Spesso, quando vedo dei vestiti con ogni genere di pieghe, ruches e gale, che si avvolgono belli sopra un bel corpo, penso che non si conserveranno così a lungo, che prenderanno pieghe impossibili a togliersi, che si riempiranno di polvere, la quale, penetrando fitta nelle decorazioni, non se ne andrà più, e che nessuno vorrà rendersi così patetico e ridicolo da mettersi ogni giorno, la mattina, lo stesso prezioso vestito per poi toglierselo la sera.
Eppure vedo ragazze, che sono senz’altro belle e mostrano tanti incantevoli muscoli e ossa delicate e pelle tesa e masse di capelli sottili, presentarsi però tutti i giorni in quell’unica mascherata naturale, prendersi sempre lo stesso viso tra le mani e lasciare che esso si riverberi nel loro specchio.
Solo a volte la sera, quando tornano tardi da una festa, esso sembra loro, nello specchio, consunto, gonfio, impolverato, già visto da tutti e impossibile a portarsi.
Franz Kafka, “Vestiti”, La metamorfosi e tutti i racconti pubblicati in vita, Feltrinelli
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