Parente sulla vicenda Scurati
Non si sa se siano più comici o più tragici, ma quanto saranno sfacciati loro e distratti, se non complici, gli altri? Qui non si capisce mai chi ci è e chi ci fa e però non c’è più molta differenza. A cosa mi riferisco? Per esempio, da settimane non si fa altro che dire che il giovane “intellettuale” Antonio Scurati è il favorito al prossimo premio Strega, e di per sé chissenefrega. Non l’hanno mai dato a Gadda, né a Busi, né a Arbasino, né a D’Arrigo, non l’hanno quasi mai dato a uno scrittore, l’hanno dato a Veronesi e Ammaniti, possono darlo anche a Scurati senza togliere niente a nessuno né tantomeno dare qualcosa a qualcuno. In altre parole Scurati e Il bambino che sognava la fine del mondo sono l’autore e il libro su cui punterà il gruppo Rizzoli, l’hanno capito anche i sassi, accendi la televisione e vedi Scurati, apri un giornale e vedi la pubblicità del libro di Scurati: Scurati di qua, Scurati di là, Scurati vincerà lo Strega. Intendiamoci Scurati non è un genio ma neppure vende, è una ricetta di medietà media e mediatica ideale per lo Strega. Inoltre è reduce da un flop clamoroso, un feuilletton con cui pensava di sbancare e invece si è sbancata la Bompiani, che ne aveva stampate cinquantamila copie per venderle a cinquantamila casalinghe iscritte ai corsi di Arte & Letteratura e invece ci ha riempito i magazzini della Rizzoli. Tuttavia sì, Scurati, sembra perfetto per lo Strega, è l’incarnazione della riflessione di Aldo Busi secondo cui «è ben triste scrivere per vendere, sacrificare tutto il resto, e poi non vendere», bisogna dargli il premio che garantisce duecentomila copie e renderlo felice, altrimenti è finito. Detto ciò, all’inizio tutto bene, non fa in tempo a uscire il libro che subito Scurati diventa il papabile incoronabile, l’ufficio stampa Valeria Frasca viene sferzato a sangue, e si legge ogni giorno sulle terze pagine che il gruppo Rcs ci punterà molto (anche perché, questo non si legge, se vince forse rimettono in circolazione le rese del vendibile polpettone invenduto Una storia romantica). Siccome però ormai le cosacce si possono fare alla luce del sole e nessuno se ne accorge, venerdì 17 aprile, dopo tanto parlarne, Scurati cosa fa? Come se passasse di lì per caso, si “autocandida” al Premio Strega, dichiarandolo in un’intervista su Repubblica. Come mai Repubblica intervista proprio Scurati, proprio al momento giusto? Una coincidenza? Macché. Piuttosto Elisabetta Sgarbi, nella sala ovale di Via Mecenate, avrà detto «Ho un’idea, fai vedere che ti candidi tu, da solo… È più figo… Tanto ci cascano tutti…». «E come faccio?» avrà risposto Scurati, in posa aggrottata da intellettuale che finge di pensare. «Ti organizzo un’intervista io… Ne ho uno buono… Bono…». «Ma se poi Parente mi prende per il culo? L’hai visto anche tu, gli avevi detto di non toccarmi, gliel’avevi ordinato, e ha mandato affanculo anche te…». «Ma figurati, Parente dice talmente sempre la verità che ormai non gli crede più nessuno, il mondo è nostro, svegliati… Valeriaaaa chiama Bono!». Quindi l’indomani paginona di Repubblica, firmata Maurizio Bono. Il titolo dice «“Mi autocandido allo Strega”. Scurati corre contro le lobby». Un lettore ignaro esclama «Cazzo! Però…». Un lettore minimamente informato sul triste demi-monde editoriale esclama «Cazzo! Però… non è lui la lobby?». Bono fa finta di niente, come se intervistasse Pasolini. Paradossalmente nell’occhiello si legge appunto «Intervista allo scrittore ora tra i favoriti per la vittoria finale», ossia nella stessa pagina in cui Scurati si autocandida a sorpresa viene già dato per favorito, non hanno resistito neppure i redattori di Repubblica a sputtanarlo. Ancor più paradossalmente lo stesso giorno mi autocandidavo io, con un libero intervento su Libero, stavolta per paradosso vero, perché figurati se candidano e premiano un capolavoro, perché più fuori dai giochi di me ci sono solo i grandi scrittori morti, i classici, Proust, Flaubert, Kafka, e giù di lì. Per ulteriore paradosso perché anche Contronatura è edito da Bompiani con la quale però ho spezzato ogni ponte, e adesso sono terrorizzati che qualcuno dei giurati mi prenda sul serio e io possa mettere piede al Ninfeo solo per rompere i coglioni e le cristallerie e le uova ben stipate nei vari panieri e nella pochette della signora Sgarbi. Tuttavia la mia autocandidatura beffa l’indomani è segnalata su Repubblica, in un nuovo articolo del buon Bono, benché appaiata alla candidatura travestita da autocandidatura di Scurati; mentre, guarda caso, viene ignorata dal Corriere della Sera, quotidiano Rcs, dove viene registrata solo la sedicente autocandidatura di Scurati “contro le lobby editoriali”.
Ma il bello deve ancora venire, e viene qui. Martedì scorso il quotidiano della Rcs, con somma nonchalance, intervista Giulio Lattanzi, il quale si rammarica che l’iniziativa di Scurati, da sola, non basterà a “sconfiggere” i grossi gruppi editoriali. Dice proprio così. Cazzuto, questo Lattanzi. E intanto sottolinea che «quello di Scurati è un gesto stimolante e provocatorio che prova a ribaltare la logica consolidata secondo la quale gli editori indicano loro i “campioni”…». Aggiungendo, perentorio: «Noi sosterremo ovviamente il suo romanzo, in cui crediamo molto». Ma chi è questo Giulio Lattanzi? Un amico di Scurati? Un black-block? Un Wu Ming? No, è il direttore della Rcs libri, in un’intervista su un quotidiano della Rcs, dove sostiene il coraggioso Antonio Scurati, che “autocandida” il suo romanzo edito dalla Bompiani, casa editrice della Rcs Libri. Se non foste convinti della bontà dell’operazione del coraggioso Scurati e del valoroso Lattanzi, le prime pagine del romanzo Rcs in questione potete leggerle in un apposito opuscoletto pubblicitario spillato nell’ultimo numero del Corriere Magazine, settimanale della Rcs allegato al quotidiano Rcs, e si intitola: il bambino che sognava il Premio Strega.
Massimiliano Parente, Libero, 25 aprile 2009