Archive for giugno 2006

30 giugno 2006

Esploratori del sogno

Il sogno è un movimento o un’invenzione multiforme dell’anima.
Artemidoro, Il libro dei sogni, I, 2.
Infinite storie, doppi passi di danza, effetti di sogni interrotti.

Stiamo dormendo, e discutiamo così nel sogno, oppure i nostri discorsi si svolgono nella realtà?
Platone, Teeteto, 158 b.
Se la vita è sogno, i sogni cosa sono?

GIOCASTA: Ma perché l’uomo deve vivere nell’angoscia se egli è in potere della sorte e nessuna preveggenza è sicura! Il meglio è vivere alla cieca, come si può. E tu non temere di nozze con la madre. Già molti altri in sogno si congiunsero con la madre.
Sofocle, Edipo Re, vv. 970-75.
Figlio e amante archetipico.

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29 giugno 2006

Sabbie mobili

Ora mi afferri le caviglie / ti fai strada tra le gambe

/ e vieni a trapassarmi / nel punto della fame.

 

Anne Sexton, Scalza da Poesie d’amore (trad. di R. Lo Russo)

 

 

29 giugno 2006

Il suo nome, prego

"Mi chiamo Dino Edison… sono elettrico."

Dino Campana, che ironizzava sull’elettroshock

28 giugno 2006

Il trionfo della normalità

Io sono come tutti, credo che nessuno si sia mai girato a guardarmi per strada, sono la banalità, il trionfo della banalità.

Margherite Duras, Scrivere


Katharine è così eccessiva nella sua normalità che ci sono momenti che mi sembra appena un abbozzo di persona. Gli anemici sono così consapevoli della futilità delle emozioni e delle sensazioni al punto da divenire simili a escrescenze fungose della morbosità.

Alice James, Il diario 1889-1892

26 giugno 2006

Difese

nel 1957 albert camus scrisse: "dopo tanti anni in cui il mondo mi ha concesso molte esperienze, ciò che so con maggiore certezza sulla moralità e sul dovere lo devo al calcio". forse oggi camus non parlerebbe così. o forse sì. perché nonostante le frodi ripugnanti, nonostante gli ingiustificati stipendi principeschi, nonostante l’incivile eccesso di attenzione mediatica, nonostante il calcio non sia più l’emblema dell’aggregazione sociale, il calcio dei campetti di periferia così amato da pasolini, bensì una volgare messinscena a vantaggio degli sponsor e dei media, eppure dentro quel rettangolo verde si consumano ancora momenti emozionanti di moralità e di dovere. come in ogni sport, certo, e però più che in altri. per la caratteristica che il calcio possiede, quasi unico tra gli sport, del mutamento repentino, del colpo di coda, della stoccata di genio. oggi un intero paese è stato vittima di un caldo infernale: però ha difeso la propria costituzione con un referendum a tempo scaduto, e con un rigore a tempo scaduto ha conquistato, dopo aver difeso come l’ultima delle squadre di provincia, i quarti di finale del mondiale. sarà retorica. bene, viva la retorica. e viva il caldo che abbassa le difese del vostro geografo.

25 giugno 2006

La dama e il trovatore dellarazzo

Nel castello di Blaye ogni notte
c’è un frusciare, scricchiolare, fremere,
d
’improvviso le figure dell’arazzo
incominciano a vivere.
Trovatore e dama scuotono
le addormentate membra di fantasmi,
escono dalla parete e camminano
su e giù per le scale.
Intimo bisbigliare, soave amoreggiare,
dolci malinconiche segretezze,
e postuma galanteria
dei tempi dei trovatori:
"Geoffroy! Il mio cuore morto
è riscaldato dalla tua voce,
nei carboni spenti da lungo tempo
io sento ardere di nuovo!".
"Melisanda! Felicità e fiore!
Quando ti guardo negli occhi
rivivo
sono morti
solo la mia pena terrena e il mio male".
"Geoffroy! Ci amammo
un tempo in sogno, e ora
ci amiamo proprio nella morte.
Il dio Amore fece questo miracolo".
"Melisanda! che è il sogno?
Che è la morte? Solo vani suoni.
Solo nell
amore è il vero.
E io ti amo, eterna bellezza". […]
Così vezzeggiano, così camminano
quei teneri spiriti
su e giù, mentre il lume della luna
spia attraverso le finistre.
Ma scacciando la soave apparizione
giunge alla fine l
’aurora.
Quelli, paurosi, guizzano via indietro
nella parete, nell
arazzo.

Heinrich Heine, Geoffroy Rudel e Melisanda di Tripoli
traduzione dal tedesco di G. Donatone

24 giugno 2006

Uncini

[…]
bacche occhi-di-negro
gettano scuri
uncini—
nere boccate dolci di sangue,
ombre.
 
Sylvia Plath, Ariel

22 giugno 2006

Gore Vidal, quando Roma è subito casa
 
Grande emozione con Vidal ieri sera al Massenzio.

22 giugno 2006

Roma, una notte

Quando sono arrivata in questa casa era luglio, dall’asfalto salivano vampate bollenti, il sole era nascosto dietro una cappa bianca e impenetrabile, una specie di scudo di vapore denso, violentissimo. […] Una luna consumata, ma ancora brillante, splende nel cielo, dritto davanti a questa finestra socchiusa. Immagino cosa dev’essere trovarsi in questo istante preciso al centro del Pantheon. Di notte, in una solitudine totale, finalmente muta, sparita, dissolta l’orda dei turisti. Lì, al buio, in piedi sotto l’occhio del tempio, a guardare la luna. È la prima volta che siamo soli dentro una stanza. Insieme, abbiamo solo camminato. C’era la città intorno, c’erano strade. Due fiumi. La città non era questa. Tu mi hai tenuto la mano attraversando la strada. Abbiamo camminato a lungo per due volte. Due pomeriggi, cinque ore in tutto. Adesso, con i muri intorno, ho così tanta paura che forse preferirei che tu sparissi. Subito e per sempre.

 

Simona Vinci, Stanza 411

 

21 giugno 2006

A volte sono delicate, a volte sono affilate

Be careful of words,
even the miraculous ones.
For the miraculous ones we do our best,
sometimes they swarm like insects
and leave not a sting but a kiss.
They can be good as fingers.
They can be trusty as the rock
you stick your bottom on.
But they can be both daisies and bruises.
Yet I am in love with words.
They are doves falling out of the ceiling.
They are six holy oranges sitting in my lap.
They are the trees, the legs of summer,
and the sun, its passionate face.
Yet often they fail me.
I have so much I want to say,
so many stories, images, proverbs, etc.
But the words aren’t good enough,
the wrong ones kiss me.
Sometimes I fly like an eagle
but with the wings of a wren.
But I try to take care
and be gentle to them.
Words and eggs must be handled with care.
Once broken they are impossible
things to repair.

Anne Sexton, Words


Axes,
After whose stroke the wood rings,
And the echoes!
Echoes travelling
Off from the centre like horses.
The sap
Wells like tears, like the
Water striving
To re-establish its mirror
Over the rock.
That drops and turns,
A white skull,
Eaten by weedy greens,
Years later I
Encounter them on the road-
Words dry and riderless,
The indefatigable hoof-taps.
While
From the bottom of the pool, fixed stars
Govern a life.

Sylvia Plath, Words