L’avevo convinta a leggere e le avevo regalato una copia di Orgoglio e pregiudizio in rumeno: Mindrie si prejudecata. All’inizio aveva creduto che scherzassi.
“Prova” le dissi. “Magari ti piace. Imparerai delle cose su di noi ridicoli inglesi”.
“Non leggo libri” mi disse lei.
Però sapeva leggere, e un giorno lo prese, lo rigirò tra le mani e iniziò a leggerlo. Dopo qualche giorno faceva dei commenti. Mi piaceva la sua indignazione.
“Darcy è veramente odioso” disse alla fine di un capitolo, e gettò il libro a terra.
Ma a mano a mano che leggeva le pagine diminuivano, perché le strappava per accendere il fuoco. La transitorietà del tutto era insita nella sua natura, e i libri erano come un viaggio: quando li finiva, non c’erano più. I libri come eredità per le generazioni future erano roba da gente stanziale. Per lei erano momenti di piacere temporanei, come la danza.
William Blacker, Lungo la via incantata, Adelphi, La collana dei casi, traduzione di Mariagrazia Gini
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