Archive for ottobre 2017

Scott e Zelda

31 ottobre 2017

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Ah, Fitzgerald!
Da ragazzo, Scott (perché nessuno all’infuori di sua madre lo chiamò mai Francis) scriveva di Zelda: “Mi sono innamorato di un turbine di vento, e devo tessere una rete grande abbastanza da imprigionarlo e cacciarlo via dalla mia testa, una testa piena del tintinnio di monete che sfuggono via, l’incessante carillon del povero…”. E Zelda sembrava rispondergli, molti anni dopo, in una lettera dalla clinica psichiatrica svizzera in cui era finita: “Scott, ti amo più d’ogni altra cosa sulla terra e, se ti sei offeso, io sono disperata. Ti prego, amamai. La vita è molto confusa. Io ti amo”.

Edoardo Nesi, Storia della mia gente, Bompiani

 
Il momento in cui sono arrivato più vicino a lasciarti è stato quando in rue Palatine mi hai detto che ero un frocio, ma a quel punto qualunque cosa dicessi suscitava in me una sorta di pena spassionata nei tuoi confronti. Nonostante la tua brillante capacità d’osservazione e la tua intelligenza superiore, riesco a indovinare, senza prove e persino con un certo stupore, perché e da dove è nata quella scorciatoia mentale. Vorrei che Belli e dannati fosse un libro scritto con maturità, perché è tutto vero. Ognuno ha distrutto se stesso, ma non ho mai pensato che ci siamo distrutti a vicenda.

Sarà un capolavoro. Lettere all’agente, all’editor e agli amici scrittori, minimum fax, a cura di Leonardo Luccone, traduzione di Vincenzo Perna

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Giorgio Ghiotti, La città che ti abita (di I. Grasso)

29 ottobre 2017

Poetarum Silva

Giorgio Ghiotti, La città che ti abita, Empirìa, 2017

di Ilaria Grasso

Mentre in America esce il nuovo libro di George Saunders, Lincoln nel bardo, penso ai poeti e agli scrittori di casa nostra. Mi domando se si siano mai interrogati su questo stato della mente in cui la coscienza viene separata dal corpo e leggendo la raccolta di Giorgio Ghiotti, La città che ti abita, ho pensato molto al bardo come concept di lettura e di scrittura.
Nel bardo la mente acquisisce un corpo mentale simile a quello del sogno e ha il potere di raggiungere qualsiasi luogo, in qualsiasi momento, senza alcun ostacolo. La vita nel bardo è fatta di sofferenze, sia per la non accettazione della propria morte, sia per l’attaccamento a se stessi, alla famiglia, agli amici, ai propri averi.

[…] cosa dovremo raccontare
di questi anni infiniti che a cento volti
insieme…

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Il macero macera tutto

23 ottobre 2017

Lo farò ristampare. Roba da ridere. Le copie, quasi tutte, sono rifluite al magazzino dell’editore, che se ne lamenta e che non ha altra via da seguire se non quella del macero. Il macero macera tutto: le pagine, la pelle, le illusioni di uno scrittore. Dalla poltiglia, che la parola “macero” suscita, si ricava altra carta, altre pagine per altri scrittori da mandare, poi, al macero.

Libero Bigiaretti, “L’uomo che mangia il leone”, Il dissenso, Bompiani

Una volta con Ingeborg

17 ottobre 2017

La vecchiaia, disse, è orribile. Ma tutto è orribile, le dicevo. Con una specie di allegria. Tentavo di convincerla che tutto è davvero orribile (a quel tempo le nostre vite non erano affatto male) e non per finta. Allora i suoi occhi irradiavano felicità, e passarono gli anni. Brevi. Ogni giorno andavo al Sant’Eugenio, reparto grandi ustionati. Due volte entrai in una stanza che doveva essere asettica.

Fleur Jaeggy, “La stanza asettica”, Sono il fratello di XX, Adelphi