Adesso c’erano gerani alla finestra della cucina e qualcosa che somigliava all’allegria nel candore e nella freschezza delle tendine. Nuove aiuole si stendevano lungo il viottolo. Per il matrimonio di Ames erano tornati a casa tutti i Boughton, tranne Jack, ovviamente. Era l’ultimo matrimonio che avrebbe celebrato, aveva detto il padre, e il più lieto di tutti. […] Lila, l’improbabile sposa, in tailleur di raso giallo e cappellino senza tesa, aveva indugiato sorridendo con imbarazzo affabile, sopportando le loro fotografie, secondandoli. Aveva le braccia piene di rose che aveva coltivato e colto personalmente. Quei fiori erano il suo grande vanto. La prendevano ancora in giro perché si era rifiutata di lanciare il bouquet. Come la sua canonica, il vecchio Ames sembrava trasformato pur rimanendo uguale a se stesso. Adesso non era solo paterno ma anche padre, non solo cortese ma anche cavaliere di una donna che sembrava sempre consapevole delle cortesie che le riservava e ironicamente commossa.
Marilynne Robinson, Casa, Einaudi, traduzione di Eva Kampmann
Furono uniti in matrimonio nel salotto della casa del reverendo Boughton, con tutti i figli del celebrante presenti tranne, ovviamente, uno. Portarono addirittura dabbasso Mrs Boughton con indosso un bel vestito e la sistemarono nella sua poltrona. Le ragazze si chinarono per dirle che era un matrimonio, il matrimonio di John. Bello, vero? Poi la lasciarono alla sua quiete sorridente, perché si agitava sempre se percepiva che si aspettavano di più da lei.
Dopo la cerimonia e il pranzo preparato dalle figlie di Boughton, andarono a casa del vecchio. Lila non aveva mai capito la faccenda delle forchette e dei coltelli, che bisognava usarli secondo una certa regola. Ma lui, suo marito, le era seduto accanto, e vicino, e tutti i sentimenti benevoli di cui era oggetto adesso erano dovuti anche a lei. C’era una grande torta bianca decorata con rose di glassa, e le sorelle risero di quante ne avevano fatte e di quanto poche fossero venute simili a quelle delle figure sulla rivista. Piuttosto che ad altre cose. Cavolfiori. Funghi atomici. Gracie ne aveva fatta cadere una per terra e si era irritata tanto da lavarsene le mani e andare a fare una passeggiata, ma Faith aveva capito il trucco, appena in tempo, prima che cominciassero ad arrivare gli ospiti. C’era glassa ovunque in cucina. Teddy disse che aveva sorpreso Glory a leccarsi le dita. Ridevano tutti, tutti così abituati gli uni agli altri, così belli, anche i maschi. Lila non vedeva l’ora di andare via.
Marilynne Robinson, Lila, Einaudi, traduzione di Eva Kampmann