Ero considerato una bella mente, supposizione che aveva un che di misterioso, per non dire di improbabile. Ero fisicamente ben messo, e irruente, un fastidio per gli altri, sempre pronto a far danno, a qualche bravata semidelinquenziale, e troppo presuntuoso, a volte, o una cosa o l’altra (spesso comunque non davo problemi); e poi, non componevo sinfonie, non scrivevo poesie e non mi producevo in stregonerie matematiche. Nessuno riponeva una particolare fiducia nella mia memoria, dato che i miei ricordi non combaciavano mai con quelli degli altri e il mio modo di ricostruire gli eventi forniva già un’interpretazione anche al semplice elenco dei fatti e delle azioni.
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