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Cuba libre

"parlerò male e in fretta. quindi non si faccia illusioni con quel suo apparecchietto. non pensi di poter trarre chissà quale vantaggio da quello che dirò, e poi ricucire qua e là, aggiungere questo o quello, farne un polpettone, o che so io, e diventare famoso a mie spese… per quanto, non so, magari se parlo male può andarle anche meglio. può piacere di più. e lei può sfruttare meglio la situazione. perché lei, lo vedo bene, è il diavolo in persona. ma visto che ormai è qui, e con quelle cianfrusaglie, parlerò. poco. quasi per niente. solo per dimostrarle che, senza di noi, voi non siete niente. il posacenere è lì, sull’acquaio, lo prenda se vuole… con il suo bell’apparecchio, la sua camicia pulita (è di seta?, adesso c’è la seta?), deve comunque restarsene lì, in piedi, o sedersi su quella sedia sfondata – sì, lo so che ora si vendono i sedili – e fare domande a me. cosa sa di lui? cosa può saperne la gente che fidel castro è crollato, è stato deposto o si è stancato, tutti parlano, tutti possono parlare. il sistema è cambiato di nuovo. eh sì, ora sono tutti eroi. ora viene fuori che erano tutti contrari. ma allora, quando a ogni angolo c’era un comitato di vigilanza, qualcosa che osservava giorno e notte le porte di ogni casa, le finestre, i muri di cinta, le luci, e tutti i nostri movimenti, e tutte le nostre parole, e tutti i nostri silenzi, e cosa ascoltavamo alla radio, e cosa non ascoltavamo, e quali erano le nostre amicizie, e quali erano i nostri nemici, e qual era la nostra condotta sessuale, e la nostra corrispondenza, e le nostre malattie, e le nostre illusioni… anche questo era tutto controllato. ah, vedo che non mi crede. sono vecchia. la pensi così, se vuole. sono vecchia, deliro. la pensi così. è meglio. ora si può pensare – non mi capisce. non comprende che allora non si poteva pensare? adesso invece sì, vero? sì. e questo sarebbe già un motivo di preoccupazione, se potesse ancora preoccuparmi qualcosa. se si può pensare a voce alta, significa che non c’è niente da dire. però, mi ascolti, loro sono là fuori. hanno avvelenato tutto e sono ancora in circolazione. e ormai, qualunque cosa si faccia sarà per colpa loro, a loro favore – non adesso – o sfavore, ma sempre per causa loro… ma che dico, cosa sto dicendo? è vero che posso dire quello che mi pare? è vero? me lo dica. all’inizio non mi sembrava vero. neppure adesso ci credo. i tempi cambiano. sento parlare di nuovo di libertà. a gran voce. e questo non va bene. quando si grida in questo modo: ‘libertà!’, di solito si desidera l’opposto. io lo so. io ho visto…".
(da: reinaldo arenas, traditore, in: adiós a mamá. dall’avana a new york. racconti, edizioni socrates)

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