Spengo la lampada sul comodino, quello che rimane della notte continuo a passarlo a occhi aperti. Sento Michele rigirarsi nel letto nell’altra stanza. I vecchi dormono poco, perché nei loro ricordi c’è troppo. Penso a Stalino e a Menego. Non li vedo da mezzo secolo, e ormai non ho più la fantasia per provare a immaginarmeli. Penso a Narciso, penso a Ercole. Ciao amico mio, gli dico, non ti ho mai dimenticato. Il mondo è andato avanti senza di noi, dall’ultima volta, Brondolo è cambiata. Tutte le case hanno la luce e la televisione, e l’acqua è calda anche in inverno. Del nostro paese non è rimasto quasi niente, solo un pugno di case con alle spalle un dinosauro di cemento. È così che è andata. Michele non ha sposato Quarta e si è fatto prete, dovresti vederlo. Menego non ha vinto Sanremo e nemmeno partecipato a un Cantagiro, e Stalino non è diventato un astronauta, ma questo te lo potevi immaginare. Alla fine, però, un uomo ci è andato davvero sulla Luna. Non un russo come credeva Mosca, ma un americano, pensa. Quanto a me, non ho molto da raccontarti. I miei giorni migliori se ne sono andati, uno alla volta, tutti. Gli anni sono fuggiti e con loro anch’io. Mi alzo dal letto e comincio a prepararmi. Dalla finestra entra una lama di luce, fuori sorge un’alba rossa. Oggi è il giorno dei Morti.
Mario Pistacchio e Laura Toffanello, L’estate del cane bambino, 66thand2nd, ottobre 2014