Archive for dicembre 2009

30 dicembre 2009

Il futuro è nelle loro mani

post71_RoutBiswaranjan Rout, Piccoli abitanti di uno slum si scaldano davanti a un fuoco, Bhubaneswar, India
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30 dicembre 2009

Never Let Me Go


Sto per finire una traduzione e più mi avvicino alla conclusione più cresce la paura dell’abbandono: non voglio lasciar andare questi meravigliosi personaggi con cui ho passato tanto tempo negli ultimi mesi. Capita di appassionarsi così tanto ad un libro da non voler arrivare alla fine, oppure, una volta finito, da continuare a vivere nel suo mondo immaginario per qualche giorno. Qual è il libro che avete fatto più fatica a mettere via quest’anno? E nell’ultima decade (per un ripasso sugli ultimi dieci anni vedi la foto sopra, apparsa in formato più grande sul New York Times)? Buon anno e buona decade.

Da Almanacco Americano

29 dicembre 2009

Attesa

Non voglio incontrare Hans Gude. Perché io so dipingere. Io so dipingere. Nessuno sa dipingere come me, solo Gude.

Jon Fosse, Melancholia, Fandango

28 dicembre 2009

Togli il cattivo
 

 
Emilio Isgrò

27 dicembre 2009

Le grandi cose che ho fatto e di cui ho fruito quest’anno
 
Dite la vostra.

27 dicembre 2009

Salvezza e vigore
 
La salvezza dei manoscritti e dei libri del mondo è un atto trascendente.
 
Daniel Siegel

25 dicembre 2009

L’uomo finito

Solo nella massa l’uomo può essere liberato dal timore d’essere toccato. Questo capovolgimento del timore d’essere toccati è peculiare della massa.
 
Elias Canetti, Massa e potere

24 dicembre 2009

Vigilia di Natale (dedicato a chi si vende l’anima)

[…] Vidi un corpo disteso sulla neve. Era Gesù Bambino. Bianche e rigide le membra. L’aureola un giallo disco gelato. Presi il bambino in mano. Gli mossi su e giù le braccia. Gli sollevai le palpebre. Non aveva occhi. Io avevo fame. Mangiai l’aureola. Sapeva di pane stantio. Gli staccai la testa con un morso. Marzapane stantio. Proseguii.

Friedrich Dürrenmatt, da Natale

23 dicembre 2009

I say a little pray for you

post70_PierdomenicoAlessia Pierdomenico, Christmas prayer, Vaticano
 (pubblicata dal Wall Street Journal il 23 dicembre 2009)

23 dicembre 2009

Donkey & Son

Una nota per ravvivare un po’ lo spirito natalizio – finora piuttosto scarso, neve a parte: Jeanette Winterson ha pubblicato un libro di Natale per bambini, The Lion, The Unicorn and Me, in cui racconta la storia della sacra natività nella prospettiva dell’asinello. Splendida idea, che, mi suggeriscono in regia, si ispira al classico canto di Natale "The Friendly Beasts", detto anche "The Song of the Ass", e a sua volta basato sull’inno latino "Oriens Partibus", che nella Francia medievale era suonato nella fête de l’âne, la festa dell’asino. Per celebrare la fuga della Sacra Famiglia in Egitto, si conduceva un asino in chiesa sulle note di questo inno, che faceva parte del canzoniere carnevalesco delle feste dei folli. E in più tempi recenti è stato interpretato anche da Harry Belafonte, Johnny Cash e Sufjan Stevens. Discorso questo dell’asino che si accorda abbastanza bene con quanto detto negli ultimi tempi sulla presenza di animali (e ibridi uomo/animale) nella narrativa e nella saggistica (da Derrida in giù) degli ultimi tempi. Più modestamente, si legge su The Guardian, alla storia di Natale raccontata dall’asino ci aveva pensato però anche una mamma dell’Hertfordshire, Janet Duggan, che vent’anni fa aveva scritto The Christmas Story as Told by Assellus the Christmas Donkey. Dice Duggan: "the nativity story is a lovely story, but it is getting a bit lost these days. Children love the story and children love animals." Amen. E buone feste.

Da Almanacco Americano