Everett da Fahrenheit
Ascolta qui il suo intervento.
Archive for novembre 2009
30 novembre 2009
Il gran nimico
Writers are not Frankenstein monsters. They’re not idiot savants. Writing is really, really hard. And what Carver risked in every story is for everyone to see and to read and to feel." He adds a bit later: "It’s my feeling that Carver learned something from Lish, and internalized something from Lish’s edits, and it helped him develop this aesthetic that we know as Raymond Carver’s style, which may be fuller and lusher in later stories and more spare and laconic in the middle stories, but nevertheless is a recognizable voice from beginning to end.
David Remnick, The New Yorker
29 novembre 2009
Bianco è lieve
Le mani delle donne infilate in guanti bianchi, intrecciate a quelle degli uomini, svolazzavano come morbide piume.
Ahmet Altan, L’amore è come la ferita di una spada, Bompiani
28 novembre 2009
Accolti dallo spirito
Fu un’estate strana, soffocante, l’estate in cui i Rosenberg morirono sulla sedia elettrica, e io ero a New York e mi sentivo come un’anima persa. Io le condanne a morte non le reggo. L’idea della sedia elettrica, poi, mi fa star male fisicamente, e i giornali non parlavano d’altro: titoloni che mi guardavano fisso a ogni angolo di strada e all’imboccatura di ogni stazione della metropolitana con quell’odore di noccioline stantie. Non che mi riguardasse, ma non potevo fare a meno di domandarmi che effetto faceva, essere bruciati vivi lungo tutti i nervi.
Deve essere la cosa più orrenda che esiste, pensavo.
Sylvia Plath, La campana di vetro
Durante un’intera giornata d’autunno, fosca, oscura e silenziosa, in cui le nuvole, basse nel cielo, formavano come una cappa di piombo, avevo attraversato, da solo, a cavallo una landa straordinariamente tetra, e alla fine, mentre calavano le ombre della sera, mi trovai in vista della malinconica Casa Usher; non so dire come… ma, alla prima occhiata che diedi alla costruzione, un sentimento d’insopportabile tristezza penetrò nel mio animo; dico insopportabile, poiché essa non era mitigata da nessuno di quei sentimenti quasi piacevoli, perché poetici, con cui il nostro spirito di solito accoglie anche le più cupe immagini naturali della desolazione e del terrore.
Edgar Allan Poe, La caduta dalla Casa Usher
26 novembre 2009
La vita è altrove
"Comunque," ha detto John con aria stanca "la vita è altrove, e lo sappiamo tutti. Dunque non ci resta che vivere, cosa per che altro facciamo".
Lawrence Osborne, Bangkok, Adelphi
Sono morto e sono rimasto morto e niente di più rispetto a quando ero vivo posso dirvi sul significato della vita. Ma so tutto sul significato della morte.
Percival Everett, Deserto americano
25 novembre 2009
Alaska Hold’ Em
Sarah Palin è ovunque. Il suo libro, Going Rogue. An American Life, l’ennesimo memoir – pur pieno di risibili fandonie – sta vendendo un mucchio di copie. Tuttavia di questo passo ce ne vorrà prima che ripaghi i sette milioni di dollari ricevuti come anticipo; ma, in un mercato editoriale allo sbando, va più che bene così (qui un’analisi ragionata dell’affare).
Nello spirito del Thanksgiving, mangiare carne (possibilmente dopo aver scannato la fiera con le proprie mani) è tra le virtù cardinali dell’ americano immaginario di Palin, con doppietta a tracolla ed erbivoro incaprettato sul cofano del pick-up ("I always remind people from outside our state that there’s plenty of room for all Alaska’s animals—right next to the mashed potatoes."). Curioso che Going Rogue si trovi a sfidare in libreria, tra gli altri, Eating Animals di Jonathan Safran Foer. Con il suo vegetarianesimo da bambino viziato della Brookyln bene che ha irritato un po’ tutti, Foer non è proprio un avversario temibile (vedi in proposito lo spassoso smackdown tra Palin e Foer sul New Yorker).
Le immaginifiche memorie di Palin se la vedono però anche con un altro libro, Going Rouge. An American Nightmare. OR Books, ha messo sul mercato un contro-libro che, con praticamente la stessa copertina e il titolo appena modificato, è un’interessante operazione di guerriglia editoriale. OR ha un’idea di editoria sostenibile nei costi e nei contenuti: meno libri pubblicati ogni anno, e solo in formato elettronico, oppure print-on-demand; almeno in teoria, dunque, meno parole a vanvera, e zero spreco di carta. Di fronte ad un mercato "carnivoro" che mangia di più per disperazione da verme solitario, e paga anticipi milionari che vengono a malapena ripagati, quella di OR è una proposta di "dieta" editoriale, non so quanto futuribile nei fatti, ma coraggiosa.
Volendo cambiare metafora, se il poker è il gioco di carte americano per antonomasia, misto di etica puritana del lavoro e gusto dell’azzardo di frontiera (vedi questa bella recensione di un libro su questo argomento qualche tempo fa), l’etica di prudenza editoriale di OR è assolutamente anti-americana. La strategia dei giganti come HarperCollins è l’esatto opposto; una specie di continuo "all-in" a Texas Hold’Em: più si perde e più ci si gioca tutto ad ogni mano. Ma presto il bluff diventa facile da leggere.
25 novembre 2009
Stupore
La prima volta che il papà vide uno che si lavava i denti fu a Torino quando andò soldato.
"Mària Vergine, cos’è che fa quello lì?"
Si lavava i denti.
Luigi Meneghello, Libera nos a malo
24 novembre 2009
Meglio i colpi che le colpe
Tutte le domeniche mattina papà ci prendeva a cinghiate. È il ricordo più vivo che ho di lui. Era sempre arrabbiato; e detestava vedere o sapere che i suoi figli si comportavano male. «Wesley! John! Venite, è l’ora delle cinghiate!» Era così che ci dava il buongiorno, a volte neanche ci eravamo svegliati per bene e ci toccava salire da lui per farci menare. Quant’era grosso e cattivo, con quella cintura in mano. A volte io urlavo: «Ma non ho fatto niente!», provavo a scansarlo e a nascondermi sotto il letto. Ma appena mi abbassavo e facevo per svignarmela, zac!, un’altra frustata: papà non sbagliava un colpo.
Alfred Fraser, Dizzy Gillespie, To be or not to bop, minimum fax, qui maggiori informazioni
24 novembre 2009
Everett e il paradosso
Alcuni scrittori fanno del paradosso un’arma per indagare la realtà. Tra questi, Percival Everett, 53 anni, è un maestro, come nel recente romanzo Deserto americano […] dove il professore universitario frustrato Theodore Street sta per suicidarsi, ma rimane accidentalmente decapitato e senza motivo (più che per miracolo) resuscita senza testa. "
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È una storia sulla redenzione del protagonista che si trova a dover affrontare una nuova vita — spiega Everett […] –. Mettermi nei suoi panni è stata un’esperienza disturbante, ma utile: scuote le convinzioni sulla realtà. Forse anche per questo, la prima volta che hanno raccontato una resurrezione ha avuto così successo". Tanto che nel romanzo alcuni fanatici che cercano di clonare Gesù, partendo da una reliquia, danno la caccia all’ex prof per scoprirne i segreti. Una situazione grottesca che esplode di humour: "Seguo un consiglio di Mark Twain, per tenere il lettore su argomenti seriosi, come il fanatismo dei religiosi o dei media, la risata è lo strumento migliore. Inoltre, è il modo di vivere la vita, ironica per natura".
Alessandro Beretta, "Percival Everett: ‘Racconto la realtà con il paradosso’", Corriere della Sera, 24 novembre 2009