Un altro amico è morto all’improvviso, catastroficamente, accanto al tapis roulant del ritiro bagagli in un aeroporto straniero. La moglie si era allontanata per andare a prendere un carrello; al suo ritorno ha trovato una piccola ressa di persone accalcate intorno a qualcosa. Poveta essersi aperta di schianto una valigia. E invece no; di schianto era crollato suo marito, che ormai era morto. Un paio di anni dopo, quando morì mia moglie, mi scrisse: “Il fatto è che la vita è di una precisione assoluta; si soffre nell’esatta misura di quanto vale la perdita, perciò si finisce per affezionarsi al dolore, secondo me. Se non importasse, non importerebbe”. L’ho trovato confortante e ho tenuto a lungo la lettera sulla mia scrivania, pur dubitando di poter mai arrivare ad affezionarmi al dolore. D’altra parte, ero solo all’inizio del percorso.
Julian Barnes, Livelli di vita, Einaudi, traduzione di Susanna Basso