
“Oh, ma è una catastrofe. Non va per niente bene,” si lamentò Mr Spicer, “devi dare una mossa a tua moglie. Non puoi permetterle di mollare così. Facciamo un altro bestseller come Disturbatore della quiete pubblica, andava via come focaccine, lo sai anche tu, e La penna è più forte… è andato benissimo. Ho ordinato la sesta edizione proprio oggi. Dobbiamo avere un altro libro di John Smith, è il momento giusto, dille di mettersi al lavoro su qualcosa dello stesso genere.”
“No,” ripeté Mr Abbott.
Mr Spicer corse incontro al suo destino e disse sorridente: “Ti dico io cosa fare: comprale una penna nuova, una di quelle belle paffute, e una grossa risma di carta bianca, e vedi che cosa
succede. Se questo non funziona…”.
“Pensa ai fatti tuoi,” disse Mr Abbott bruscamente, “e lascia stare mia moglie. Non ci saranno altri John Smith. Mia moglie non scriverà mai più… perché dovrebbe?”
“Ma santo cielo!” strillò Mr Spicer, sorpreso e costernato. “John Smith è un bestseller. Non dirmi che le impedirai di scrivere. Pensa che peccato,” continuò Spicer, torcendosi le mani, “pensa che peccato. Abbiamo fatto due libri, in assoluto i più divertenti che abbia mai letto – vera satira –, e tu mi vieni a dire che non ce ne saranno più? Lei deve continuare a scrivere, ha il suo pubblico. È un genio, e tu l’hai sposata e l’hai sbattuta in cucina a far da mangiare.”
L’ultima frase era scherzosa, ovviamente, ma Mr Abbott non era dell’umore adatto. Colpì rabbiosamente il tavolo con un pugno.
“Non cucina proprio niente, brutto idiota!” urlò. “Non fa altro che spassarsela, pranzi, cene, bridge…”
“Oh, mio Dio!” disse Mr Spicer con tono rispettoso. Scese giù dalla scrivania e se ne andò.
D.E. Stevenson, La vita matrimoniale di Miss Buncle, astoria, traduzione di Ester Borgese