“Lasciatemi dipingere come voglio. So dove vado”.
Séraphine de Senlis, L’arbre du Paradis
“Lasciatemi dipingere come voglio. So dove vado”.
Séraphine de Senlis, L’arbre du Paradis
La resa plastica delle maglie è così realistica da produrre un paradossale effetto d’incanto, trasformando la rete in una sorta di nebbia di marmo attraverso la quale traspare l’uccello. Altra caratteristica di rilievo è l’assenza di commessure per tutta
l’estensione dell’intreccio, quasi che la rete fosse un organismo compiuto in sé e il pellicano si fosse sviluppato al suo interno.
Sergio Claudio Perroni, Renuntio Vobis, Bompiani, particolare del Pellicano irretito di Lazzaro di Sangro, 1760
[…] Il primo, di prospetto, è quello di un vecchio dalla lunga barba bianca e dai folti capelli argentei; gli occhi si direbbero d’oro, effetto insolito ottenuto dal pittore lasciando le orbite vuote di colore e “colmandole” con il fondo oro caratteristico di queste rappresentazioni. Il secondo, aggettante alla destra del primo, è il più guasto dei tre: si direbbe il profilo di un giovanetto dai lineamenti aggraziati, o forse di una donna. Il terzo, alla sinistra del volto centrale, è il profilo di una colomba; stringe nel becco qualcosa di un rosso ormai dilavato: alcuni vi vedono un vermiciattolo, altri una penna di gabbiano insanguinata.
tratto da Sergio Claudio Perroni, Renuntio Vobis, Bompiani
Regno trionfante della metafora: tutto è metafora in Arcimboldo. Nulla è mai denotato, perché i tratti (linee, forme, volute) che servono a comporre una testa hanno già un senso e questo senso è rivolto verso un altro senso, gettato in qualche modo al di là di sé stesso (questo vuol dire, etimologicamente, la parola "metafora"). Spesso le metafore di Arcimboldo sono sagge: fra i due termini della trasposizione sussiste un tratto comune, un "ponte", una certa analogia.
Roland Barthes