Stamattina tre poesie rifiutate: da “Paris Review”, “New Yorker” e “Christian Science Monitor”. Con dei commenti, commenti gentili. La cosa importante è spedirle velocemente in giro. Appena penso: ah, queste me le prendono di sicuro, bang. Lunedì 8 giugno ho spedito a Knopf la mia raccolta di poesie The Devil of the Stairs. Come sono impopolare. Ne manderò un po’ a “Nation”. Bene, quest’anno ce l’ho fatta su “Sewanee”, “Partisan”, “Hudson”. E altre due per il “New Yorker”. Al “C.S. Monitor” il mio ultimo saggio, quello su Withens, è piaciuto. Nei prossimi devo metterci la Gente. Gente e fatti. Prossimo invio di poesie a Harcourt, Brace. La storia di Philip Booth con tutti i no delle case editrici. Poi il premio Lamont. Magari posso giocare anche io a questo gioco. […]
Devo scrivere un altro paio di racconti in modo da non essere triste, esageratamente triste, quando quelli già scritti mi tornano indietro dal “New Yorker”, dall’“Atlantic” eccetera. Quante migliaia di scrittori hanno più successo di me. Se non scrivo malgrado questo, malgrado i no, non mi merito i sì.
Sylvia Plath, Diari, mercoledì 10 giugno 1959