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Qui va tutto a gonfie vele

18 ottobre 2013

È lunedì, sono dalle parti di Porto Santo Stefano e sto pescando oltre gli scogli in compagnia di mio figlio. Io e mio figlio non siamo buoni amici, ed è quando siamo entrambi al massimo delle possibilità che siamo in disaccordo su tutto. Sembra sempre che vogliamo lo stesso posto al sole. Sott’acqua, invece, siamo grandi amici. Sono deliziato nel vederlo come il personaggio di un film, a testa in giù e con i piedi in su, armato di arpione, con l’acqua che fuoriesce dal boccaglio e la sabbia scorre e viene su come fumo quando la smuove. Qui, nell’acqua profonda, tra le rocce, riusciamo a sfuggire alla tensione che altrove rende irritante il nostro rapporto. Qui va tutto a gonfie vele. Il sole, con un piccolo taglio sulla superficie dell’acqua, cade sul fondo del mare in una grande rete di luce. Ci sono stelle marine colorate come rossetti, e tutte le rocce sono ricoperte di fiori bianchi. E dopo una festa, di domenica quando le spiagge sono piene di gente, a metri e metri di profondità si possono trovare molte cose — pezzi di carta di panino, la pagina del cruciverba del Messaggero, e copie di Epoca zuppe d’acqua. È sul retro di una di queste pagine che Brimmer mi guarda dal fondo del mare. No, non è morto. Si è appena sposato con un’attrice di cinema italiana. Ha il braccio sinistro intorno all’esile vita della donna, il piede destro accavallato al sinistro, un bicchiere pieno nella mano destra. Non sembra stare né meglio né peggio, e non so se ha venduto l’anima al diavolo o se ha semplicemente ritrovato sé stesso. Risalgo in superficie, scrollo i capelli per asciugarli, e penso che mi trovo a mondi di distanza da casa.

John Cheever, “Brimmer”, Racconti italiani, Fandango Libri

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