I cambiamenti introdotti dal papato tra il 1000 e il 1300 gettarono le basi per la fondazione di una nuova società. Erano cambiamenti rivoluzionari, anche se c’è stato bisogno di molto tempo per riconoscerli come tali. Perché furono sottovalutati così a lungo?
Si era soliti descrivere questi cambiamenti come “riforme gregoriane”. Tuttavia, questa descrizione può essere fuorviante perché dà troppo rilievo a un papa e non chiarisce che il movimento riformatore era cominciato prima che Gregorio divenisse papa e continuò per molto tempo dopo il suo pontificato. Questa descrizione non rende conto nemmeno del profondo impatto che queste riforme ebbero al di fuori della Chiesa, cioè del loro impatto
sul governo secolare. Anche una descrizione più recente – il “rinascimento del dodicesimo secolo” – rischia di non cogliere appieno la natura dei cambiamenti in corso. Spesso questa descrizione si focalizza sugli sviluppi culturali a discapito di quelli istituzionali. Inoltre, descrivere questi sviluppi come una “rinascita” non rende conto della loro originalità. Attribuisce troppa importanza alle fonti classiche e sottovaluta il ruolo della Chiesa.
C’è molto da dire anche su un’altra descrizione, la “rivoluzione papale”, introdotta dallo studioso Harold Berman di Harvard. Eppure, nemmeno questa descrizione va al cuore del problema. Cos’è infatti che rese la rivoluzione papale tanto dinamica da trasformare anche il governo secolare? Che cosa dava un tale potenziale sovversivo al sistema giuridico creato dalla Chiesa e fondato sulla teologia? La fonte più profonda fu l’invenzione dell’individuo, l’introduzione di un ruolo sociale primario che iniziò a minare le differenze radicali di status e di trattamento che i ruoli sociali tradizionali portavano con sé. L’eguaglianza di status implicita in questo nuovo ruolo spinse l’Europa verso una strada che nessuna società umana aveva ancora percorso.
Larry Siedentop, L’invenzione dell’individuo, LUISS University Press, traduzione di Domenico Melidoro, in uscita il 18 febbraio 2016