Lo stato delle cose
“Je suis l’Empire à la fin de la décadence”, così, a scuola, ci hanno spiegato la langue, che si aggirava per l’Europa.
“Je suis le Vingts ans Grotesque à la fin de la décadence”, così riscriverebbe un Verlaine minore, dopo aver visto il plebiscito d’aria che ha ottenuto il governo Berlusconi.
È molto difficile scrivere degli e negli anni che stiamo vivendo in Italia.
Ieri, ho ripreso Gli indifferenti di Moravia e Eros e Priapo di Gadda. I libri italiani più importanti e lucidi sulla nascita silente dei regimi, antibiotici infallibili della democrazia. Li ho sfogliati e letti in giro, ritrovandone personaggi e atmosfere, come se fossi da poco passato dal sillabare alla lettura.
Il fascino assai discreto della classe dirigente, rappresentate delle emotività e delle intelligenze italiche, invalida qualunque immaginario. Il cocktail fra lo spettacolo della politica e la volontà di rappresentazione, l’incesto fra pubblico e attori, mille miglia lontano dall’utopia dell’avanguardia, inaridisce ed elimina la possibilità della rappresentazione stessa.
L’Italia non è un Paese per scrittori. Eppure, dopo aver letto Gadda e Moravia, ho scritto una paginetta breve e intensa, registrando tutto quello che avevo visto, come se avessi appena imparato a scrivere: soggetto, predicato e qualche complemento.