La storia a fumetti, cominciando con Pablo Echaurren
La storia a fumetti? Perché no. Anzi, magari. Se è vero che la storia è maestra di vita, è anche vero che non ci insegna proprio niente, se non la conosciamo. Per conoscerla occorre – è l’acqua calda – che qualcuno la studi a fondo, il più possibile scientificamente. Poi, visto che non si può pretendere da tutti la lettura di tomi in ogni senso pesanti, occorre che altri la divulghino: nei modi più accattivanti. I fumetti possono essere uno strumento prezioso, lo dimostra un libro uscito in questi giorni: Caffeina d’Europa. Vita di Marinetti, di Pablo Echaurren (Gallucci, 60 pagine, 13 euro). Fra i tanti volumi usciti nell’anno del centenario (saggi, cataloghi di mostre, ristampe) è quello che permette di avere l’informazione più veloce e piacevole sul futurismo e il suo fondatore. Un’informazione rigorosa, perché Echaurren fa parlare Marinetti attraverso le parole dello stesso Filippo Tommaso, dei manifesti, delle opere. Eppure, la storia a fumetti è un genere poco praticato in Italia, molto meno che in altri Paesi: abbiamo un atteggiamento reverenziale verso la storia, salvo poi bistrattarla e piegarla a ogni forzatura quando se ne vuole fare un uso strumentale, ovvero politico. Ricordo due esperimenti d’autore – organici e ben riusciti – parecchio diversi fra loro. Il primo, in ordine cronologico, lo dobbiamo a Alfredo Chiappori, il disegnatore satirico/politico di Up il sovversivo. Nel 1977 Chiappori pubblicò da Feltrinelli il primo volume delle Storie d’Italia, 1860/1870. Grande formato, colori forti, il libro satireggiava sul Risorgimento con rigore storiografico, quasi filologico. Tuttavia l’editore volle irrobustirlo con un intervento di Giorgio Candeloro, storico accademicissimo. Lo stesso accorgimento venne usato nei volumi successivi: Il Quarantotto (1846-1860), con testo di Franco Della Peruta, 1870-189: La Sinistra al potere (testo di Ugoberto Alfassio Grimaldi), Dallo Stato liberale all’Italia fascista, 1918-1925 (testo mio). Credo che la serie sia finita soltanto perché Chiappori, anarchicheggiante e curioso, si è annoiato, ha preso a illustrare la Bibbia e a scrivere anche romanzi. Il resto dell’articolo qui.
Giordano Bruno Guerri, "Il passato è più avvincente quando è «scritto» a matita", Il Giornale, 31 marzo 2009