Venerdì, giorno del funerale, caldissimo e azzurro, con nuvole bianche teatrali che passavano in alto. Ted e io, vestiti di nero e accaldati, siamo passati davanti alla chiesa, abbiamo visto gli uomini in bombetta che uscivano dal cancello su un alto carretto nero con le ruote a raggi. Vanno a prendere il corpo, ci siamo detti; abbiamo lasciato un’ordinazione dal droghiere. L’orribile sensazione di un gran sorriso che ci spuntava incontrollabilmente sulla faccia. Il sollievo: è l’ostaggio per la morte, l’abbiamo scampata per il momento.
Sylvia Plath, Diari, 2 luglio 1962, traduzione di Anna Ravano
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