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I lati di Scurati

Vitaliano Caccia ci massacrò a colpi di arma da fuoco il 18 giugno 2001, tre giorni prima del solstizio d’estate. Ci sterminò con una pistola semiautomatica, modello Beretta Centurion, calibro 9 per 19, sparandoci a sangue freddo e a bruciapelo. Il primo colpo fu esploso alle 8.46 antimeridiane, l’ultimo sette minuti più tardi.
A terra rimasero sette miei colleghi, quattro uomini e tre donne, sei docenti di ruolo più un insegnante precario con incarico annuale, un supplente.
In piedi rimanemmo soltanto io e lui. Lui l’assassino, io il sopravvissuto. Unico superstite, lasciato indietro a contare i morti e a maledirsi per non essere nel loro numero. A dannarsi per aver prediletto questo figlio bello e sciagurato con tanta capricciosa ostinazione da non aver scorto i suoi piedi caprini, da non aver mai intuito dietro alla sua noncuranza la spietata neutralità della natura riguardo agli affanni delle creature, da non aver mai udito nelle sue diuturne sonnolenze gli echi delle forre, delle grotte, delle caverne e di tutti gli altri luoghi selvaggi in cui erigeva i suoi santuari, da non aver mai scorto la testolina cieca della tenia cannibale che gli scalpitava negli intestini fare capolino da sotto la pelle tesa del suo ventre piatto.

Antonio Scurati, Il sopravvissuto, incipit, Bompiani

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2 Risposte to “”

  1. anonimo Says:

    Incipit accattivante (soprattutto per una che si è laureata in filosofia),per come è costruito ricorda per certi versi Amabili resti: sappiamo da subito chi dove e quando , ma ci manca il perché…e giù di brutto a scoprirlo…ci si arena in qualche punto ma il “perché” di cui sopra è più forte e si va avanti fino alla fine, per accorgersi a quel punto che il libro poteva chiudersi una sessantina di pagine prima…

    Gabriella

  2. anonimo Says:

    Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?
    Stanno per arrivare i Barbari oggi.
    Perché un tale marasma al Senato? Perché i Senatori restano senza legiferare?
    E’ che i barbari arrivano oggi. Che leggi voterebbero i Senatori? Quando verranno, i Barbari faranno la legge.
    Perché il nostro Imperatore, levatosi sin dall’aurora, siede su un baldacchino alle porte della città, solenne e con la corona in testa?
    E’ che i Barbari arrivano oggi. L’Imperatore si appresta a ricevere il loro capo. Egli ha perfino fatto preparare una pergamena che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.
    Perché i nostri due consoli e i nostri pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata? Perché si adornano di braccialetti d’ametista e di anelli scintillanti di brillanti? Perché portano i loro bastoni preziosi e finemente cesellati?
    E’ che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.
    Perché i nostri abili retori non perorano con la loro consueta eloquenza?
    E’ che i Barbari arrivano oggi. Loro non apprezzano le belle frasi né i lunghi discorsi.
    E perché, all’improvviso, questa inquietudine e questo sconvolgimento? Come sono divenuti gravi i volti! Perché le strade e le piazze si svuotano così in fretta e perché rientrano tutti a casa con un’aria così triste?
    E’ che è scesa la notte e i Barbari non arrivano. E della gente è venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari… E ora, che sarà di noi senza Barbari? Loro erano comunque una soluzione».

    Aspettando i barbari, Konstantinos Kavafis

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