L’industria è vita e morte

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Ogu e origa. Occhio e orecchio. La montagna è viva, ha un corpo organico che la miniera squarcia nelle viscere, si muove e sibila. Va osservata nei minimi dettagli, nei suoi gesti impercettibili. Non ha diritto a segreti perché è troppo pericoloso concedergliene, a questo mondo chi non è ricattabile è un sovrano, e chi è sovrano va temuto e rispettato. Occhio e
orecchio, sempre, a ogni penetrazione nel ventre del gigante immenso e dormiente, almeno all’apparenza. Occhi irrequieti, vividi, all’erta. Orecchie tese. Armi sensoriali di difesa. Perché la pietra cambia ogni volta.
Perché laggiù bisogna stare attenti, sicuri di sé eppure attenti, la pietra non ha coscienza né compassione, può arricchire la vita e infliggere morte l’attimo dopo. È volubile, la pietra. Si può consumare metro dopo metro nelle viscere, si possono creare cripte e altari consacrati a Dio, ma non puoi addomesticarla, mai. Il tuo Dio non corrisponderà mai al suo.

Giancarlo Liviano D’Arcangelo, Invisibile è la tua vera patria, il Saggiatore

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Una Risposta to “L’industria è vita e morte”

  1. scrittorindipendenti Says:

    Non ho capito niente

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