Archive for gennaio 2013

God save the Queen

30 gennaio 2013

Inno nazionale. Rob si alzò e andò dietro al bancone. Si mise vicino a Stacey, spillò un altro giro e posò i soldi accanto alla cassa. Qualcuno cantava. Alzò lo sguardo e incrociò quello di suo padre seduto al tavolo. Non riusciva a dare un volto alle voci che cantavano forte in fondo alla stanza. Del fumo azzurro aleggiava davanti al primo piano di Beckham sul grande schermo. Suo zio Jim si mise a cantare a squarciagola, imitato da Glenn. God save the Queen. Send her victorious, happy and glorious.
Andre comincia a leggere, sai, Stace.
Rob lasciò perdere chi cantava e si rigirò verso di lei, nel tentativo di sbirciarle il seno mentre si chinava a prendere un pacchetto di patatine sotto al bancone, poi lanciò un’occhiata a Glenn per accertarsi che non lo avesse beccato a guardare la sorella.
Me l’hai già detto mille volte, rispose lei. Ma sai quanto gli serve.
Perché?
Mica gli ricuce la faccia, no?
No, ma imparare a leggere è importante.
È tardi ormai. Vuoi aspettare che compie tredici anni per imparargli a leggere?
Stava per chiederle di provarci lei, ma si morse la lingua e disse con aria mite: Però ci sta riuscendo, giuro.

Anthony Cartwright, Heartland, 66thand2nd

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Vita o raddoppia

28 gennaio 2013

La vita è breve, ma che cosa importa? Nei trentasei anni della sua, lei trovò il tempo per viverne due, una nella luce e l’altra nell’ombra.

Eugenio Baroncelli, su Jacqueline Pascal, da Falene

La famiglia e il pubblico

28 gennaio 2013

La famiglia è composta
da inservienti, belve,
clown, domatori e trapezisti.
Il pubblico è composto da famiglie.
Ma infine, ecco,
dammi fare la pista,
lo spazio,
la terra battuta.

Valerio Magrelli, tratto da Didascalie per la lettura di un giornale

Cos’è un capolavoro letterario?

27 gennaio 2013

Il capolavoro letterario è un libro eccezionale che crea il suo proprio criterio e che non si può giudicare se non tramite sé stesso. Espressione la più audace possibile di una personalità, ogni capolavoro è unico. Il capolavoro più esaltante dell’umanità.

Charles Dantzig

Stimoli biografici

27 gennaio 2013

Chiedete a lui. È Carrère che ha fatto un libro su di me. Sulla mia vita, sul mio talento. Io su di lui cosa avrei potuto scrivere?

Eduard Limonov

A volte basta chiamare per nome

27 gennaio 2013

Solo tu che lontano da noi
porti nelle calde sere
l’incanto orientale delle tue palpebre
e i fiori aromatici delle tue mani,

solo tu avresti potuto liberarmi
dalle braccia malefiche dei sogni
(essi stendono le loro ombre su di me
anche al di là delle notti).

Bastava che tu mi chiamassi per nome,
ma ecco tu stavi fra i sassi e le ginestre
nel vento del mattini,
ora ti baciavo, tu eri grave e muta.

Attilio Bertolucci, Solo tu

Correttore di bozze secondo Asimov

22 gennaio 2013

Correttore di bozze secondo Asimov

Quella differenza

18 gennaio 2013

Dentro un barile sul fondo di un battello, con una borraccia d’acqua incastrata fra le gambe e un pacchetto di veleno nascosto in tasca, Jacob Rappaport avvertiva una stretta allo stomaco – non perché fosse sul punto di fare qualcosa di pericoloso, ma perché era sul punto di fare qualcosa di sbagliato. Aveva diciannove anni ed era abituato a credere di non essere responsabile delle proprie azioni, che esistessero fattori e complicazioni di ogni tipo indipendenti da lui. Perciò si era detto che quella stretta era dovuta a qualcos’altro, che non c’era alcuna distinzione fra temere gli altri e temere sé stessi. Ma mentre aspettava che la seconda infinita notte trascorresse, con il mento premuto contro le ginocchia e le braccia premute contro le pareti di legno del barile, ascoltando lo schiaffo delle onde contro la stiva del battello di contrabbandieri che lo stava portando a New Orleans, quella differenza la sentiva. Tutto aveva avuto inizio a Pasqua dell’anno precedente, la prima volta che Jacob avrebbe potuto dire di no.

Dara Horn, Tutte le altre sere, di prossima pubblicazione per 66thand2nd

Il paradigma di Federer

14 gennaio 2013

Federer al giornalista Roger Jaunin: “Il mio compito è quello di giocare bene a tennis, sta a voi trovare le parole opportune”.

Una questione di solitudine

11 gennaio 2013

Visto dall’esterno, forse lo scrivere assomiglia al parlare. Ma dall’interno è una questione di solitudine. Le frasi scritte si comportano con i fatti vissuti come il silenzio di fronte alla parola.

Hertha Müller, Il fiore rosso e il bastone, Keller editore