Everett non completamente gradito su Stilos
Percival Everett è un autore di culto in America. Vincitore di decine di premi letterari, 14 romanzi e numerosi tra racconti e poesie, in Italia è approdato solo pochi mesi fa con Cancellazione, pubblicato da Instar libri, e ora raddoppia con questo Glifo, tradotto brillantemente da Marco Rossari che riesce a rendere la lingua ricercata e i giochi sofisticati di rimandi e riferimenti con cui l’autore sfida il suo lettore. Di Everett si dice che sia eccentrico, molto colto, geniale: non si fatica a crederlo leggendo i suoi libri infarciti di citazioni, dialoghi improbabili tra filosofi e scrittori, riflessioni sul linguaggio e sui massimi sistemi, un armamentario meta-letterario che contraddistingue la sua opera e la rende sicuramente originale, ma che a volte penalizza la resa narrativa delle sue storie. Ma probabilmente non è questo che gl’interessa. Glifo racconta la storia – scritta in prima persona – di un bambino dotato di un’intelligenza straordinaria che si trova al centro di una girandola di rapimenti, contro-rapimenti, piani segreti, e soprattutto in mezzo a un gruppo di adulti incapaci di relazionarsi con lui, a iniziare dal padre («un post-strutturalista fallito»), perso nei suoi sogni di gloria e nella sua adorazione per Barthes, che tra l’altro è uno dei personaggi della vicenda.
Il libro ha le sue pecche: a cominciare dal fatto che si tratta dell’ennesima variazione sul tema del genio autistico prodotta dalla narrativa americana contemporanea, già affollata dai vari Molto forte, incredibilmente vicino (Safran Föer) e Teoria e pratica di ogni cosa (Pessl), passando per lo pseudo-autismo narrativo di Foster Wallace, che – più ancora che «geni autistici» – mette in scena una scrittura che è di per sé una simulazione della genialità disturbata: ossessionata dai dettagli (al limite del compulsivo), dalla ricerca del «lampo di genio che si fa rivelazione», dalla volontà di farsi esplorazione panottica del mondo. […]
Seia Montanelli, Stilos, anno IX, n. 16, 28 agosto 2007
La recensione completa la trovate sul blog di Glifo. Voglio solo ricordare alla Montanelli che ha scopiazzato qua e là i contenuti di copertina del libro (ma l’avrà letto davvero?), che i libri che cita ("ennesima variazione sul tema") sono usciti tutti dopo Glifo, che è del 1999.