Il bambino gli diede la buonanotte, ed egli si chinò a baciarlo sul nasetto lentigginoso, e gli disse di sognare la mamma. Così si trovò solo davanti alla tavola, e scoprì per la prima volta che una tavola dopo che si è mangiato ha qualcosa di triste, con tutto quel disordine di briciole e di bucce, i bicchieri mezzi vuoti, i tovaglioli spiegazzati. Decise di uscire.
Natalia Ginzburg, Un’assenza, Einaudi
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