Archive for marzo 2008

31 marzo 2008

Ogni cosa al suo posto

“disegnò degli omini stilizzati sulla cartina. questi siamo noi, disse. il bambino tracciò col dito la strada fino al mare. quanto ci vorrà per arrivare qui?, chiese.
due settimane, tre.
è blu?
il mare? non lo so. una volta lo era.
il bambino annuì. rimase a studiare la cartina. l’uomo lo guardava. gli sembrava di capire come si sentiva. da piccolo anche lui rimaneva incantato davanti alle cartine, con un dito sulla città in cui abitava. così come gli piaceva cercare i parenti sull’elenco del telefono. loro in mezzo agli altri, ogni cosa al suo posto. giustificati nel mondo”.
(da: cormac mccarthy, la strada, einaudi)

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31 marzo 2008

Geometrie a placche

Quando lasciai il mio distretto squadrato in mezzo alla campagna dell’Illinois per andare a frequentare l’università dove si era laureato mio padre fra i vivaci rilievi delle Berkshires nel Massachusetts occidentale, sviluppai un’improvvisa fissazione per la matematica. Comincio adesso a capirne il motivo. Per uno del Midwest, la matematica del college produce un’evocazione catartica della nostalgia di casa. Io ero cresciuto in mezzo a vettori, rette, rette che intersecano rette, griglie — e, all’altezza dell’orizzonte, le ampie linee curve delle forze della natura, il bizzarro assetto topografico a spirale di un immenso lotto di terra stirata dalle glaciazioni, che si poggia e ruota su placche geologiche.

David Foster Wallace, Tennis, tv, trigonometria, tornado (e altre cose divertenti che non farò mai più), minimum fax

30 marzo 2008

Morte al rave party

A young man felt he was in a fix:
So, depressed, he composed a mix
Of some liqueurs and drug.
In the fuss, in the fug
Of a rave party, along about six
Thousand people, he died alone.
They all rocking and rolling went on
And swinging and sweating;
And the pusher pushing,
And getting rich. He died alone.

Anonimo, A young man felt he was in a fix

28 marzo 2008

La cura dell’acqua di Percival Everett in libreria
 

 
Qui il libro sul sito di Nutrimenti.
Qui qualche altra informazione.
Qui il blog del libro.
Qui il booktrailer.

27 marzo 2008

Prime lacrime di cinema

Non ricordo il primo film che mi ha fatto ridere. Le prime lacrime davanti al grande schermo, invece, bruciano ancora. Ero al cinema Tiffany con mia madre, sul lato destro, spettacolo pomeridiano, sala piena di creature innocenti inconsapevoli del rito di iniziazione cui stavano per partecipare. Riuscii a trattenermi per un tempo che nella mia memoria continua a sembrare infinito. Ma quando è troppo è troppo. Alla morte di E.T. — l’imminente resurrezione non l’avevo prevista — mi girai verso mia madre, le labbra costrette in un’espressione di pianto negato, gli occhi gonfi che supplicavano condivisione, e le chiesi: "Posso piangere?". In certi casi le parole contano poco: prima che potesse rispondermi "certo!", il suo viso bagnato di lacrime mature mi lasciò dapprima sbigottita, un istante dopo sollevata, e infine orgogliosa del mio pianto, finalmente libero di riversarsi sulle mie guance.

Un messaggio qualsiasi dall’imperatore

27 marzo 2008

Alla casa editrice Adelphi.
Vi disturbo per sollecitare una risposta a un testo (Clandestinità) che è presso di voi da ben due anni e mezzo, e tace sempre.
Già alcuni mesi fa ho fatto una piccola telefonata per sollecitare, e la voce che ha risposto, con grande gentilezza (cosa rara quando si telefona a una casa editrice, le cui voci autorizzano sempre il sospetto di avere chiamato per sbaglio una macelleria) prometteva una certa e sollecita risposta, un’indicazione, almeno, un segnale di fumo. Ma sono ancora in attesa di un messaggio qualsiasi dall’imperatore.

Antonio Moresco, Lettere a nessuno, Bollati Boringhieri (poi Einaudi Stile libero)

26 marzo 2008

La dimensione terra terra di qualsiasi cosa

Piccolo sfogo, per un’amica che sa fare il suo lavoro.

È successo questo: una grande casa editrice decide di fare da noi due presentazioni. Gli autori sono dei comici scrittori. Rispettabilissimi, sia chiaro. Si è fatto il solito: tamburini e vari comunicati stampa, oltre all’inserimanto nell’agenda fnac che va un po’ dappertutto in città.
Le presentazioni sono andate così e così. Nel senso che c’erano le sufficienti 15 persone e devo dire la verità sono state anche divertenti. A tratti anche molto. Ad accogliere autori e accompagnatori quelli della fnac, con simpatia direi e con la solita professionalità (non ci sto in mezzo io stavolta, quindi potete crederci). Anche con il solito atteggiamento umile di chi sta nel Nebraska e fa quello che può. Dell’ufficio stampa della grande casa editrice neanche l’ombra. E soprattutto lavoro alle spalle dell’ufficio stampa della grande casa editrice neanche una benemerita ombra. Mi chiedo, ma che fa il grande ufficio stampa di una grande casa editrice. Io quando facevo quella cosa lì, e quando c’era una presentazione un minimo ci lavoravo. Oltre a fare anch’io tamburini e altro, cercavo di coinvolgere il coinvolgibile e muovevo il culo anche in Alaska per accompagnare autori e no (ringrazio il mio ex direttore editoriale per questo, in questo era un grande). E quando stavo lì mi facevo sempre il benemerito culo perché tutto procedesse bene, in collaborazione con la responsabile del punto vendita. E se la presentazione andava bene accendevo un cero a San Gennaro, perché spesso è un mezzo miracolo. E quando andava male non certo facevo quello che fa il grande ufficio stampa della grande casa editrice. Che manda una mail al capo comunicazione della fnac (vi ricordate i bambini deficienti che vanno dalla maestra?…), dicendo che non è soddisfatta del lavoro della comunicazione della fnac di Roma e che non vuole più saperne di fare presentazioni qui. Ho pensato varie cose. La prima: che caro ufficio stampa della grande… dopo questa mail prenditi un paio di settimane di ferie. Sono un po’ preoccupato. Cioè vai al lavoro, accendi il computer, cerca di capire che devi fare nella vita, capisci che devi fare qualcosa, mandi la mail suddetta… Mi sembra già abbastanza per questo mese. Ma te l’hanno pagata come straordinario questa mail? La seconda: vi ricordate obbligazioni di mezzo e di risultato? Ebbene a credere che sia il lavoro dell’ufficio stampa una obbligazione di risultato non sono solo i direttori editoriali e gli editori, ma anche gli uffici stampa delle grandi case editrici. Che sono grandi solo perché hanno il laghetto…

24 marzo 2008

Vale la sfida solo chi sopravvive

"a spingermi ad accettare un compito così improbo e votato in partenza allo scacco, oltre alla convinzione del valore straordinario del romanzo e all’esigenza di renderlo di nuovo accessibile ai lettori italiani, è la certezza che el señor presidente, come ci ricorda ironicamente augusto monterroso, ‘è riuscito a sopravvivere a ogni sorta di traduzioni, al premio nobel, agli elogi della critica e all’entusiasmo del pubblico’".
(raul schenardi sulla traduzione di miguel ángel asturias, "il signor presidente", edizioni fahrenheit 451; tratto da
qui)

24 marzo 2008

Rarefazione

È inverno e la neve ha tutto ricoperto fino all’uscio di casa: a tutto ha tolto l’aspetto reale, stendendo uguali il colore e la forma. Sotto la bianca distesa è sparito anche il piccolo cimitero, dove solo le croci più lunghe fanno capolino dalla neve alta. A mala pena, sul manto non calpestato, si scorgono le tracce dello stretto sentiero; è stato aperto ieri durante il funerale di fra’ Pietro. Alla fine del bianco alveo, un piccolo cumulo di terra scavata nella neve si allarga in un cerchio irregolare, e la neve attorno ha il colore rosso cupo dell’argilla bagnata; sembra una ferita fresca in quel diffuso biancore, che si stende in lontananza e si perde a poco a poco nel grigio deserto del cielo plumbeo.

Ivo Andric, Il cortile maledetto, Bompiani

23 marzo 2008

Punti di vista

Franti ride perché è cattivo — pensa Enrico — ma di fatto pare cattivo perché ride.
 
Umberto Eco, L’elogio di Franti, 1962