L’origine dell’espressione povero in canna (che vuol dire “senza soldi, poverissimo”) ha origine incerta. Secondo alcune fonti sembrerebbe che la canna venga presa come simbolo di miseria e sventura [Dizionario dei modi di dire, Hoepli]. Infatti, nella descrizione che Matteo fa di Cristo (27, 27-29) si dice: “I soldati del governatore, condotto che ebbero Gesù nel Pretorio, gli radunarono intorno l’intera corte […]. Intrecciata poi una corona di spine, gliela misero in testa e gli misero una canna nella destra”. Quindi la canna sarebbe un simbolo di povertà, dato che Cristo viene denudato e schernito [qui e qui]. Che la canna fosse simbolo di miseria si diceva anche in tempi antichi, quando il povero portava con sé un fagotto contenente tutti i suoi averi legato a una canna. Poiché di notte, per non subire furti, dormiva col fagotto sotto la testa restava solo con la canna, da cui il significato [qui]. Altri affermano che il significato venga o dall’iconografia antica, poiché le dame e i cavalieri venivano raffigurati con un globo e una canna in mano a simboleggiare il potere e il suo opposto, o dal fatto che una volta la canna veniva esposta nella parte più alta della casa quando la famiglia che vi risiedeva era stata colpita da danni economici o sociali [qui].
Secondo un’altra interpretazione, l’idea di povertà sarebbe legata al fatto che la canna è internamente cava, e quindi non contiene nulla [Dizionario dei modi di dire, Hoepli], come credeva Giuseppe Manuzzi nel suo vocabolario del 1833 [qui].
La prima attestazione nota nell’italiano scritto dell’espressione povero in canna fu di Franco Sacchetti: “Tutti quelli che vanno tralunando [‘osservando gli astri, strologando’], stanno la notte su’ tetti come le gatte, hanno tanto gli occhi al cielo che perdono la terra, essendo sempre poveri in canna” [qui].