Archive for settembre 2011

30 settembre 2011
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30 settembre 2011

Spleen primaverile

Sono contenta che le foglie stiano crescendo così in fretta.
Ancora un poco e nasconderanno la vicina e il suo bambino urlante.

Lydia Davis, Creature nel giardino, Bur

29 settembre 2011

Editor-scrittore

Molti anni fa tentai di scrivere un romanzo e fallii. Fallii miseramente. Eppure avevo un editore, finanziamenti, tempo a disposizione, un ufficio privato, un computer e la fiducia e il sostegno di molte persone. Sei mesi dopo aver cominciato, il mio computer traboccava di migliaia di parole che, messe insieme, non portavano a niente; avevo iniziato varie stesure e tutte si erano arenate. Non avevo né un libro né scusanti.
Fu la cosa migliore che potesse capitare alla mia carriera di editor.
Leggendo manoscritti ogni giorno, adesso so che cosa cercano di fare gli scrittori, e dove vogliono andare a parare. Riconosco le trappole in cui cascano e le scorciatoie che prendono. Ma, soprattutto, adesso nutro un profondo rispetto per chiunque si metta a scrivere un romanzo e riesca a portarlo a termine. Solo perché c’è in circolazione una valanga di manoscritti non significa che scriverli sia stato facile. Un vecchio motto dice: «Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna». Nel mio caso: «Chi non sa scrivere, fa l’editor». Ciò detto, non mi è certo sfuggita l’ironia del fatto che il primo libro che mi viene pubblicato abbia come argomento la pubblicazione di un libro, ovviamente dopo che non sono riuscito a portare a termine e pubblicare il mio primo romanzo.
Amo fare l’editor e penso anche di farlo bene. Non ho sempre ragione (a dispetto di quanto possa ogni tanto dire ai miei autori), però tengo molto ai libri che seguo e voglio che soddisfino tanto le aspettative dell’autore quanto le mie, in termini di valore letterario, successo di critica e riscontro commerciale. In quest’ordine.
Il mio è un mestiere strano, in cui si mescolano il pignolo e l’ingegnere civile, il paladino e il cerbero, l’artista e l’uomo d’affari. È una professione piena di «no» e di critiche – dati e incassati –, di vittorie esaltanti e sconfitte devastanti. La mia vita emotiva e professionale segue l’andamento degli alti e bassi dei «miei» libri. Una cattiva recensione mi riempie di rabbia e paura. Critiche positive mi gonfiano d’orgoglio, tanto che trovo sempre il modo di lasciarle cadere nelle conversazioni anche con persone che conosco a malapena. Ogni giorno è fatto di vette e abissi. Quando torno a casa e mia moglie mi chiede com’è andata la giornata, comincio sempre con le notizie buone e finisco con quelle cattive. In qualche misura ci sono sempre entrambe, e questa è una cosa che mi piace molto.
Il vero trucco per essere un bravo editor è trovare il libro giusto. Molti tentano di riuscirci coltivando buone relazioni con gli agenti in modo da essere tra quelli che vengono allertati prima per poter mettere le mani su un titolo vincente. Anch’io faccio così, ma ciò che in realtà mi dà più gioia, che più rispecchia la mia personalità è l’approccio da «caccia al tesoro», cioè scovare manoscritti non ancora scoperti. Con orrore da parte di mia moglie, nelle occasioni mondane parlo spesso del mio desiderio di trascorrere la mia vita di pensionato battendo le spiagge armato di metal-detector o bazzicando i mercatini delle pulci. Alla tv guardo sempre le aste d’antiquariato per vedere se qualcuna delle mie cianfrusaglie possa valere milioni. Da piccolo non vedevo l’ora che uscisse Mickey Mouse per giocare al disegno nascosto. E adesso ho il lavoro ideale: è assolutamente elettrizzante scovare un manoscritto eccezionale in mezzo al mucchio di quelli già rifiutati da altri. Ma può anche rivelarsi un’impresa costosa sia in termini di soldi che di tempo, oltre che psicologicamente sfibrante.
Non è che io sappia tutto sul mondo editoriale. Posso solo cercare di indovinare ciò che si trasformerà in un bestseller o di quale libro la gente parlerà, non conosco un sistema infallibile per ottenere il placet dei critici e vincere premi prestigiosi. Come chiunque altro in questo campo, non ho certezze assolute, ma solo convinzioni basate sull’osservazione, l’esperienza e l’istinto.
Il tratto che più caratterizza l’editoria, e in particolar modo la fiction, è la soggettività: ciò che per un lettore è oro colato, per un altro può essere una vaccata suprema.

Pat Walsh, 78 ragioni per cui il vostro libro non sarà mai pubblicato, Tea

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28 settembre 2011

Pastorale

Ma cosa aveva fatto lei di diverso? Si era scrupolosamente attenuta all’esempio delle altre: da piccola era rimasta paziente in disparte e, ora che s’era fatta una signorinella, si metteva in fila e quando arrivava il suo turno afferrava Monsieur Jouy senza trepidazione: intascava i suoi spiccioli, ridacchiava nel vedere i pantaloni di Monsieur Jouy circondargli le caviglie come una pozzanghera, imitava la sua andatura ciondolante. Quando le altre si disperdevano correndo e strepitando come corvi, lei faceva lo stesso. E quando arrivavano a due passi dal paese, di colpo composte e impenetrabili, anche lei si chiudeva nel silenzio.
Raccogliamo fiori, affermò quando la mamma le chiese spiegazioni. Che bel quadretto: una processione di ragazze, di ritorno verso casa in fila indiana al crepuscolo, le mani macchiate di verde per quanti fiori avevano raccolto. La gente del posto che sognava di emigrare in città si fermava e si chiedeva: Ma cosa m’ero messo in testa? Non potrei mai rinunciare a questi piaceri semplici.

Sarah Shun-lien Bynum, Madeleine dorme, Transeuropa

27 settembre 2011

Non puoi scrivermi "inchiappettarti"

Settembre (o ottobre) 1968. Milano, via Bianca di Savoia 20, allora sede della Mondadori. Accompagno Pietro Chiara a consegnare il dattiloscritto del Satyricon di Petronio: l'avevo aiutato a tradurlo, dal latino, predisponendo una versione letterare che lui rielaborò da par suo rendendolo un testo, come scrisse un autorevole critico, "godibilissimo" al lettore italiano. Il destinatario del "bel gesto" (così lo definiva Chiara) della consegna era il poeta Vittorio Sereni, direttore letterario della casa editrice. […]
Si salutarono, non freddamente ma neanche calorosamente. Chiara mi presentò come "il latinista" che lo aveva assistito nella versione. Sereni mi gratificò con un cenno di cortesia. […]
Giunto, girando a caso le pagine, verso la fine, [Sereni] si fermò a leggere un passo. Ebbe un fremito. Sollevò gli occhi dal testo, torse il sopracciglio destro e disse: "No, Piero. No. Non puoi scrivermi 'inchiappettarti'. Non so quale parola usi qui Petronio ma 'inchiappettarti' non possiamo pubblicarlo". Chiara osservò che a parlare erano due ragazzi di vita, i protagonisti del romanzo. Sereni scosse la testa guardandolo come se non lo vedesse. Senza batter ciglio, Chiara estrasse dal taschino interno della giacca la stilografica, si fece dare il dattiloscritto, cancellò "inchiappettarti" e vi sovrascrisse "possederti" e lo stesso fece sulla copia carbone che nel frattempo gli avevo porto.
 
Federico Roncoroni, Sillabario della memoria, Salani

27 settembre 2011

 
La trasformazione di una casa editrice e della sua grafica editoriale. Le edizioni sono rispettivamente del 2005 e del 2011.

26 settembre 2011

 
Due copertine che non convincono con simile (e un po' facile) idea di base. Peccato perché i libri sono entrambi interessanti.

26 settembre 2011

26 settembre 2011

Una siringa di liquido blu 

"Che volete da me? Cosa vi ho fatto Eh?!"
"Non vogliamo farti niente! Siamo qua per aiutarti. Consegnati a noi", dice il più piccolo dei due, mentre l'altro tira fuori da una sacchetta una siringa piena di liquido blu.
"Mai! Combatterò fino alla morte, venite a prendermi se avete coraggio", dico
Hanno coraggio e si avvicinano.
 
Niccolò Ammaniti, "Nuova Delhi", Branchie

25 settembre 2011


Telemaco Signorini