“Il successo dipenderà dai giovani della tua generazione”, disse. “Sei stato fortunato a esserti perso il boom economico e tutte le sue deleterie ed esagerate ambizioni. Tu hai conosciuto solo cosa vuol dire essere poveri, nient’altro. Ora hai probabilmente imparato che”, disse, “non c’è potere più forte del denaro – incommensurabilmente più forte, per essere romantici, dell’amore o della morte – e tu, in questo mondo marcio, non sarai mai ricco e il potere non lo avrai mai. Il successo dipende dalla tua generazione, perché se c’è qualcuno che ha il diritto di chiedere vendetta o giustizia questi sono i giovani. E ce ne sono venti milioni”, disse, “venti milioni di persone della tua età che si girano i pollici in ristoranti, agenzie di collocamento, stanze ammobiliate, pullman o, peggio ancora, a casa, ad ascoltare la radio e leggere e rileggere i giornali. La giovinezza è preziosa e irritrattabile. E nessun uomo, qualsiasi sia il suo coraggio, può restare con le mani in mano e vivere giorno dopo giorno una vita che non ha nulla di intenso e giusto. Ci sono venti milioni di giovani. Hai idea di quanti sono? Pensaci!”
John Cheever, “Di passaggio”, The Atlantic Monthly, marzo 1936 (in Tredici racconti, Fandango Libri)