Archive for the ‘paradigmi’ Category
8 marzo 2018
Povertà non è miseria, come credono i miei obiettori di sinistra. Povertà non è “comunismo”, come credono i miei rozzi obiettori di destra.
Povertà è una ideologia, politica ed economica. Povertà è godere di beni minimi e necessari, quali il cibo necessario e non superfluo, il vestiario necessario, la casa necessaria e non superflua. Povertà e necessità nazionale sono i mezzi pubblici di locomozione, necessaria è la salute delle proprie gambe per andare a piedi, superflua è l’automobile, le motociclette, le famose e cretinissime “barche”.
Goffredo Parise, Dobbiamo disobbedire, Adelphi
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25 aprile 2017
Una cucina particolarissima, non giudicabile col solito metro, che si potrebbe definire l’opposto della mensa aziendale è la cucina di famiglia: la cucina della mamma (o della zia). Può anche essere, per gli invitati, una cattiva cucina, ma per quelli di casa è una cucina speciale, che non fa male, che protegge, che, quando non c’è più, si ricorda con le lacrime agli occhi. Dice Flaiano: «Quando mia madre insisteva: “Prendi un altro po’ di fettuccine” (le sue fettuccine) mi sentivo infastidito. Ora quanto pagherei per risentire quell’invito e aver davanti quelle fettuccine».
Aldo Buzzi, L’uovo alla kok, Adelphi
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14 marzo 2017
Abbiamo letto la legge e i programmi della nuova media.
La maggioranza delle cose scritte lì a noi ci vanno bene. E poi c’è il fatto che la nuova media esiste, è unica, è obbligatoria, è dispiaciuta alle destre. È un fatto positivo.
Fa tristezza solo saperla nelle vostre mani. La rifarete classista come l’altra?
La media vecchia era classista soprattutto per l’orario e per il calendario. La nuova non li ha mutati. Resta una scuola tagliata su misura dei ricchi. Di quelli che la cultura l’hanno in casa e vanno a scuola solo per mietere diplomi.
Perciò c’è un filo di speranza nell’articolo tre. Istituisce un doposcuola di almeno dieci ore settimanali. Subito dopo lo stesso articolo vi offre la scappatoia per non farlo: il doposcuola verrà attuato “previo accertamento delle possibilità locali”. Dunque la cosa è rimessa in mano vostra.
Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria editrice fiorentina
Tag:analfabetismo, don milani, lettera a una professoressa, libreria editrice fiorentina, scuola, scuola di barbiana
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2 dicembre 2016
Questo lavoro è come il tennis. Non è importante solo la tecnica e fare punti, bisogna farli nel momento opportuno.
Andrew Wylie
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23 ottobre 2016
Scrivere – diceva Fitzgerald – è «nuotare sott’acqua e trattenere il respiro».
Fitzgerald non era un grande teorico, ma quella è quanto di più esatto si possa dire del genio artistico. Ha a che fare con la sobrietà, il non dire tutto, l’omettere. Non c’è grande scrittore che non abbia omesso. L’omissione è arte. È l’essenza del genio. Non si può imparare.
Mentre insegnare a scrivere si può?
La grande scrittura non si insegna. Si può insegnare a scrivere decorosamente.
Pietro Citati, dall’intervista di Marco Cicala, «il venerdì» di «la Repubblica», 21 ottobre 2016
Tag:F. Scott Fitzgerald, il venerdì, la Repubblica, Marco Cicala, Pietro Citati
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5 giugno 2016

Al nostro paese erano tutti tipi fuori dal comune e un paio di ragazze erano bellissime. Ce ne furono altre prima e dopo ma è con Eily che creai un sodalizio. Certe volte ti ritrovi in ballo, sei richiesto, sei privilegiato, sei partecipe, e poi succede, il destino, e poi finisce e tu ti ritiri in buon ordine sapendo, ahimè, che tocca a qualcun altro.
Edna O’Brien, “Una donna scandalosa”, Oggetto d’amore, Einaudi Stile libero, traduzione di Giovanna Granato
Tag:Edna O'Brien, Einaudi Stile libero, Irlanda, Oggetto d'amore, racconti, Ragazze di campagna, Una donna scandalosa
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30 Maggio 2016
“Il primo capitolo è fondamentale, Marcus. Se ai lettori non piace, non leggono il resto del libro. Tu come intendi cominciare il tuo?”
“Non lo so, Harry. Pensi che un giorno ci riuscirò?”
“A fare cosa?”
“A scrivere un libro.”
“Ne sono certo.”
Joël Dicker, La verità sul caso Harry Quebert, Bompiani, traduzione di Vincenzo Vega
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26 Maggio 2016
“Come odio questi attacchi terroristici,” dice l’infermiera magra a quella più anziana. “Vuoi una cicca?”
La più anziana prende la gomma da masticare e annuisce. “Che ci puoi fare?” dice. “Anch’io odio le emergenze.”
“Non sono le emergenze,” insiste quella magra. “Io non ho problemi con gli incidenti e il resto. Sono gli attacchi terroristici, ti dico. Quelli rovinano tutto.”
Etgar Keret, “Improvvisamente, la stessa cosa”, Sette anni di felicità, Feltrinelli, traduzione di Vincenzo Mantovani
Tag:Etgar Keret, feltrinelli, Israele, racconti, Sette anni di felicità, Vincenzo Mantovani
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