Istanti rubati
È la foto che cattura. Non si devono catturare le foto.
Henri Cartier-Bresson

Istanti rubati
È la foto che cattura. Non si devono catturare le foto.
Henri Cartier-Bresson
Kindle, letteratura erotica e il futuro del libro
Molti chiamano l’estate appena conclusa "summer_of_death"; e in effetti ci hanno salutato in molti: Dom DeLuise, Michael Jackson, Farrah Fawcett, David Carradine, Robert McNamara, Dash Snow e Les Paul, solo per citare i più noti. Io la ricorderò anche come un’unica conversazione a più riprese sul futuro del libro come oggetto. Esisteranno ancora i libri stampati con carta e inchiostro nel futuro? Molti pensano di no, e da queste parti tutti sono impegnati in complesse pratiche divinatorie per capire da che parte tirerà il vento, con risultati abbastanza modesti, si direbbe.
In febbraio Amazon ha lanciato il Kindle 2.0, la nuova versione del lettore elettronico portatile, investendo a fondo perduto pur di creare una base di utenti per il nuovo prodotto. Tanti lo usano in metropolitana, ma si fa ancora fatica a capire se il Kindle andrà mai oltre il pubblico di quelli che comprano le cose nuove per partito preso, e di quelli che lavorano in editoria, per cui in effetti ha un senso portarsi appresso 20 dattiloscritti in formato digitale piuttosto che cartaceo. E in agosto Nicholson Baker sul New Yorker, in un memorabile report all’insegna del luddismo 2.0, lo ha stroncato abbastanza impietosamente, esaltando il "vecchio" libro e allo stesso tempo invitando Apple a fornirci un’alternativa più funzionale ed esteticamente convincente. Altrove si cerca il libro "istantaneo" da produrre e stampare abbattendo i vecchi tempi editoriali (vedi il recente accordo tra il sito The Daily Beast e il gruppo Perseus), se non addirittura facendo a meno dell’editore e stampando tutto in pochi minuti (vedi la agghiacciante Espresso Instant Book Machine inaugurata ieri da E.L. Doctorow). Tutte iniziative che commettono l’errore di ignorare la sacra, e dura a morire, mistica del lavoro editoriale, e soprattutto di considerare il libro solo un supporto per il contenuto, e non come l’inevitabile complemento materiale della scrittura (prodotto immateriale per definizione), e che resiste praticamente immutato da secoli.
Sappiamo che in altri campi del progresso tecnologico (ordini postali, il videoregistratore, praticamente quasi tutto quello che riguarda internet etc) sono stati i consumatori di pornografia a sperimentare furtivamente le innovazioni che poi piano si sono diffuse nella società. Guardiamo dunque con speranza ad un revival dell’editoria erotica che ci indichi la via per il futuro.
Mediaset Premium
Corso principe per redattori editoriali, ultimi giorni, ultimi posti
Il 5 ottobre inizia il corso principe per redattori editoriali di Oblique. Un ottimo modo per entrare nel mondo dell’editoria.
Lezioni ogni lunedì, mercoledì, venerdì dalle 17,30 alle 20,00. Fino al 22 dicembre. Oltre 100 ore di didattica frontale, più tante altre ore di approfondimenti, eventi, visite.
Per approfondire:
– Maggiori informazioni;
– Il programma del corso;
– Il feedback degli allievi delle edizioni precedenti;
– Lo scrittore ospite: Percival Everett.
I colori del bianco
Nel viola della notte odo canzoni bronzee. La cella è bianca, il giaciglio è bianco. La cella è bianca, piena di un torrente di voci che muoiono nelle angeliche cune, delle voci angeliche bronzee è piena la cella bianca. Silenzio: il viola della notte: in rabeschi dalle sbarre bianche il blu del sonno.
Dino Campana, Sogno di prigione
La Strout insidia la Barbery, la Meyer si allontana
Narrativa italiana: 3(4) 999. L’ultimo custode di Martigli, Castelvecchi;
Narrativa straniera: 10(11) L’eleganza del riccio di Barbery, edizioni e/o; 11(14) Olive Kitteridge di Strout, Fazi; 19(18) Twilight di Meyer, Fazi; 20(16) New moon di Meyer, Fazi;
Saggistica: –;
Varia: –.
Non conta dove
Sono a Torino per accidente. La Instar Libri ha una forte impronta anglosassone perché sono stato cinque anni a Londra, dove ho respirato un’idea aperta e non sacrale della cultura, imparando l’esigenza di comunicare col pubblico e di vincere il pregiudizio molto italiano che l’uomo colto contemporaneo possa ignorare la scienza. A me piace frequentare territori di frontiera. Lo stesso libro che nel dicembre del ’92 ha dato il la a tutto è, non a caso, Natura morta con custodia di sax di Geoff Dyer, un saggio dal carattere fortemente narrativo: 7 racconti ispirati ad altrettanti jazzisti”. A quale pubblico guarda la sua casa editrice? “Ad un pubblico curioso, tendenzialmente giovanile, attento alle problematiche della società contemporanea. L’intenzione è quella di desacralizzare l’oggetto-libro, farlo scendere dal piedestallo. Non credo affatto che il nemico del libro siano la televisione o il computer o internet, ma che tutto debba convivere entro un sistema integrato. Che in una società matura ogni individuo abbia diritto a possibilità diverse di intrattenimento, ognuna conciliabile con l’altra.
Gianni Borgo
Schulze sul Muro
A vent’anni dalla caduta, che cosa resta di quel momento?
È la grande cesura della mia vita, la nascita del mondo odierno. Ma, dopo la caduta del Muro, in Occidente la distanza tra libertà ed uguaglianza è aumentata. Di quel periodo, più che la scomparsa dell’Est mi interessa la scomparsa dell’Ovest, della sua umanità.
Ingo Schulze, dall’intervista di Camilla Gaiaschi su D del 26 settembre 2009
Wanted dead or alive
“Sono Barbie Becker di Channel 5 News e sono qui per un’intervista esclusiva in diretta con il recentemente risorto Theodore Street. Grazie per averci invitato a casa sua, signor Street”.
Ted annuì verso di lei e poi, ripensandoci, verso l’obiettivo.
“La mia prima domanda è molto semplice: lei è morto?”.
Ted scrutò Barbie Becker, guardò i suoi occhi e vide una persona che non era poi tanto diversa da quella che era stato lui: non provando grande simpatia per sé stesso, non poteva provarne per lei. “Signora Becker, mi trovo qui a parlare con lei. Potrebbe farlo un morto?”.
“Beh, non lo so”, rispose Barbie Becker. “Sappiamo però che lei è stato decapitato. L’abbiamo visto in televisione”.
“Mi fido della sua parola”, disse Ted. “Ma io sono qui seduto a parlare con lei, no?”.
“Allora lei è vivo?”, domandò.
“Me lo dica lei”, rispose Ted, facendo un sorriso. “Un uomo può essere decapitato e restare in vita?”.
Percival Everett, Deserto americano
Rovelli su Everett su Nazione Indiana
Leggi “Ferito”, l’ultimo romanzo di Percival Everett, pubblicato ancora una volta da Nutrimenti, e resti sorpreso. Ti aspetti ancora un testo frammentario, disseminato, traversato da riflessioni linguistiche e filosofiche, da flussi torrenziali: un romanzo che si dice “sperimentale”, insomma. E invece, stavolta, una narrazione lineare, una storia che ti tiene passo passo, fino allo scioglimento atteso. Una storia, però, incatalogabile: c’è la frontiera del west, con un “rancher nero” protagonista, con cavalli e pick-up (del resto è la vita di Everett, questa, ché lui in un ranch ci ha vissuto davvero), ma non è un romanzo “western”; ci sono gli elementi classici per la costruzione di una storia “thrilling” – un omicidio che apre il racconto – ma non è un thriller, perché l’autore ti fa intuire che cosa sta per accadere, e tu lettore sai che cosa ti aspetta, ed è su altro che poni l’attenzione; il ragazzo ucciso è gay, e il romanzo, che prende spunto dall’omicidio di Matthew Shepard nel 1998, parla dell’odio per i “diversi” (”È un paesino normale. Quasi tutti bianchi. Gli indiani sono trattati di merda. Insomma, l’America”), ma non è – o almeno non è solo – un romanzo “sociale”. Forse il modo più fecondo di leggere questo libro è legarlo a quelli precedenti, per cogliere, contro l’apparente contrapposizione, una assoluta omogeneità sostanziale.
Marco Rovelli, continua qui.