Le atmosfere sofisticate di Tre volte giugno
Fern, giovane pittrice americana, durante una vacanza in Grecia s’innamora di Paul, attempato e affascinante sir scozzese: un uomo ritratto in se stesso per la morte di una moglie che forse l’aveva tradito e padre di un ragazzo, Fenno, che vive tra inibizioni e desiderio bruciante la propria omosessualità. Sono tre personaggi destinati a incrociare le proprie vite tra le pagine di un romanzo che riesce a parlare di legami familiari e desideri erotici, fedeltà e tradimenti, ricordi e speranze senza mai cadere nel sentimentalismo. Vincitore del National Book Award, come in precedenza solo pochissimi esordienti (tra cui Philip Roth) erano riusciti a fare, Tre volte giugno è un romanzo intenso e sofisticato. Considerato dalla critica americana "un piccolo capolavoro" e supportato dall’entusiasmo di scrittori come Michael Cunningham, il debutto narrativo di Julia Glass, nata a Boston nel ’58 e pittrice a New York, descrive il presente attraverso una scrittura che ricorda da vicino lo stile dei grandi romanzi al femminile dell’800 inglese e americano. L’intero libro è attraversato da una musica costante: la malinconia. Quando cominciai a scriverlo ero appena passata per il periodo più difficile della mia vita. A 36 anni avevo divorziato, mi era stato diagnosticato un cancro e mio fratello si era suicidato. Tutto in meno di un anno. All’inizio scrissi direttamente di questi eventi, poi però iniziai a tratteggiare la storia che sarebbe diventata il romanzo. Allora non lo compresi subito, ma tutti e tre i personaggi — Paul, Fern, e Fenno — sono persone che lottano per sopravvivere dopo perdite straordinarie e immensi dolori. Solo alla fine mi resi conto che il mio era stato il tentativo di rispondere a una domanda: come si può andare avanti, guidati dalla speranza, dopo essere passati per quel genere di dolore che non si riuscirà mai a lasciarsi alle spalle? In poche parole, come si fa a resistere?
Molti romanzi pongono questa domanda, e danno diverse risposte…
C’è molto dolore in Tre volte giugno ma mi piace pensare che il finale si apra a una forte speranza e a nuove possibilità.
È anche una metafora su come liberarsi dalle costrizioni.
I personaggi del libro sono intelligenti, sensibili, desiderosi di amore. Ma sono anche timorosi di sobbarcarsene i rischi emotivi. Paul non riesce a trovare un modo per parlare alla moglie dell’amore per lei e si rende conto troppo tardi del suo errore. Suo figlio, anche lui bloccato da inibizioni e timori, perde l’occasione di vivere un amore profondo. E poi c’è Fern, che è costretta a mettere da parte il proprio orgoglio per confessare a se stessa le crepe profonde della sua vita. Ognuno si trova di fronte a un bivio e farà la scelta giusta solo superando le proprie paure.
Gian Paolo Serino, "Tre personaggi in cerca d’amore", D della Repubblica, 24 novembre 2007