Il segreto del merito
Re: Io non son tanto ingrato, ch’io non conosca i tuoi meriti.
Bertoldo: Il conoscerli è poco, il tutto è riconoscerli.
G.C. Croce, Bertoldo e Bertoldino
Il segreto del merito
Re: Io non son tanto ingrato, ch’io non conosca i tuoi meriti.
Bertoldo: Il conoscerli è poco, il tutto è riconoscerli.
G.C. Croce, Bertoldo e Bertoldino
La gioia di Guttuso e la bellezza di Roma nella lettera di Saba alla moglie
Mia Lina, ieri – come ti ho telefonato – ho fatto una lunga gita a Velletri (un paese a 45 chilometri da Roma), con Linuccia, Carlo Levi e molte altre disparate persone: quasi tutte del nostro ceto spirituale. È stata una gita meravigliosa (ho veduto per la prima volta la via Appia: forse la più bella via del mondo) e ho assistito ad una partita di calcio fra due squadrette (la Velletri e la Gianni Sport). In una di queste giocava l’amichetto (centro attacco) di un pittore (non dei minori) che era agli spasimi per la paura che l’amato giovinetto perdesse. Non ha perduto: cioè la sua squadra ha vinto, ed egli, se non ha proprio segnato il goal, ha contribuito a farlo fare. Poi siamo stati a cena sul lago di Nemi, cena squisita, durante la quale ho dovuto dire una mia poesia sportiva che mandò in estasi l’amico del pittore che, probabilmente – è un ragazzo di Trastevere – non ha capito nulla, o poco. C’era anche Gottuso con sua moglie: bevette un po’ troppo e, dopo cena, incominciò ad abbracciare Linuccia, dandole dei consigli per la sua pittura. Nessuno era molto giovane, tranne il giocatore di calcio e la moglie di un chirurgo; ma tutto aveva un’aria di giovinezza, tutto era come impregnato di maternità. E Roma, specialmente al ritorno, era incantevole: da lasciarci il cuore. […] La gioia del pittore per la vittoria del giovanetto amico era commovente: lo circondava di tutte le cure e, ben inteso, quello rimase a cena con noi e non fece – per la qualità dei cibi – complimenti. Mi pareva di vivere nella Grecia antica e mi venivano, di nascosto, le lacrime gli occhi.
Umberto Saba, inedito, pubblicato nel Corriere della Sera, 29 settembre 2005, pag. 47
I ritorni e le partenze non sono sempre salutati da raggi di sole
To Athené then.
Young Gnossos Pappadopoulis, furry Pooh Bear, keeper of the flame, voyaged back from the asphalt seas of the great wasted land: oh highways U.S. 40 and unyelding 66, I am home to the glacier-gnawed gorges, the fingers of lakes, the golden girls of Westcester and Shaker Heights. See me loud with lies, big boots stomping, mind awash with schemes.
Home to Athené, where Penelope has lain in an exalted ecstasy of infidelity, where Telemachus hates his father and aims a kick at his groin, where old, patient Argus,trots out to greet his weary returning master and drives his fangs into a cramped leg, infecting with the froth of some feral, hydrophobic horror. Oh, welcome,
for home is the madman,
home from his dreams
and the satyr
home to make hay,
whether or not the sun shines, for in that well-hilled land of geological pressures and faults, there is always much rain.
Richard Fariña, Down So Long It Looks Like Up to Me
I felt like lying down by the side of the trail and remembering it all. The woods do that to you, they always look familiar, long lost, like the face of a long-dead relative, like an old dream, like a piece of forgotten song drifting across the water, most of all like golden eternities of past childhood or past manhood and all the living and the dying and the heartbreak that went on a million years ago and the clouds as they pass overhead seem to testify (by their own lonesome familiarity) to this feeling. Ecstacy, even, I felt, with flashes of sudden remembrance, and feeling sweaty and drowsy I felt like sleeping and dreaming in the grass.
Jack Kerouac, Literature/Beat Generation
1928 Evola scrive Imperialismo pagano
Non ci s’illuda: il fascismo non fa che proclamare tali valori (valori di gerarchia) ma di fatto mantiene una quantità di elementi democratici e borghesi da far paura. Che cosa sia la guerra, la guerra voluta in sè come un valore superiore sia al vincere che al perdere come quella via eroica e sacra di realizzazione spirituale che nella Bhagavadgita si trova esaltata dal dio Krshna, che cosa sia una tale guerra non lo sanno più questi formidabili "attivisti" di Europa che non conoscono guerrieri ma soltanto soldati e che una guerriciola è bastata per terrorizzare e per far tornare alla retorica dell’umanitarismo e del patetismo quando non ancora peggio a quella del nazionalismo fanfarone e del dannunzianismo. La misura della libertà è la potenza: non dovrà essere più l’idea a dar valore e potere all’individuo ma l’individuo a dar valore, potere, giustificazione a un’idea.Volere la libertà è tutt’uno che volere l’impero.
Giulio Evola, Imperialismo pagano
Il manifesto di Stilos
Primo: ci piacciono i libri. Paperback o hard cover che siano. Di storie, di storia, di arte, di parte. Dal sapore pastoso della carta ai times e ai garamond disposti in fazione. I libri non allineati nelle biblioteche secondo collane e colori, ma quelli tutti orecchiette lasciati sugli scaffali e nel cofano, aperti sul divano e pigiati nel comodino, sottolineati e scarabocchiati, con le pagine bianche riempite di appunti. I libri che muoiono vissuti.
Secondo: ci piace leggerli e parlarne. Come di un film che ci dà più gioia se poi lo raccontiamo. E ci piace discuterne con i loro autori: maghi ai quali, dopo lo spettacolo, andiamo a chiedere nel loro camerino il trucco dei sortilegi che ci hanno incantato.
Il programma di Stilos è tutto qui. Non vogliamo cambiare le lettere né i caratteri. Non vogliamo rifare l’Italia. Non vogliamo nuove temperie, scuole, correnti, mode, gusti, stili. Anche noi codesto solo oggi possiamo dire: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Non perseguiamo idee e ideali, non lanciamo proclami né proponiamo manifesti. Siamo una combriccola di lettori che non avendo più pollai dove accucciarci con un libro sulle ginocchia cerchiamo aie dove radunare altri amici per letture a voce alta. E che all’aula di un ateneo, a un seminario di studi, a un ciclo di conferenze preferiamo la cantina e gli erbosi fossi: come quei carbonari che per riunirsi e congiurare senza rischi crearono un circolo letterario pieno di libri che cominciarono a leggere finché non cospirarono più perché divennero tenaci lettori facendo del loro covo un club.
Questo giornale non nasce oggi, ma viene da un’esperienza quasi settennale come supplemento del quotidiano La Sicilia. Rinasce oggi come magazine nazionale: risalendo il continente non con il passo chiodato dei garibaldini né con quello schiodato degli emigranti ma con la crescenza della palma: una palma che sarebbe piaciuta anche a Sciascia perché al nord non intende portare più mafia ma cultura. E rinasce come giornale nazionale perché i libri non possono avere territorio né recinti, né lingua né politica. La letteratura, come la medicina, non distingue razze e religioni: e come un medico non chiede la nazionalità a un uomo che soccorre, così un lettore non pretende i documenti di un autore che avvicina.
Siamo lettori in compagnia di letterati. Facciamo un giornale, non una rivista. E del giornale abbiamo voluto l’aspetto. Anche il prezzo di un euro è una scelta editoriale: perché, come un quotidiano, queste 24 pagine non ambiscono a selezionare i lettori, a crearsi un target e una platea, a costituirsi in patina di carta e di orpelli, di allori e laticlavi. E quanto ai libri, non li brandiamo come Atlante o Prospero ma ci meravigliamo come Bradamante e Calibano che siano ritenuti uguali ad armi. Né vediamo, come fa Carlyle, nella rilegatura delle seconde edizioni la pelle di quelli che si sono burlati delle prime. Vediamo invece che non possiamo esperire nulla che non abbiamo già letto da qualche parte. La pensiamo come Madame de Staël e come Mallarmé: tout s’aboutit à un livre.
Al governo che scarcera Paolo Maura in cambio di un poema d’invettiva contro Messina preferiamo quello che grazia Eugene Sue perché continui solo a scrivere I misteri di Parigi. Leggiamo Macbeth non per conoscere la storia della Scozia ma per vedere, come suggerisce Frye, come si sente un uomo dopo aver perduto la propria anima. Cerchiamo emozioni e non concezioni, parole e non termini. E siamo con Schnitzler quando si nega a un duello, sfidato per avere inventato un sottotenente codardo e immorale, ma dimostratosi ancora più coraggioso perché fermo a non rendere conto nemmeno alle autorità militari della sua attività letteraria.
C’è chi come Bloom crede che ogni libro letto vada a scapito degli altri. E chi come Borges (e noi) è convinto che ogni libro letto accresca la possibilità di essere felici. Ogni libro, dunque: non importa se scritto al nord, «tra le pareti di una camera scaldata da stufe» o al sud, «sotto un cielo azzurro e dorato», perché troviamo ingiustificata la teoria di Leopardi secondo cui ci sono due Italie e «la civiltà va progredendo dal sud al nord». Non vogliamo crederci. I libri sono mezzi di trasporto che percorrono il mondo trasferendo sentimenti e idee, i doni che Prometeo fece agli uomini senza guardare a ceto, censo, confini e cittadinanza. Crediamo nella pluralità e nella multanimità. Pubblicheremo recensioni contrastanti, giudizi opposti, lasciando a chi li esprime di riuscire a convincere il lettore. Siamo un giornale senza linea né tesi da sostenere né amici da promuovere. Non siamo né a destra né a sinistra. Abbiamo solo tessere di biblioteche e un solo recapito da lasciare: ci trovate dove ci sono libri.
L’abbonamento annuale a Stilos costa 20 euro ed è possibile sottoscriverlo intestando il versamento a: Amministrazione Stilos Viale O. da Pordenone 50, – 95126 Catania, conto corrente postale n. 218958.]
Gianni Bonina, tratto da http://www.vibrissebollettino.net/
Frammenti di Perceber
Le corna dell’Ariete avevano già sfondato la volta del Cielo, dal Sole sfolgoravano le Tre Croci e tutti ormai avevano capito… tutti meno Giovanni Migliore. Furono due giorni colmi di Momenti Inconcepibili e lui li attraversò veloce e leggero come un Flying Dutchman. Alla vigilia del suo decimo compleanno se ne stava buono buono in cucina, mangiando silenziosamente davanti al televisore insieme a suo padre quando la Rai offrì come hors-d’oeuvre un’interferenza delle BR. Era il 16 aprile 1970. Una voce fuori campo si inseriva nella trasmissione: «Attenzione, attenzione. Sono i Gap che vi parlano».
«Papà, chi…».
«Sta’ zitto».
«…È nata una nuova resistenza di massa, è nata la ribellione operaia al padrone…»
«Ma cosa».
«Schhh!».
«Sono nate le Brigate Rosse e si sono ricostituite le brigate Gap. La via delle riforme, la via della rivoluzione comunista, la via della liberazione definitiva del proletariato e dei lavoratori italiani dalla dominazione e dallo sfruttamento del capitale italiano e straniero comporta una lunga e dura guerra. Ma su questa via le brigate partigiane, i lavoratori, i braccianti, gli studenti rivoluzionari marceranno compatti e uniti fino alla vittoria».
Leonardo Colombati, Perceber, Sironi
Lolita compie cent’anni
Il critico tedesco Michael Maar ha scoperto l’esistenza di un racconto intitolato Lolita, scritto nel 1916 da Heinz von Lichberg: cinquant’anni prima di Vladimir Nabokov qualcuno aveva già narrato la storia di una ninfetta adolescente che fa innamorare un uomo molto più vecchio. Certo non si può e non si vuole parlare di plagio per due opere così diverse per riuscita artistica e importanza, tuttavia non si può non rimanere incantati dalle numerose coincidenze che Maar rintraccia e intravede fra le due Lolita. Ad accompagnare il saggio di Maar, due racconti di von Lichberg (Lolita e Atomite) e un approfondimento critico di Emanuele Trevi che guarda al capolavoro nabokoviano dopo i suoi primi cinquant’anni di vita.
*
Lolita compie cinquant’anni e il suo destino è sempre più luminoso, tra citazioni, riscritture, saggi critici e allegorie. Michael Maar, interessato a indagare il backstage della letteratura, dopo aver esaminato in Das Blaubartzimmer l’opera di Thomas Mann dal punto di vista del gender, svela in questo libro puntuale un’antenata, omonima, del personaggio nabokoviano nei racconti del dimenticato autore tedesco Heinz von Eschwege-Lichberg. Il gioco delle coincidenze è notevole e l’autore, come un buon giallista di stile classico, fa quadrare tutti gli indizi, svelando anche assonanze nel testo teatrale L’invenzione di Valzer. I filologi hanno ormai compiuto un massiccio corpus di pagine dedicato a svelare allusioni in testi, come il meraviglioso Ada o ardore, in cui i significati talvolta tendono a sfuggire in una moltiplicazione vertiginosa di sensi e qui lo scopo della ricerca non è svelare un meccanismo di imitazione, ma verificare l’inserimento di materiali pop in un contesto complesso, dando conto al contempo dell’impatto su Nabokov (da lui quasi sempre minimizzato) del soggiorno in Germania (1922-1937). Vladimir e la moglie Véra erano fanatici di Scrabble, lo “Scarabeo” italiano e, come in quel gioco, torna qui in primo piano la capacità sbalorditiva di riorganizzare cultura e realtà in una partita senza esclusione di colpi, in cui riaffiorano presenze da altri mondi, mutate di segno, secondo un itinerario che continua a suscitare risonanze, come dimostra Emanuele Trevi in Cinquant’anni di Lolita, saggio che chiude questo inatteso percorso nabokoviano.
Luca Scarlini, Giocare a Scarabeo con i fantasmi risvolto di Michael Maar, Heinz von Lichberg — La prima volta di Lolita, Alet, in libreria dal 14 ottobre
Ancora Houellebecq, Lanzarote
totalmente insensibile allo splendore del proprio ambiente naturale, l’autoctono si dedica in genere a distruggerlo, con grande scorno del turista, anima sensibile in cerca di felicità. una volta che il turista gli ha rivelato la bellezza del suo habitat, l’autoctono diventa capace di vederla, di preservarla e di organizzarne lo sfruttamento commerciale in forma di escursioni. da michel houellebecq, lanzarote, bompiani, 2002.
Una vita sta passando: parola di Plath e Hughes
Libero adattamento di Daniela Attanasio da brani diaristici e poesie di Sylvia Plath e Ted Hughes
con Tamara Bartolini e Daniele Petruccioli
regia di Daniela Attanasio
28, 29, 30 settembre ore 21,30 – Via S. Ambrogio, 4 – Tel. 06.68133640