Archive for gennaio 2007

30 gennaio 2007

C.E. Gadda alla Scala: Semiramide, di Rossini

Rimasi al buio.

Non vidi più Giuseppina, né i Biassonni, né i Pizzigoni, né il grand’ufficiale Pesciatelli.
In preda a un leggero batticuore, mi chiedevo che stesse accadendo, allorché apparvero delle rocce, percorse da un fremito: si gonfiavano come la vela toccata dal marezzo: come per bonaccia poi si abbiosciavano. Qualche metro più in là, il cielo dell’alba, con lo zaffìro richiesto dal caso: da un lato aveva assunto un aspetto lievemente verdastro in seguito a una riparazione.
Da dietro le rocce sbucarono, suscitando la curiosità generale, un uomo corpulento e una donna assai pingue, stretta per altro nella ritenutezza d’un robusto fasciame cosparso di vetruzzi.
C’era per aria un vecchio dispiacere.
Presero infatti a rinfacciarsi l’un l’altra i loro diportamenti: ella con lodoleschi trilli e occhi di ex-vipera. Egli bofonchiò truce le più spropositate assurdità. Parevano dapprima un po’ timidi, oh! ma si rinfrancarono tosto.
Inorgogliti dalle luci color indaco, violetto e giallo canarino che gli aiuti-elettricisti proiettavano sopra di loro, eccitati dall’invidia e dall’ammirazione che venivan suscitando in tutti gli altri, rimasti così miseramente al buio, essi tranghiottivano a tratti, nelle pause, la tenue saliva del loro magnifico «io».
Egli, poi, andava giustamente superbo d’un elmo dorato e d’una scimitarra argentata dal tintinnìo metallico come di posateria presso l’acquaio.
Vestiva lo smagliante costume dell’ammiraglio persiano, con calzari di cuoio al cromo riccamente adorni di gemme di vetro; aveva vinto Sardanapalo e i suoi temibili congiunti Agamennone e Pigmalione: si esprimeva concitamente, mediante settenari sdruccioli e tronchi.
I più significativi provocavano dei violenti starnuti in ottanta uomini ordegni che un signore in frack teneva a disposizione dell’ammiraglio.
La donna, una faraònide, vestiva a sua volta in modo superiore ad ogni previsione.
Dodici lunghi pennacchi, rigidi ed aperti a ventaglio, corroboravano di un’aureola tacchinesca, il santuario della pettinatura.
Per diademi e collane fascinanti barbagli, come ai bastioni di Genova, con altri timpani, quella che il serpente carezza.
Diademi, collane; occhiaie bleu. L’abito rosa trapunto di stupende pagliuzze metalliche; lo strascico una scopatrice stradale.
Raccontò del suo crin e ci fornì elementi circostanziati sulle principali peripezie del suo sen; non trascurò l’alma; illustrò le forme più tipiche del verbo gire, coniugandolo al participio, all’imperfetto, al passato remoto e al trapassato imperfetto; propose alcuni esempi di quella parte del discorso detta dai grammatici interiezione, scegliendoli con gusto e opportunità fra i più rari della nostra letteratura, quali «orsù» e «ahi! lassa».
Tutto questo con gutturazioni impeccabili; le ultime, le più acute erano addirittura l’ì, ì, ì d’una porta malvagiamente irrugginita, che si chiuda a scatti, nella beffa d’un ragazzo malvagio.
Quando l’ultima vibrazione dell’ultimo ghirigoro si spense nel sepolcro notturno, un raggio di speranza arrideva ai nostri cuori fascinati: ma l’ammiraglio, che non aspettava altro (avendo nel frattempo ripreso fiato) scoppiò nelle più truculente vociferazioni.
Rimasi esterrefatto. Mi spiegai per altro la gravità del caso, di fronte al quale le mie modeste preoccupazioni di ingegnere elettrotecnico dovevano necessariamente passare in seconda linea: la pericolante successione al trono d’Egitto, cui portavano inciampo gli amorazzzi della ben nota regina Semiramide, veniva a complicarsi ulteriormente per effetto delle mire ambiziose di Giocasta e di Maria Teresa.
[…]
Si udirono tuoni lontani: Sardanapalo era diretto verso le porte del Tartaro.

C.E. Gadda, "Teatro", da La madonna dei filosofi

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30 gennaio 2007

Invece delle solite 200 copie facciamo 300 

All’epoca non leggevo tutti i testi che pubblicavo. Se ne occupava Dino Audino. Ma una volta, per caso, mi propose il dattiloscritto con la storia di Rocco e Antonia. Poi venne da me e io gli dissi: “Invece delle solite 200 copie facciamo 300". E lui “400”. Era un libro che fuoriusciva dalla grigia tradizione della letteratura di sinistra. Vi si privilegiavano l’amore o il rapporto con la famiglia, che i veri rivoluzionari sdegnavano o chiamavano sentimenti piccolo-borghesi. Così è nato un bestseller che ha saputo descrivere il giro di boa compiuto dai disprezzati piccolo-borghesi. Ironia della sorte, la letteratura di allora non ci ha dato nessun racconto adeguato sulle molotov o sulle P38 di quegli anni ma una bella storia di ardori adolescenziali.
 
Da un’intervista a Giulio Savelli di Michela Serri a proposito di Porci con le ali, "Ttl", La Stampa, 27 gennaio 2007

29 gennaio 2007

Qualcosa che sfiora la crudeltà e sfugge al raziocinio senza dipendere dall’istinto

“‘c’è qualcuno lì?’. il soldato lo sta guardando; sánchez mazas lo fissa a sua volta, ma gli occhi stanchi e miopi non riescono a interpretare ciò che vedono: sotto le ciocche di capelli bagnati e l’ampia fronte e le sopracciglia grondanti, lo sguardo del soldato non esprime compassione o odio, e neppure disprezzo, ma una sorta di segreta o insondabile allegria, qualcosa che sfiora la crudeltà e sfugge al raziocinio senza però dipendere dall’istinto, qualcosa che trasmette vitalità con la stessa cieca ostinazione con cui il sangue segue i suoi percorsi e la terra gira sulla sua orbita sempre uguale e così ogni essere vivente persiste nella propria condizione, qualcosa che elude le parole come l’acqua del ruscello elude la pietra, perché le parole sono fatte soltanto per esprimere se stesse, per dire il dicibile, cioè tutto tranne ciò che ci governa o ci spinge a vivere, ciò che siamo o ciò che è quel soldato anonimo e sconfitto, che adesso guarda quest’uomo il cui corpo si confonde con la terra e l’acqua fangosa della pozza, e che a un certo punto urla al vento senza smettere di fissarlo: ‘qui non c’è nessuno!’. poi si volta e se ne va”.
(da: javier cercas, soldati di salamina, guanda)

29 gennaio 2007

Greenwich

In Greenwich pubblichiamo i libri angloamericani che amiamo di più, che inspiegabilmente non hanno trovato posto nei cataloghi delle case editrici più blasonate. Si tratta di libri unici che narrano esperienze e condizioni che hanno lasciato un segno, una traccia nello scrittore, e che con ogni probabilità la possono lasciare nel lettore. Proprio da quel solco noi partiamo per costruire la nostra proposta: i libri devono suonare, respirare, gettare sangue.

Coraggio d’esser vivi (per una volta). Anche se credo preferiscano le fogne

29 gennaio 2007

Leggo una tesi di baccalaureato
sulla caduta dei valori.
Chi cade è stato in alto, il che dovevasi
dimostrare, e chi mai fu così folle?

La vita non sta sopra e non sta sotto,
e tanto meno a mezza tacca. Ignora
l’insù e l’ingiù, il pieno e il vuoto, il prima
e il dopo. Del presente non sa un’acca.

Straccia i tuoi fogli, buttali in una fogna,
baccalare di nulla e potrai dire
di essere vivo (forse) per un attimo.

Eugenio Montale, “La caduta dei valori”, da Diario del ’72

29 gennaio 2007

Bianco di linee e comando

Quando René tornò a casa di O, a mezzanotte passata, dopo esser stato da solo al ricevimento, la trovò a letto, tremante nel nylon bianco della sua lunga camicia da notte. Sir Stephen l’aveva riportata a casa e l’aveva messa a letto lui stesso, e l’aveva nuovamente baciata. O lo disse a René. Gli disse anche di non volersi più ribellare a Sir Stephen […] In Sir Stephen aveva trovato il padrone inflessibile che lui stesso non sapeva essere. Il fatto che l’uomo che ammirava più di ogni altro al mondo si fosse interessato a lei, si fosse preso il disturbo di renderla docile, accresceva, e O lo vedeva con chiarezza, la passione di René per lei […] Ogni volta che lei usciva dalle sue braccia, René cercava su di lei le tracce di un dio […] René contemplò a lungo il fragile corpo su cui grossi sfregi violetti disegnavano come delle corde attraverso le spalle, le schiena, le reni, il ventre e i seni, e talvolta s’incrociavano […] Ci volle quasi un mese perché gli sfregi sul corpo di O si cancellassero. E ancora rimasero, laddove la pelle si era lacerata, linee lievemente più bianche, come cicatrici antiche […] Una mattina che casualmente la cameriera non c’era e lei si era svegliata più presto del solito, e alle dieci, già vestita, si apprestava a uscire, sentì una chiave girare nella serratura […] Era Sir Stephen[…] La fece sedere sul letto, le prese il capo fra le mani e socchiuse la bocca per baciarla. Quel bacio le tolse il respiro […] Lui la pregò di spogliarsi, e la guardò senza dir nulla mentre ubbidiva […] Se era turbata dal luogo e dall’ora, dal fatto che in quella stanza non era mai stata nuda se non per René, il motivo essenziale del suo turbamento era sempre lo stesso: lo spossessamento di se stessa. L’unica differenza era che un tale spossessamento le era reso più palese dal fatto che non  si verificava più in un luogo dove si recava in qualche modo per subirlo, di notte, entrando così come in un sogno, o in un’esistenza clandestina, rispetto al giorno, come era stato Roissy rispetto alla durata della sua vita con René. La viva luce di un mattino di maggio rendeva pubblico quel che era stato clandestino: da allora la realtà della notte e la realtà del giorno sarebbero state le stesse.

P. Rèage, Histoire d’ O

28 gennaio 2007

Spettri e verità cave

Sulla sparsa carne dei morti
gettate la polvere dei grifoni
perché da un cadavere cencioso
nasca un fantasma il cui corpo
vedovo di sangue organo d’acqua madre
si scolpisca al sale marino dei pianti
il cui cristallo d’essenza amara
Mimi il numero del fiore
 
Del fiore-serpente dell’abisso
fiore delsole nero che affascina
fiore-vertigine dei mondi cavi

Fire che pper il suo cuore di perla
è il fratello di questo nuovo
intersegno e spettro-di-sale
 
Roger Gilbert-Lecomte, Formula palingenesica

24 gennaio 2007

Prima o poi
 
Perché le cose, se capitano quando non si è pronti, non funzionano. Ma ci sono persone pronte, sempre pronte, a cui le cose non capitano mai. Nel mio caso erano lì, al momento giusto al posto giusto.

 
Héléne Grimaud, Variazioni Selvagge

24 gennaio 2007

Noia di assenze strillate

Non conosco nulla di più triste di una inaugurazione. Gruppetti che parlottano. Il pittore coll’abito nuovo. Tutti restano in piedi e sembra che aspettino qualcosa. Lo si direbbe un matrimonio al quale la sposa non arrivi.
Impossibile guardare le tele che si danneggiano l’un l’altra. Che fare? Forse, rompere il silenzio d’oltretomba con un’orchestra.
O forse chiedere una mano ai clown Fratellini e al signor Lionel. Presenterebbero le tele, ne strapperebbero qualcuna falsa, obbligherebbero un compare a capire il cubismo rompendogli in testa una chitarra.
Ci si annoierebbe di meno.
 
Jean Cocteau, Il richiamo all’ordine, Einaudi 1990

24 gennaio 2007

Per una passione

I wrote in my journal: "Where are we different, Kathleen and I? In both of us there’s a willfulness that would give it all up in a second for love, or work, or battlesomething that can engage us fully. But warring with herself she has become a crippled Maeve. Where are we different? Mainly I have my writing, I have my work".

Janine Pommy Vega, Tracking the Serpent. Journeys to Four Continents