Archive for agosto 2015

Non fare il buffone di corte

18 agosto 2015

Dentro il cerchio

[…] Non essere insoddisfatto del tuo destino, sei un eletto.
Non cercare scuse morali per coloro che hanno tradito.
[…]
Le tue parole sono le più preziose.
[…]
Non credere all’immortalità degli scrittori, sono fesserie da professori.
[…]
Non fare il commediante, i boiardi sono abituati al divertimento.
Non fare il buffone di corte.
[…]
Guardati dalle mezze verità.
Quando tutto il mondo fa festa, non c’è ragione che anche tu vi prenda parte.
[…]
Non discutere con ignoranti di cose che sentono da te per la prima volta.
Non avere una missione.
Guardati da coloro che hanno una missione.
Non credere al “pensiero scientifico”.
Non credere all’intuizione.
Guardati dal cinismo, anche dal tuo.
[…]
Non cercare per lui circostanze attenuanti.
[…]

Danilo Kiš, Homo poeticus, Adelphi

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Inviolabile 

18 agosto 2015

Dentro il cerchio

Perciò trovato in quei libri anche la gloria della tua incorruttibilità, trasformata in idoli e simulacri di ogni generi foggiati a immagine dell’uomo corruttibile e degli uccelli e dei quadrupedi e dei serpenti.

Agostino

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L’offerta formativa di Oblique Studio

18 agosto 2015

I corsi di Oblique sono progettati per formare tutte le figure professionali che possano operare nel campo editoriale recuperando la tradizione e la componente artigianale propria di questo lavoro. Corsi per redattori, corsi per correttori di bozze, corsi specialistici di grafica editoriale e impaginazione e ebook.

via L’offerta formativa di Oblique Studio.

Inutile tormentarmi

17 agosto 2015

«La signorina Albertine se ne è andata!». Come, nella psicologia, la sofferenza va oltre la psicologia stessa! Un attimo prima, mentre stavo analizzandomi, avevo creduto che quella separazione, senza essersi rivisti, fosse appunto ciò che desideravo, e, paragonando la mediocrità dei piaceri che Albertine mi dava con la ricchezza dei desideri che mi impediva di realizzare, mi ero ritenuto perspicace, avevo concluso che non volevo più vederla, che non l’amavo più. Ma quelle parole: «La signorina Albertine se ne è andata» avevano provocato nel mio cuore una sofferenza tale che sentivo di non poter resistere più a lungo. Così, quel che avevo creduto non fosse nulla per me, era semplicemente tutta la mia vita. Come ci conosciamo male! Bisognava far cessare immediatamente la mia sofferenza; tenero verso me stesso come lo era stata mia madre verso la nonna morente, mi dicevo, con la stessa buona volontà che si dimostra nel non lasciar soffrire chi si ama: «Abbi un attimo di pazienza, ti troveremo un rimedio, stai tranquillo, non ti lasceremo soffrire così». Per porli sulla mia ferita aperta, il mio istinto di conservazione cercò in un ordine di idee di tal genere i primi calmanti: «tutto questo non ha alcuna importanza perché la farò tornare subito. Rifletterò sui mezzi, ma in ogni modo lei sarà qui stasera. Perciò, inutile tormentarmi».

Marcel Proust, da La fuggitiva, traduzione di Giovanni Raboni

Cos’è il decoro?

15 agosto 2015

cop

Una separazione consensuale non gli impediva di dare l’indirizzo di Angelica come fosse il suo. La separazione in sé non arrecò grossi disturbi, se non qualche saltuario corpo a corpo riguardo la divisione degli oggetti domestici. Una volta Angelica si presentò nel bel mezzo di una cena che Victor aveva organizzato a casa sua e portò via la mobilia della sala da pranzo. Gli ospiti erano ancora all’aperitivo, nel brutto e freddo salone sull’altro lato dell’ingresso. Finsero di non vedere […] — tutti tranne Lily, che strinse il suo bicchiere di Campari con entrambe le mani e rimase immobile sulla soglia a guardare.
Era la prima volta che vedevamo Angelica. Dentro una valigetta di coccodrillo portava un’ingiunzione di un tribunale italiano, firmata da un suo parente, e sei copie di un permesso per trasportare tutto quanto oltre frontiera, senza dover pagare dazi doganali. Arrivò con un furgone, che fece parcheggiare all’autista proprio davanti alla porta d’ingresso, come in una retata della polizia. Lily passò in rassegna con lo sguardo il suo abito rosso, ben stretto da una cintura, il cappello di paglia rossa e lucida, lo smalto per unghie dello stesso identico colore del cappello. I capelli, giallo nasturzio, erano più lunghi di quelli di Lily. Trascinò una scaletta fuori dalla cucina, si tolse con un calcio i delicati sandali rossi, salì a piedi nudi. (Il tavolo era già stato spostato, il tappeto arrotolato e caricato sul furgone.)
Angelica esaminò il lampadario a bracci, per vedere se fosse possibile tirarlo giù, mentre Victor, ai piedi della scaletta, osservava con placida disapprovazione le gambe nude della moglie. “È indecoroso, Angelica” disse. Lei rispose con l’equivalente di “cos’è il decoro?” ma in una lingua più violenta e personale, e cominciò a svitare le lampadine. (Lily mi fece ricordare, in seguito, che Victor non aveva mai smesso di grattarsi la nuca.) Alla fine si arrese, la lasciò lì, e portò la sua compagnia di sette persone al ristorante, dove pagò con un assegno che avrebbe potuto anche essere a vuoto: lo sventolò con un gesto teatrale per asciugare l’inchiostro della firma e suggerì al cameriere di farlo incorniciare.

Mavis Gallant, “Meglio lasciar correre”, Varietà di esilio, Bur, traduzione di Giovanna Scocchera

Il consueto e l’inconsueto nei romanzi della Murdoch (parola di Manganelli)

11 agosto 2015

Dentro il cerchio

È un libro ambizioso e singolare: intellettualmente e letterariamente assai interessante, ma non privo di irregolarità, goffaggini, cadute di stile; ha parti potenti e di intensa fantasia, ha pagine di un respiro affascinante; non è un libro perfetto, ma certo è un libro del tutto inconsueto. È la storia di una comunità laica anglicana, che vive all’ombra di un’antica chiesa, presso un convento di suore; in questa comunità entrano due figure ad essa variamente incongrue, che finiranno col distruggerla. Una è Dora, una donna di immature strutture psicologiche, con molti caratteri della sgualdrina innocente; l’altro — la massima invenzione del libro — è Michael, un uomo che ha tutta la vocazione psicologica del santo, ma che è costantemente portato a rovina da impulsi omosessuali; impulsi, anche questi, stranamente innocenti, anzi oscuramente legati alla bontà, gentilezza, religiosità di Michael. Non è un libro facile: non solo perché rappresenta un mondo morale…

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Un messaggio qualsiasi dall’imperatore

11 agosto 2015

Dentro il cerchio

Alla casa editrice Adelphi.
Vi disturbo per sollecitare una risposta a un testo (Clandestinità) che è presso di voi da ben due anni e mezzo, e tace sempre.
Già alcuni mesi fa ho fatto una piccola telefonata per sollecitare, e la voce che ha risposto, con grande gentilezza (cosa rara quando si telefona a una casa editrice, le cui voci autorizzano sempre il sospetto di avere chiamato per sbaglio una macelleria) prometteva una certa e sollecita risposta, un’indicazione, almeno, un segnale di fumo. Ma sono ancora in attesa di un messaggio qualsiasi dall’imperatore.

Antonio Moresco, Lettere a nessuno, Bollati Boringhieri (poi Einaudi Stile libero)

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Presenza di linguaggio

11 agosto 2015

Dentro il cerchio

Il linguaggio non cancella mai del tutto la propria presenza, ma dà l’impressione di farlo nei casi in cui il significato presume una priorità.

Percival Everett, Cancellazione, Instar

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Scaldare il cuore al prossimo

11 agosto 2015
 “I Weller, con il loro messaggio positivo, volevano scaldare il cuore al prossimo. Ma io non vedevo l’ora di andarmene. I Weller prima erano stati vedovo e vedova.
I Weller, naturalmente, si offrirono di scattarci una foto. Un gesto gentile; c’era da aspettarselo. Gli consegnammo la nostra macchina, e mentre Bing cercava di capire come usarla, corremmo in acqua. Tornammo in superficie, abbracciati, e ci girammo verso i Weller.
Nella foto sembra che debba appoggiarmi per stare in piedi. Non guardo i Weller. Guardo in basso, dove giacciono invisibili le fedi nuziali perdute, che ora hanno preso il colore della sabbia o del mare o della carne.”
Amy Hempel, “Spunta il giorno”, da Ragioni per vivere, Mondadori,  traduzione di Silvia Pareschi

Appuntato al talento

8 agosto 2015

Appuntato al talento come a un’uniforme,
il grado dei poeti è noto a tutti;
stupirci come un temporale possono,
morire tanto giovani, per anni viver soli.

Possono scatenarsi come ussari: ma lui deve
liberarsi del suo dono puerile e apprendere
a esser complesso e semplice, a esser uno
che nessuno si sogna di seguire.

Per realizzare il più facile dei suoi voti,
deve infatti far sua tutta la noia,
prono agli ovvi lamenti dell’ amore, tra i Giusti

esser giusto, tra i Luridi essere pure lurido,
e, se può, nel suo debole Io deve soffrire
senza intendere tutti i misfatti dell’Uomo.

Wystan Hugh Auden, Il romanziere, traduzione di Nicola Gardini