Umberto Eco.
D: Si potrebbe dire che ha attuato un doppio trucco?
R: Vedo che ha compreso come si possano facilmente manipolare le fragili menti umane e così indurre gli uomini ad agire secondo il proprio volere.
D: E per quanto riguarda la regola dell’oscillazione del Pendolo?
R: Ah! Questo per un’altra volta.
D: Nei suoi libri Lei si identifica nella Grande Bestia 666 e successivamente, come sviluppo iniziatico, nel Gran Dragone Scarlatto (la Bestia Selvaggia dalle Otto Teste e Tredici Corna), l’Anticristo.
R: Sì è vero. Io sono il Re del Mondo, l’Anticristo dei cristiani storici. Presto la Terra cambierà e una Nuova Alba sorgerà .
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