Archive for dicembre 2011

28 dicembre 2011

Mi dispiace lasciare Splinder ma credo che così il blog ne gioverà. Ci trasferiremo su Worpress.

26 dicembre 2011

Scusate la parca presenza di questo ultimo mese. Stiamo lavorando al nuovo Dentro il cerchio. Se c'è qualche anima pia bravissima nel trasferire l'intero contenuto del blog su una piattaforma WordPress si faccia avanti.

25 dicembre 2011

Splinder boccheggia.

15 dicembre 2011

Le ore migliori

Quando qualche raro passante notturno vedeva le finestre della casa di Ines, al centro del paese, ancora illuminate, immaginava che Tommaso fosse con lei. E non sbagliava. Erano quelli i loro momenti migliori, le ore dedicate alle confidenze più intime e alle scoperte più preziose.
Tommaso le portava spesso libri in prestito, ma prima di lasciarglieli ne leggeva qualche pagina che lo toccava. Dalla lettura di quelle frasi, con un'intonazione della voce commossa come se quelle parole le avesse scritte lui stesso, si avviavano le conversazioni sui grandi temi della fede e dell'amore; ma anche della creazione artistica e del conseguimento della gloria. Ines vedeva la testa di Tommaso già cinta di alloro.

Gilberto Severini, Congedo ordinario, Playground

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12 dicembre 2011

La casa, e la quercia davanti alla casa

E poi c'era la quercia davanti alla casa, molto più vecchia sia del quartiere sia della cittadina, che in prossimità del pedale riduceva in pietrisco il marciapiede e gettava i suoi rami imponderabili sopra la strada e addentro il giardino, rami la cui circonferenza superava quella di qualsiasi tronco normale. La torsione del suo fusto la faceva sembrare un derviscio gigante ai loro occhi. Il padre diceva che se avessero potuto vedere come Dio, in termini di tempo geologico, l'avrebbero vista balzar fuori dal terreno, girarsi sotto il sole, tendere le braccia e crogiolarsi nelle gioie dell'essere una quercia nell'Iowa. Un tempo a quei rami erano appese quattro altalene, che annunciavano al mondo la fecondità di quella casa. La quercia era ancora rigogliosa e, ovviamente, c'erano stati e c'erano i meli e i ciliegi e gli albicocchi, i lillà e i gelsomini rampicanti e le emerocallidi. Qualche iris della madre continuava a fiorire. A Pasqua lei e le sorelle riuscivano ancora a portare in casa bracciate di fiori, e con gli occhi scintillanti di lacrime il padre diceva: "Ah, sì, sì", quasi fossero una sorta di vestigio, fiori che non erano altro che un piacevole ricordo di fiori.
Perché quella casa solida e verticale le sembrava tanto abbandonata? Tanto straziata?

Marilynne Robinson, Casa, Einaudi

12 dicembre 2011

Sfocare la presenza 

Lui tornava ogni giorno, e ogni giorno se ne andava […] che fossero giorni di vacanza o di malattia, che fuori piovesse o ci fosse il sole, veniva e andava a piacimento e prendeva ciò che desiderava nel modo in cui voleva, con la facilità che cercava, per la durata che gli conveniva. Si scagliava su di lei così energico e a testa bassa che non vedeva quell’espressione, quei brevi cenni di invito a far piano, a prenderla con un po’ d’attenzione. […]
A Joseph bastava la certezza che un giorno, presto o tardi, sua figlia sarebbe arrivata a dirgli grazie per cose assai più importanti di una mela. Ad esempio il fatto di potersi lavare, di poter bere, dormire, o anche solo il semplice fatto di avere ancora occhi per vedere. […]
Era pronta persino a morire, ma sentire quanto fossero state amorevoli le cure del padre no.
 
Paolo Sortino, Elisabeth, Einaudi

8 dicembre 2011

La gioia non è mia

A come Ammissioni

A me piace vedere le persone riunite, forse è sciocco, ma che dire, mi piace vedere la gente che si corre incontro, mi piacciono i baci e i pianti, amo l’impazienza, le storie che la bocca non riesce a raccontare abbastanza in fretta, le orecchie che non sono abbastanza grandi, gli occhi che non abbracciano tutto il cambiamento, mi piacciono gli abbracci, la ricomposizione, la fine della mancanza di qualcuno, mi siedo in disparte con un caffè e scrivo nel diario, controllo gli orari dei voli anche se ormai li conosco a memoria, osservo e scrivo, cerco di non ricordare la vita che non volevo perdere ma che ho perduto e devo ricordare, essere qui mi riempie di gioia il cuore anche se la gioia non è mia.

Jonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino

7 dicembre 2011

Scrittori vittime di zotici censori 

Non avevo sentito nessuno parlare di uno scrittore come di una persona che aveva potere. Verità, sì. Intelligenza, comprensione, perfino coraggio, potere mai. In classe avevamo parlato di Pasternak e delle sue vicissitudini, e della lunga storia degli scrittori russi che erano stati imprigionati e uccisi per non aver scritto secondo le direttive del Partito. Augusto aveva esiliato l'idolo del nostro professore di latino, Ovidio. E quando il progressista professor Ramsey […] volle dimostrarci quali parvenu fossimo noi tutti, ricordò la mancanza di ospitalità che la nostra nazione aveva riservato a Lolita, a suo parere il più grande romanzo del secolo dall'Ulisse: un'altra vittima di quegli zotici di censori americani!
Ciononostante, l'effetto di tutte quelle storie era di farmi sentire non il potere di Augusto, ma la sua paura di Ovidio. E per quale motivo Augusto avrebbe dovuto temere Ovidio se non perché sapeva che né la sua divinità né tutte le sue legioni potevano proteggerlo da un buon verso poetico.

Tobias Wolff, Quell'anno a scuola, Einaudi Stile libero

2 dicembre 2011

La scrittura secondo Zadie

I never attended a creative writing class in my life. I have a horror of them; most writers groups moonlight as support groups for the kind of people who think that writing is therapeutic. Writing is the exact opposite of therapy. The best, the only real training you can get is from reading other people's books.

Zadie Smith

1 dicembre 2011

Sofferenza

Se si è molto legati a un paese e a una ideologia si soffre moltissimo quando ci si accorge che questa porta il paese alla distruzione.

Christa Wolf