La poesia di Sylvia Plath
[â¦] Abbiamo fatto la nostra prima seduta spiritica in America e il nostro spirito è stato straordinariamente divertente â umoristico, pronto a collaborare e a rispondere. Sembra che sia cresciuto in America dove proclama di stare benissimo, di amare «la vita in libertà », di usare questa libertà per «far poesia» e che la poesia migliora con la «pratica». Pensando di trarne vantaggio, gli abbiamo chiesto (si firma Pan) di darci dei soggetti di poesia (è sempre il solito problema: una buona poesia necessita di un buon soggetto, «profondo»). Pan mi ha detto di scrivere sulle «Lorelei». Quando gli ho chiesto «perché le Lorelei» mi ha risposto che erano «le mie anime gemelle». Ero abbastanza sorpresa. Non mi era mai venuto in mente, a livello conscio, come soggetto e mi sembrava buono: la leggendaria tradizione germanica, i simboli acquatici, lâaugurio di morte ecc. Perciò il giorno dopo ho iniziato una poesia su di loro e Pan aveva ragione; è una delle mie preferite. Qual è quella bella canzone che suonavi sempre al piano e ci cantavi sulle Lorelei? [â¦] Lo spirito ha detto anche a Ted di scrivere sulle «Lontre», ciò che lui sta facendo, e lâinizio non suona mica male. Pan proclama che è il suo dio di famiglia, «kolossus», a riferirgli molte delle sue informazioni. [â¦]
5 luglio 1958,
da Quanto lontano siamo giunti. Lettere alla madre
Lorelei
Non è notte per annegare:
la luna piena, il fiume che scivola
nero sotto una lucentezza pallida di specchio,
i vapori azzurri che calano
un fondale di garza dietro lâaltro come reti
benché i pescatori siano addormentati,
le torri massicce del castello
che si raddoppiano in uno specchio
immoto. Eppure queste forme si levano
verso di me, disturbando il volto
della quiete. Dal profondo
salgono, le membra grevi
di ricchezza, i capelli più pesanti
del marmo scolpito. Cantano
di un mondo più pieno e limpido
di quanto sia possibile. Sorelle, il vostro canto
reca un peso troppo grande
per la voluta dellâorecchio
qui, in un paese ben governato
sotto un saggio regnante.
Sconvolgenti con unâarmonia
oltre lâordine mondano
le vostre voci cingono dâassedio. Sedete
sugli scogli ripidi dellâincubo,
promettendo un porto sicuro;
di giorno, modulate il canto dai confini
del letargo e anche dal davanzale
di alte finestre. Perfino peggiore
del vostro canto che toglie il senno,
il vostro silenzio. Alla fonte
del vostro richiamo dal cuore di ghiaccioâ
lâebbrezza degli abissi.
O fiume, vedo trasportate dalla corrente
nel fondo del tuo flusso dâargento
quelle grandi dee della pace.
Pietra, pietra, traghettami laggiù.