Dal lat. tardo anagògicum, gr. anagōgikós, il termine indica ciò che concerne l’anagogia, dal gr. anagōgē vale a dire “elevazione, sublimazione” [etimo.it] e quindi, nel linguaggio neoplatonico, “il passaggio, attraverso i gradi della realtà, dal sensibile all’intelligibile” [treccani.it]. Il senso anagogico di un testo sacro è dunque quello secondo cui le cose terrene sono considerate come simbolo delle cose celesti [hoepli.it].
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