The rest is boredom
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Il NYT sostiene che l’aggettivo "noioso" sia la parola tabù delle recensioni letterarie. In articoli in cui i qualificativi di tutti i generi si sprecano, "boring" e affini sono comparsi solo 19 volte in tutto il 2009. Questo perché, nel vocabolario dell’intellettuale, la noia è il peccato capitale, "a trivial emotion that can trivialize the world", o nelle parole di Oscar Wilde, citate tra l’altro anche nel libro che sto traducendo in questo periodo "the one sin for which there is no forgiveness". Si può svilire un libro in tutti i modi, ma chiamandolo noioso si svilisce sé stessi.
Eppure è curioso, visto come la noia sia componente costitutiva non solo della vita umana, ma anche dell’esperienza della lettura. E non solo perché i libri a volte sono noiosi in effetti. Ora anche la scienza lo dimostra: è proprio quando siamo apparentemente inattivi che il cervello attiva le aree che presiedono alla memoria e all’immaginazione. Una sorta di cinema della mente che si mette in moto per intrattenerci quando non abbiamo altri pesci da friggere. Ed è più o meno lo stesso quando leggiamo un libro; più che concentrazione, ci serve un momento di spensierata inattività per immaginare per bene le cose che leggiamo.
Il problema dell’articolo è forse che mescola troppo disinvoltamente noia esistenziale, ozio e semplice inattività, ma qualcosa di vero nel discorso c’è. Forse in editoria l’eufemismo preferito per scaricare un libro noioso è più "non funziona", ma il risultato non cambia. Certi libri annoiano, ma non si ammette facilmente, soprattutto se si tratta di un autore generalmente apprezzato. Qual è il libro che vi ha più annoiato di più? Quando un libro vi annoia che fate, lo buttate via, o perseverate? Punti in più per chi ammette di annoiarsi con un peso massimo. Comincio io, in ordine sparso: On The Road, molto Pynchon, Murakami, Burroughs, Candide …
Da Almanacco Americano