Archive for the ‘dentro l’editoria’ Category

Bestiario invisibile

13 giugno 2022

Una foresta di simboli

Le nostre città allora, quelle stesse città che sono il compendio del nostro impatto sulla Terra, possono diventare il simbolo di una nuova speranza. La natura della città è forse l’ultima forma di natura ancora in grado di responsabilizzarci e cambiare la nostra visione del mondo e il nostro modo di agire nei confronti della biodiversità. Ripensando a tutta la sofferenza e a tutta la bellezza cui avevo avuto la fortuna di assistere in quella lunga giornata, i miei occhi si facevano strada nell’intrico del cespuglio dov’erano scomparse le volpi; nonostante il buio del sottobosco, una nuova luce mi annebbiava la vista.
Marco Granata, Bestiario invisibile: Guida agli animali delle nostre città (Il Saggiatore, 2022)

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“Consolazione” tra magia oscura e magia umana

16 aprile 2022

Consolazione, Michele Orti Manara
(Rizzoli, 2022)

consolazioneA Roccasa tutti si conoscono. Le famiglie e i cognomi sono sempre quelli, si sa: nei piccoli paesi non si può avere segreti, perché non c’è abbastanza spazio per averne. I misteri, quando ci sono, diventano consuetudini: ci si abitua alla loro presenza. E se anche si deve convivere con forze inquietanti, di cui si avverte la presenza ma che non ci si riesce a spiegare, si impara ad ignorarle, tanto se si è contadini, quanto se si è uomini di chiesa.

Per la verità un mistero c’è, a Roccasa. C’è una stirpe di donne che tutti chiamano sarachie: in paese sono malviste perché sono una sorta di streghe, che di madre in figlia si trasmettono una scienza silvestre di cui solo il loro sangue sembra trattenere la conoscenza. Per quanto inquietanti agli occhi dei compaesani, però, le sarachie…

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La rassegna stampa di “La casa mangia le parole”

1 marzo 2020

“L’ho letto subito, divorato per la verità. È stata una sorpresa. Una sorpresa buona. È scritto in modo magistrale ma quel che più conta strutturato ancor meglio. Poiché letto anch’esso da poco, c’è qualcosa in comune con Il colibrì di Veronesi. Non c’entra niente, ovviamente. Ma sono due vere ‘commedie all’italiana’. Più toscana quella di Veronesi, più italiana in senso ampio quella di Luccone. La casa mangia le parole è sentimentale, drammatico, morale. Un libro vero. Un’opera prima, la più notevole degli ultimi anni.”
Franco Cordelli

“Quando traduci e curi molto bene i romanzi degli altri, e lo fai per vent’anni, dentro di te dev’esserci per forza un bravo romanziere. Leonardo G. Luccone lo ha trovato, e lo ha tirato fuori.”
Sandro Veronesi

“Un romanzo che scoppia di energia. La tristezza della discordia coniugale sulla faccia del figlio dislessico è lacerante, vivida. L’amicizia tra De Stefano e Moses è tratteggiata in modo meraviglioso. Sono i dialoghi magistrali a portare avanti il romanzo, un romanzo notevole.”
Percival Everett

“Lo stile smerigliato, naturalmente; i dialoghi perfettamente cesellati, certo; ma nessun critico ha ancora descritto una struttura così pazientemente costruita che non si nota nemmeno, così abilmente nascosta in bella vista che due personaggi ne parlano tra loro (senza contare un certo indirizzo email). La Casa è un capolavoro che aspetta con pazienza tutti quelli che troveranno la chiave per aprirla.”
Simone Barillari

“Scritto al polo opposto della commedia, il romanzo di Luccone sviluppa con serietà e immaginosità i temi pressanti del presente e scortica a sangue vivo chi ci racconta storielle consolatorie.
Non è usuale. E va preso in considerazione come tra i libri più originali e tragici della stagione.”
Silvio Perrella, lettera di candidatura al premio Strega

Materiali
– Comunicato stampa del libro;
– Copertina in media definizione;
– Copertina in alta definizione;
– L’autore.

Dicono di La casa mangia le parole
– Presentazione di Silvio Perrella al premio Strega, 26 febbraio 2020;
– Antonella Del Giudice (intervista) e letture di Stefano Ariota (letture), Il salotto Julie, Julie Italia, 26 febbraio 2020;
– Antonia Santopietro (intervista, con Moses Sabatini), zestletteraturasostenibile.com. 25 febbraio 2020;
– Eleonora Cadelli, linguaenauti.it, 21 febbraio 2020;
– illibraio.it, 17 febbraio 2020;
– L’Indiscreto, febbraio 2020;
– Lorenzo Morandotti, Corriere Como, 14 febbraio 2020;
– redazione, Corriere Como, 13 febbraio 2020;
– Antonello Saiz, satisfiction.eu, 12 febbraio 2020;
– Isabella Spagnoli, La Gazzetta di Parma, 11 febbraio 2020;
– Luca Bottura, Robinson, 8 febbraio 2020;
– Cinzia Zanchi, storygenius.it, 7 febbraio 2020;
– Antonello Saiz, giudittalegge.it, 4 febbraio 2020;
– Giovanna Triolo, parmareport.it, 3 febbraio 2020;
– Alberto Sagna, Momento-sera, 22 gennaio 2020;
– Monica Pezzella, nazioneindiana.com, 20 gennaio 2020;
– Salvatore Lo Iacono, Giornale di Sicilia, 17 gennaio 2020;
– Giacomo Giossi, il manifesto, 16 gennaio 2020;
– Mattia Insolia (intervista), lindiependente.it, 14 gennaio 2020;
– Filippo La Porta, la Repubblica, 12 gennaio 2020;
– Matteo Moca, Blow up, gennaio 2020
– appuntidicarta.it, 31 dicembre 2019;
– Alessandro Zaccuri, Avvenire, 20 dicembre 2019;
– Paola Zoppi, intervista, Radio proposta in blu, 18 dicembre 2019. Scarica mp3;
– Livio Partiti, ilpostodelleparole.it, 14 dicembre 2019;
– Laura Pezzino, vanityfair.it, libro #35, 13 dicembre 2019. Pdf;
– David Valentini, criticaletteraria.org, 13 dicembre 2019;
– Emanuela D’Alessio, viadeiserpenti.it, 2 dicembre 2019;
– Alessandro Beretta, la Lettura, primo dicembre 2019;
– Il Libraio, dicembre 2019;
– Simona Sparaco, tuttolibri, 30 novembre 2019;
– Gennaro Serio, il venerdì, 29 novembre 2019;
– Giovanni Di Marco, lucialibri.it, 24 novembre 2019;
– Intervento, Rai Letteratura, 20 novembre 2019;
– Tommaso Giartosio (intervista), Fahrenheit, Radio 3, 19 novembre 2019;
– iamjomarch.com, 10 novembre 2019;
– Intervista di Carlo Gallucci, Tg5, 13 novembre 2019;
– Enzo Baranelli, cabaretbisanzio.tk, 7 novembre 2019;
– pescarafestival.it, novembre 2019;
– Gabriele Ottaviani, convenzionali.wordpress.com, 12 ottobre 2019;
– Tiziano Gianotti, D di la Repubblica, 12 ottobre 2019;
– illibraio.it, 11 ottobre 2019;
– Il Mattino, 28 agosto 2019;
– Nina MacLaughlin, Boston Globe, 10 gennaio 2019.

In evidenza:
“C’è Carver, per stile e tematica, c’è l’autobiografismo spietato di Francesco Piccolo, c’è una filigrana di satira e autosatira che non concede nulla alla risata autoconsolatoria.”
Luca Bottura, Robinson, 8 febbraio 2020

“Il grande romanzo italiano parrebbe essere in realtà un grande romanzo americano; un romanzo che rompe gli argini dell’italianità tradizionalmente intesa. […] Nessuno aveva mai avuto il coraggio di farlo: valicare apertamente, platealmente il confine dell’italianità formato famiglia. […] quelli che non si sono ancora accorti che se un romanzo italiano oggi assomiglia a un romanzo americano è proprio perché – diamo credito alla realtà – l’Italia oggi assomiglia all’America. […] Non c’è bisogno di aver visto letto ascoltato e scopiazzato film libri musica in traduzione. Non abbiamo più bisogno di copiare. L’originale da cui copiavamo – se mai abbiamo copiato, perché in arte raramente si copia, più verosimilmente si trae ispirazione – ci appartiene. Si chiama contaminazione. […] Qualche anno fa lo stesso Luccone, che ha scritto un grande romanzo, non sarebbe stato d’accordo. Adesso chissà.”
Monica Pezzella, nazioneindiana.com, 20 gennaio 2020

“Luccone ha scelto il sentiero più stretto e impervio (salti temporali, digressioni, divagazioni, sottotrame) per sprigionare la propria fantasia romanzesca. Niente strizzate d’occhio al pubblico, per intenderci, poca affabulazione pura, piuttosto uno stile ricercato (con una grande attitudine ai dialoghi) che può disorientare quelli che non sono lettori forti.”
Salvatore Lo Iacono, Giornale di Sicilia, 17 gennaio 2020

“Luccone riprende i temi di un Novecento squassato ormai nella memoria di interprentazioni e reinterpretazioni e lo rimette a lucido proponendo al lettore i suoi migliori stilemi. […] evita stucchevoli soluzioni e lavora invece meticolosamente strutturando un corpo che si poggi su dialoghi ben scritti tanto da diventare una vera e propria spina dorsale narrativa. […] Luccone con La casa mangia le parole si definisce come autore con una voce propria, preludio migliore non si poteva prevedere.”
Giacomo Giossi, il manifesto, 16 gennaio 2020

“Un romanzo ‘ipernarrativo’ […], ossessionato dal nostro rapporto con le parole. Il fine è la meraviglia, ma anche un tener desta l’attenzione critica del lettore verso il nostro presente, dunque un ‘intrattenimento’ assai diverso da quello della letteratura-cabaret oggi dominante. […] Un punto di forza è rappresentato dai dialoghi, di rotonda, concisa perfezione.”
Filippo La Porta, la Repubblica, 12 gennaio 2020;

“Con una scrittura limpida, precisa e leggera, che funziona come strumento perfetto per una narrazione che si muove tra diversi piani temporali, Luccone mette in scena i travestimenti che presenta il reale, persone che si rivelano essere diverse da quello che sono, posizioni lavorative elevate che nascondono solo una profonda infelicità, incomprensioni tra i genitori che si trasformano nel dolore dei figli e, infine, la grande macchina del capitalismo, la sovrastruttura che raccoglie tutto, che mostra i suoi caratteri più spietati. Un romanzo duro, ma che non cancella la speranza di una possibile salvazione.”
Matteo Moca, Blow up, gennaio 2020

“Leonardo Luccone trascina il lettore nel gorgo di un racconto che da individuale (la crisi matrimoniale a seguito dell’emancipazione del figlio) diventa canto collettivo.”
appuntidicarta.it, 31 dicembre 2019;

“Esordio inconsueto con un impianto abilmente sostenuto da un alternarsi di piani temporali. Un finale tanto misurato nella sua formulazione quanto essenziale per cogliere l’equilibrio complessivo. Un Underworld italiano scandito da un intreccio di dialoghi straordinariamente verosimile.”
Alessandro Zaccuri, Avvenire, 20 dicembre 2019

“Sono tutti, madre, padre e figlio, sull’orlo di un anno che spazzerà via tutte le loro certezze.”
Laura Pezzino, vanityfair.it, libro #35, 13 dicembre 2019. pdf;

“Per rappresentare «il silenzio inconcepibile» delle parole Luccone ha messo in campo tutti gli strumenti di cui dispone […]). Ha costruito una metanarrazione senza regole temporali e narrative, consentendo alla realtà di irrompere continuamente nella fiction, e utilizzando al meglio il potente sostegno che la letteratura mette a disposizione di chi avverte un’urgenza, di chi dalla scrittura ricava un salvifico effetto.”
Emanuela D’Alessio, viadeiserpenti.it, 2 dicembre 2019

“Un romanzo ambizioso nella struttura e nella scrittura. […] Nella coralità del romanzo, Luccone lancia diverse tracce narrative che si annunciano insinuando attese nel lettore, per poi sparire e riemergere inattese a distanza: un moto carsico delle storie, ben gestito e reso possibile dall’ampiezza della compagine.”
Alessandro Beretta, la Lettura, primo dicembre 2019

“Il romanzo si muove su più piani e non segue una linearità cronologica. Un po’ come la memoria, va dove gli pare. Luccone però sa benissimo dove vuole condurci. Con una lingua chirurgica, controllata, abilissima nel definire caratteri e stati d’animo, e un dialogo convincente, lentamente ci porta verso un finale dove ogni nodo si dipana, ogni aspetto apparentemente slegato dagli altri trova una sua ragione d’essere.”
Simona Sparaco, tuttolibri, 30 novembre 2019

“Il fuoco della narrazione riesce a trovare un equilibrio tra fotografia di famiglia e panoramica collettiva, grazie anche al racconto della Bioambiente, azienda romana per la quale lavora De Stefano (raccontata soprattutto attraverso dialoghi particolarmente curati).”
Gennaro Serio, il venerdì, 29 novembre 2019

“È uno stile originale e ricercato, quello di Luccone, […] l’autore si affida al ricordo e consapevolmente abbandona sentieri sicuri, nel tentativo di stimolare il lettore, di spiazzarlo, di indurlo alla riflessione.”
Giovanni Di Marco, lucialibri.it, 24 novembre 2019

“Grande esordio nel romanzo di Leonardo G. Luccone. […] Dialoghi superbi come è raro incontrarne nella letteratura italiana contemporanea.”
Enzo Baranelli, cabaretbisanzio.tk, 7 novembre 2019;

“[…] una storia poderosa e di rara coerenza, che si muove su diversi piani intessuti fra di loro con eleganza e raffinatezza talmente pregevoli da apparire inconsuete, oltre che benedette, nel panorama letterario contemporaneo.”
Gabriele Ottaviani, convenzionali.wordpress.com, 12 ottobre 2019

“Luccone ha scritto il romanzo degli Anni di Merda – ed è un romanzo notevole. Finalmente, viene da dire: uno scrittore italiano da leggere. […] un elegante e luminoso esercizio di esorcismo che non lascia via d’uscita al lettore: merito di una padronanza della lingua che è sostanza di scrittura, rigore, e induce rispetto. Non è poco: è la base per trovare un ascolto serio e lo stigma dello scrittore. Diciamolo: è la letteratura.”
Tiziano Gianotti, D di la Repubblica, 12 ottobre 2019

“Comincia così, con un Capodanno pieno di non detti, il primo romanzo di Leonardo G. Luccone, che – grazie a uno stile inedito, dalla tessitura sapiente, all’uso incalzante e originale dei dialoghi, a un congegno narrativo che nel finale svela il suo magistrale equilibrio – tiene assieme i temi del disagio privato, la decadenza di un’intera classe, il grande sfondo di una Natura che pare ribellarsi alle nostre insolenze e mostra tutta la sua impietosa potenza.”
illibraio.it, 11 ottobre 2019

“La casa mangia le parole”, di Leonardo G. Luccone

31 dicembre 2019

Appunti di carta

Ripongo sempre fiducia nei libri che vengono dal destino – l’ho già detto. “La casa mangia le parole” arriva da lì, un incontro creato dalla sorte. Ma io all’occasionalità dei libri non ho mai creduto.

“31 dicembre 2011

E’ uno di quei giorni che non si ricordano mai se non perché è un giorno di partenza, quei giorni dove il tempo si mette a fare le bizze e ingrigisce pure quel residuo che a Roma si chiama sole d’inverno, un sole che rende meno cupe e umide le giornate della stagione triste e sembra che ci siano troppe poche occasioni per far succedere qualcosa, e si procede così, per inerzia o a strappi, e alla fine della giornata ci si ritrova ammaccati per niente” (pos.40)

Nelle favole di Esopo i protagonisti non hanno nome. C’è la volpe furba, la cicala ingenua, la tartaruga saggia, l’uomo sciocco che grida al…

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Il tour di La casa mangia le parole

23 dicembre 2019

Le prossime presentazioni di Leonardo G. Luccone con La casa mangia le parole (Ponte alle Grazie).

📍 primo marzo 2020, ore 18,30, libreria Feltrinelli, Pescara, con Francesco Coscioni e Peppe Millanta;

📍 29 febbraio 2020, ore 18,30, libreria Empatia, Teramo, con Rachele Palmieri;

📍 15 febbraio 2020, ore 18,30, libreria Tempo Ritrovato Libri, Milano, con Edoardo Brugnatelli;

📍 14 febbraio 2020, ore 18,00, Libreria Ubik-Como, con Lorenzo Morandotti;

📍 4 febbraio 2020, ore 18,30, libreria iocisto, Napoli, con Silvio Perrella;

📍 primo febbraio 2020, ore 18,30, libreria Libreria Diari di Bordo – Libri Per Viaggiare, Parma;

📍 31 gennaio 2020, ore 18,30, libreria La Confraternita Dell’uva, Bologna, con Luca Bottura;

📍 25 gennaio 2020, ore 18,00, libreria Novarcadia Ubik, Casalpalocco, gruppo di lettura, Roma;

📍 18 gennaio 2020, ore 18,00, Libreria Rinascita, Ascoli Piceno, con Antonio D’Isidoro;

📍 16 gennaio 2020, ore 18, Moby Dick biblioteca hub culturale, Roma, con Gioacchino De Chirico;

📍 15 gennaio 2020, ore 18, Walden Milano, Milano, 101 anni dal Molasses Flood, con Moses Sabatini.

La casa mangia le parole, rassegna stampa

17 dicembre 2019

luccone_casa_copertina-1.jpg

“L’ho letto subito, divorato per la verità. È stata una sorpresa. Una sorpresa buona. È scritto in modo magistrale ma quel che più conta strutturato ancor meglio. Poiché letto anch’esso da poco, c’è qualcosa in comune con Il colibrì di Veronesi. Non c’entra niente, ovviamente. Ma sono due vere ‘commedie all’italiana’. Più toscana quella di Veronesi, più italiana in senso ampio quella di Luccone. La casa mangia le parole è sentimentale, drammatica, morale. Un libro vero. Un’opera prima, la più notevole degli ultimi anni.”
Franco Cordelli

“Quando traduci e curi molto bene i romanzi degli altri, e lo fai per vent’anni, dentro di te dev’esserci per forza un bravo romanziere. Leonardo G. Luccone lo ha trovato, e lo ha tirato fuori.”
Sandro Veronesi

“Un romanzo che scoppia di energia. La tristezza della discordia coniugale sulla faccia del figlio dislessico è lacerante, vivida. L’amicizia tra De Stefano e Moses è tratteggiata in modo meraviglioso. Sono i dialoghi magistrali a portare avanti il romanzo, un romanzo notevole.”
Percival Everett

“Luccone ha scritto il romanzo degli Anni di Merda – ed è un romanzo notevole. Finalmente, viene da dire: uno scrittore italiano da leggere. […] un elegante e luminoso esercizio di esorcismo che non lascia via d’uscita al lettore: merito di una padronanza della lingua che è sostanza di scrittura, rigore, e induce rispetto. Non è poco: è la base per trovare un ascolto serio e lo stigma dello scrittore. Diciamolo: è la letteratura.”
Tiziano Gianotti, D di la Repubblica, 12 ottobre 2019

“Esordio inconsueto con un impianto abilmente sostenuto da un alternarsi di piani temporali. Un finale tanto misurato nella sua formulazione quanto essenziale per cogliere l’equilibrio complessivo. Un Underworld italiano scandito da un intreccio di dialoghi straordinariamente verosimile.”
Alessandro Zaccuri, Avvenire, 20 dicembre 2019

“Sono tutti, madre, padre e figlio, sull’orlo di un anno che spazzerà via tutte le loro certezze.”
Laura Pezzino, vanityfair.it, libro #35, 13 dicembre 2019. pdf;

“Un romanzo ambizioso nella struttura e nella scrittura. […] Nella coralità del romanzo, Luccone lancia diverse tracce narrative che si annunciano insinuando attese nel lettore, per poi sparire e riemergere inattese a distanza: un moto carsico delle storie, ben gestito e reso possibile dall’ampiezza della compagine.”
Alessandro Beretta, la Lettura, primo dicembre 2019

“Il romanzo si muove su più piani e non segue una linearità cronologica. Un po’ come la memoria, va dove gli pare. Luccone però sa benissimo dove vuole condurci. Con una lingua chirurgica, controllata, abilissima nel definire caratteri e stati d’animo, e un dialogo convincente, lentamente ci porta verso un finale dove ogni nodo si dipana, ogni aspetto apparentemente slegato dagli altri trova una sua ragione d’essere.”
Simona Sparaco, tuttolibri, 30 novembre 2019

“Il fuoco della narrazione riesce a trovare un equilibrio tra fotografia di famiglia e panoramica collettiva, grazie anche al racconto della Bioambiente, azienda romana per la quale lavora De Stefano (raccontata soprattutto attraverso dialoghi particolarmente curati).”
Gennaro Serio, il venerdì, 29 novembre 2019

“È uno stile originale e ricercato, quello di Luccone, […] l’autore si affida al ricordo e consapevolmente abbandona sentieri sicuri, nel tentativo di stimolare il lettore, di spiazzarlo, di indurlo alla riflessione.”
Giovanni Di Marco, lucialibri.it, 24 novembre 2019

“Grande esordio nel romanzo di Leonardo G. Luccone. […] Dialoghi superbi come è raro incontrarne nella letteratura italiana contemporanea.”
Enzo Baranelli, cabaretbisanzio.tk, 7 novembre 2019;

“[…] una storia poderosa e di rara coerenza, che si muove su diversi piani intessuti fra di loro con eleganza e raffinatezza talmente pregevoli da apparire inconsuete, oltre che benedette, nel panorama letterario contemporaneo.”
Gabriele Ottaviani, convenzionali.wordpress.com, 12 ottobre 2019

 

La vendetta della Natura

23 ottobre 2019
  1. «La Natura è tutto. La Natura parla. La Natura è ferita ma ci parla con lo stesso amore di prima.»
  2. «La Natura attuerà la sua incauta vendetta.»

tratto da:

Questo mondo che respira di Moses Sabatini

Distruttiva

11 Maggio 2019

“Scusami, sono odiosa. È tutta la settimana che mi sento così distruttiva. È tremendo. Sono orribile.”

J.D. Salinger, Franny e Zooey, Einaudi

Tradurre è un balletto

22 gennaio 2019

[…] come il balletto classico, la traduzione letteraria è un’attività guidata da modelli irrealistici, vale a dire da modelli tanto rigorosi che generano fatalmente in chi vi si dedica con maggiore ambizione un certo appagamento, o la sensazione di non essere quasi mai all’altezza. E, al pari del balletto classico, la traduzione letteraria è un’arte di repertorio. Le opere ritenute più importanti vengono regolarmente ritradotte: perché la resa appare ormai troppo libera, o non sufficientemente accurata; perché si pensa che le vecchie traduzioni contengano troppi errori; o perché la lingua, che all’epoca sembrava trasparente, ora appare datata.
I ballerini si esercitano nello sforzo di raggiungere l’obiettivo non del tutto chimerico della perfezione: un’espressività esemplare e priva di errori. Nel caso della traduzione letteraria, invece, considerati i molteplici obblighi cui essa deve rispondere, la resa può essere eccellente, ma mai perfetta. La traduzione comporta sempre, e per definizione, una perdita della sostanza originale. Tutte le traduzioni si rivelano, prima o poi, imperfette, e alla fine, anche nel caso delle rese più esemplari, finiscono per essere considerate provvisorie.
Susan Sontag, Tradurre letteratura, Archinto, traduzione di Paolo Dilonardo

Robert Giroux, the Catcher

16 luglio 2018

 

Il 16 luglio del 1951 usciva “The Catcher in the Rye”, uno degli esordi più dirompenti della letteratura moderna, con un tono indimenticabile: “If you really want to hear about it, the first thing you’ll probably want to know is where I was born and what my lousy childhood was like, and how my parents were occupied and all before they had me, and all that David Copperfield kind of crap, but I don’t feel like going into it, if you want to know the truth”.

Salinger lavorò al romanzo durante la guerra, in Normandia, dove non c’era propriamente da starsene con le mani in mano. Era partito con sei racconti che ruotavano attorno a questo Holden Caulfield. Quando ritenne di aver completato la stesura, Salinger mandò il manoscritto a Robert Giroux della Harcourt. Giroux rimane molto colpito e lo passa al direttore editoriale, Eugene Reynal. Non sappiamo se Reynal l’abbia sfogliato o meno, di certo lo dà a un editor che si occupava di scolastica, dal momento che riguardava le vicende di uno studente. Questo genio di cui non sappiamo il nome rimane piuttosto indifferente al libro e alla fine la Harcourt lo rifiuta. Salinger va dai diretti rivali, quelli di Little, Brown, che lo prendono e lo pubblicano in quattro e quattrotto.
Dopo il fattaccio, Robert Giroux, che ha tutta la mia ammirazione, si è licenziato ed è stato subito assunto dalla Farrar, Strauss alla quale, come potete intuire, negli anni ha aggiunto il suo nome.