Io invece ero solo all’inizio del mio percorso, avevo appena fatto retromarcia sulla strada delle persone con i figli normali e preso l’altra via, quella dei figli diversi. Avevo da poco parcheggiato e iniziato questo lungo cammino tra le spine, nel buio. Doloroso e solitario. Pieno di domande senza risposta e di paure. L’istinto, camminando, era quello di tornare indietro, riprendere la macchina e sparire per sempre. Si incontrano, durante questo cammino, gelosie verso gli altri bambini, quelli normali: si incontrano incubi che soffiano sul collo, che si trasformano in realtà. Si incontrano buchi neri, baratri in cui si può cadere senza possibilità di risalita: sono momenti in cui niente e nessuno ti può aiutare.
È un percorso che si fa da soli, di notte, nel silenzio, e l’unica energia che spinge ad andare avanti è una rabbia violenta infusa dalla domanda: “Perché io?”.
Marina Viola, Storia del mio bambino perfetto, Rizzoli
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