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Scott e Zelda

31 ottobre 2017

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Ah, Fitzgerald!
Da ragazzo, Scott (perché nessuno all’infuori di sua madre lo chiamò mai Francis) scriveva di Zelda: “Mi sono innamorato di un turbine di vento, e devo tessere una rete grande abbastanza da imprigionarlo e cacciarlo via dalla mia testa, una testa piena del tintinnio di monete che sfuggono via, l’incessante carillon del povero…”. E Zelda sembrava rispondergli, molti anni dopo, in una lettera dalla clinica psichiatrica svizzera in cui era finita: “Scott, ti amo più d’ogni altra cosa sulla terra e, se ti sei offeso, io sono disperata. Ti prego, amamai. La vita è molto confusa. Io ti amo”.

Edoardo Nesi, Storia della mia gente, Bompiani

 
Il momento in cui sono arrivato più vicino a lasciarti è stato quando in rue Palatine mi hai detto che ero un frocio, ma a quel punto qualunque cosa dicessi suscitava in me una sorta di pena spassionata nei tuoi confronti. Nonostante la tua brillante capacità d’osservazione e la tua intelligenza superiore, riesco a indovinare, senza prove e persino con un certo stupore, perché e da dove è nata quella scorciatoia mentale. Vorrei che Belli e dannati fosse un libro scritto con maturità, perché è tutto vero. Ognuno ha distrutto se stesso, ma non ho mai pensato che ci siamo distrutti a vicenda.

Sarà un capolavoro. Lettere all’agente, all’editor e agli amici scrittori, minimum fax, a cura di Leonardo Luccone, traduzione di Vincenzo Perna

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Intervista a Alessandro Grazioli (8×8, seconda serata)

22 marzo 2017

In quanto ufficio stampa di minimum fax, come promuovi una raccolta di racconti? Ci sono davvero tutte queste barriere? C’è una differenza tra un autore italiano e uno straniero?
Naturalmente la prima cosa che mi viene da dire è che dipende dalla raccolta, se l’autore è italiano o straniero, se è un grande autore o se è un’opera postuma. Un conto è promuovere Il barile magico di Malamud, un conto è promuovere un’antologia di esordienti italiani. Tutto cambia di volta in volta: come dicevano le nonne, il minestrone lo fai con quello che hai. Dipende dalla natura del libro, dall’autore sia da un punto di vista puramente letterario sia da un punto di vista di disponibilità. Per esempio per la promozione di opere postume di spessore si cerca di «appoggiarsi» a scrittori che le hanno apprezzate.
Non c’è una grandissima differenza nella ricezione dei racconti piuttosto che dei romanzi, almeno per  minimum fax. È una casa editrice che da sempre pubblica racconti e che fa in modo che non abbiano mai meno valore rispetto al romanzo. Il racconto pubblicato e promosso da minimum fax fa parte della promozione e della comunicazione classica della casa editrice. È semplicemente una delle tante forme, non c’è una grandissima differenza in termini promozionali. Però in termini ricettivi, lì sono i numeri che parlano: ahimè i racconti hanno quasi sempre un punto in meno. È un caso che però varia di volta in volta. Abbiamo pubblicato un’antologia di racconti di italiani contemporanei fortunatissima in confronto ai grandi classici americani. Operazioni come quella di La qualità dell’aria (2004) e L’età della febbre (2016) sono state virtuosissime e fortunate in termini di media, di riscontro di pubblico e di vendite ma anche per la presenza nel dibattito culturale. Idem per Malamud e per Yates: del resto tutto a minimum fax è nato sulla scia del grandissimo maestro di racconti Raymond Carver. Se l’editore che pubblica Carver promuove dei racconti parte già avvantaggiato. C’è un’innata curiosità nei confronti di una raccolta di racconti pubblicata da minimum fax. E poi abbiamo fatto anche esperimenti ibridi sulla forma dei racconti: Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan è un romanzo o sono racconti legati? Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti sono racconti ma fanno parte di un’unica costruzione. minimum fax è l’editore giusto per dirti che non c’è differenza.

I racconti di questa serata per quel poco che si può capire come si inseriscono secondo te nel contesto della narrativa attuale? Trovi che siano in sintonia con ciò che viene promosso e venduto?
Vi confesso che, come l’ultima volta, io non li ho volutamente letti prima. Secondo me la funzionalità di 8×8 sta nella lettura ad alta voce. È chiaro che non è la performance che stabilisce il valore letterario di un racconto, però vorrei farmi sorprendere il più possibile.

Dei racconti in gara stasera a 8×8, ci sono degli autori su cui investiresti? Avresti in mente qualcosa di particolare per promuoverli?
Una cosa che secondo me ha sempre senso fare, nel caso di un esordio assoluto in una raccolta di racconti, è cercare di farli arrivare e leggere il più possibile: prepararne l’attesa con la lettura da parte di critici, altri scrittori e giornalisti culturali. Il nome e la voce dell’autore cominciano ad assumere una familiarità prima dell’uscita del libro per non lasciare che arrivi in libreria e basta. Si può dare l’anticipazione di uno dei racconti della raccolta o di uno inedito su uno spazio in rete, su un giornale. Lo scopo è preparare il terreno. Già è strutturalmente difficile non tanto per il racconto ma per un libro in generale: la settimana in cui esce il tuo libro ne escono altri trecento. Devi distinguerlo dagli altri e far capire perché è diverso: se è un romanziere o un autore di racconti già affermato non è necessario spiegare chi è e cosa scrive. L’esordiente è una scoperta assoluta, devo comunicare chi è e far sentire la sua voce. Come ho già detto, si tratta di creare l’attesa non tanto sull’effetto dell’uscita ma sulla qualità dell’uscita per far capire che quello che arriverà ha un suo valore.

Nella fase promozionale quanto incide secondo te la personalità e l’efficacia comunicativa di un autore?
Sarei un illuso purista se vi dicessi che non incide. Non dovrebbe ma è chiaro che, ahimè, una forma di influenza ce l’ha. Sta tutto nel modo in cui vuoi che quella fisicità incida. Se provi a sottrarti da una dinamica televisiva e far sì che la fisicità sia legata esclusivamente alla tipologia di voce dell’autore e cerchi di farla aderire al valore letterario dei suoi contenuti, allora ha un senso. L’intervista all’autore deve far arrivare la qualità di una nuova voce. Il valore di un autore non sta nella sua prestanza fisica, semmai questo è un «in più», altrimenti durerebbe il tempo di una stagione di moda. Sarebbe deprimente e sciocco.

A cura di Martina Mincinesi e Sara Valente

Intervista a Giorgio Gianotto (8×8, seconda serata)

7 marzo 2017

La tua carriera nell’editoria è iniziata con Codice edizioni che si occupa prevalentemente di saggistica.Ora che dirigi minimum fax devi organizzare un catalogo che si occupa di saggistica e narrativa, quale pensi sia il giusto amalgama?
Non c’è un bilanciamento ma c’è una coerenza di lavoro. minimum fax è una casa editrice che parla a un pubblico interessato a quello che succede fuori, per cui il lavoro lo facciamo tutto guardando all’esterno. Questo è un momento in cui la saggistica è importante perché c’è un esterno che sta cambiando, per cui invece di raccontare un qualcosa che si è solidificato devi cercare dove sta il cambiamento. Poi, da quel punto di vista, anche l’autore deve cercare la stessa immagine in termini narrativi. Il bilanciamento è storico, ci sono momenti in cui la saggistica ha più cose da dire come alcuni filoni narrativi hanno qualcosa da dire: in questo momento la fantascienza ricomincia a essere una ricerca. vera soprattutto quella orientale. Il bilanciamento è dovuto all’attenzione che l’editore ha nei confronti del mondo: se l’editore non guarda il mondo e decide un suo bilanciamento vuol dire che sta sbagliando.

Qualche giorno fa avete annunciato il nuovo corso di minimum fax. Ti va di dirci in due parole cosa ci aspetta?
Lo sguardo verso il mondo. Sì, abbiamo cambiato un po’ di cose che poi in realtà vengono annunciate in maniera istantanea ma il lavoro che c’è prima è naturalmente molto lungo. E quello che viene dopo è il futuro che ti sei disegnato addosso. Abbiamo preso Luca Briasco per la direzione della narrativa straniera perché è uno dei più grandi americanisti che ci siano in questo paese e soprattutto per il tipo di sguardo che lui ha nei confronti del mondo. In questo senso è secondo noi la persona giusta al momento giusto ma lo crede anche lui perché il gesto è lo stesso: il modo di guardare il mondo e disegnare attraverso i libri la tua idea di quello che stai guardando. Il suo non è uno sguardo da tecnico ma di una persona curiosa e attenta che analizza i libri nella loro coerenza generale. Attraverso di lui ad esempio stiamo guardando l’America con occhi molto diversi rispetto a quelli di prima. La ricerca aveva raggiunto un picco e poi aveva accomodato tutto quello che c’era intorno. Con Luca stiamo facendo un passo in avanti, oggi l’America non è più quella degli ultimi vent’anni ma è l’America di Trump, l’America che ha evidentemente un substrato sociale completamente diverso, che ha delle esigenze culturali diverse su cui vogliamo lavorare.

Io ho preso la saggistica, l’ho fatta per un sacco di anni. Lo sguardo sarà evidentemente diverso perché quello di Codice è scientifico e quello di minimum fax è in un certo senso più politico. Ma l’unione che stiamo creando con Luca è quella di dare uno sguardo; anche con Alessandro Gazoia che al momento ha una sorta di vicariato sulla narrativa italiana. Stiamo lavorando per creare un’immagine di quello che sta cambiando: inizieremo a maggio a pubblicare titoli tradotti, mentre la saggistica di Indi è sempre stata una saggistica italiana. Sarà un saggistica che racconta, una non fiction – non andiamo a pestare i piedi a chi fa bene il suo lavoro. Noi faremo il nostro che è quello di trovare delle modalità di sguardo sulle cose che a volte saranno narrativa pura e nella saggistica saranno una via di mezzo tra i reportage e gli studi ma sempre con una voce che racconta.

Da lettore qual è il tuo rapporto con i racconti?
Ottimo, mi piacciono moltissimo. È difficile trovarne di belli nel senso che ultimamente c’è una grandissima capacità di scrivere. In casa editrice ci arrivano molti racconti e anche come lettore li scelgo. Però il racconto più della stesura è l’idea. È una questione di percezione dall’esterno, può essere su qualsiasi oggetto ma conta la capacità laterale, straniante o quella intima… il racconto è breve ma deve essere incisivo. Ci sono molti racconti ben fatti ma che finiscono lì come se le persone curassero la forma senza sapere esattamente dove condurre la storia. Il racconto può essere secondo me anche sgraziato formalmente ma l’idea deve essere brillante. Deve essere fulminante non nell’estetica del fulmineo, veloce, ma mette un punteruolo.

In quanto direttore editoriale, quali caratteristiche deve avere una raccolta di racconti per definirsi «alla minimum fax»?Noi pubblichiamo raccolte storicamente fatte da noi, c’è un’idea che richiede degli estensori. Non aggreghiamo mai cose che arrivano in casa editrice. La qualità dell’aria e L’età della febbre nascono dall’idea di dire cosa c’è in questo momento nel mondo, qual è la febbre, qual è la cosa che ci fa star male. E dopo stai bene. Però prima hai delle percezioni strane, sei scaldato dalla temperatura. Quindi noi lavoriamo in questo senso, le raccolte sono nostre e quelle che ci arrivano dall’esterno… qualcosa succede, qualche curatela ti arriva. Soprattutto ultimamente ci arrivano delle proposte di genere che non sono il nostro modo di lavorare il racconto.

Secondo te qual è l’aspetto peculiare che emerge dai racconti in concorso questa sera a 8×8? Hai notato uno stile o tematiche comuni?Non ho notato un grande aspetto peculiare, ho trovato i racconti tutti abbastanza morbidi. Girano molto intorno alle cose, un po’ come se ci fosse un guardare che non riesce mai a vedere; per cui c’è una grande capacità di tessere lo sguardo ma non si capisce dove esattamente si voleva guardare o se si voleva guardare davvero. Non ho sentito la febbre ma forse ascoltandoli scatterà qualcosa.
Il linguaggio è mediamente molto buono. Ce ne sono un paio che non sono perfetti anzi sono tutt’altro che perfetti nella forma e nella lingua ma hanno quelle tre o quattro caratteristiche che fanno capire che si può arrivare a una perfezione. Infatti sono i più interessanti. Il livello medio è buono, sin troppo buono nel senso che mi hanno attratto di più quelli sporchi perché c’è una voglia di arrivare da qualche parte. Gli altri sono un po’ troppo aggiustati, carini… «carino» è una parola terrificante.

A cura di Martina Mincinesi e Sara Valente

Momenti cruciali

5 marzo 2016

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Ché se fosse così facile, capire che i momenti cruciali ci s’inchiodano addosso: se fosse così semplice farlo da soli, senza dover aspettare gli anni e i mesi a venire, fino a una parvenza di brillìo appena prima di capirlo e poi dimenticarlo per sempre, fino a dimenticarsi anche di sé: allora non servirebbe neppure questo Dio raccogliticcio che immaginiamo sul bordo dell’infinito, quasi fosse un inquilino del piano di sopra cui s’è smurato il soffitto.

Giordano Meacci, Il cinghiale che uccisi Liberty Valance, minimum fax

La prima serata di 8×8 – 2016

16 febbraio 2016

8x8, prima serata 2016, racconti

Ecco a voi gli 8 concorrenti della prima serata di ‪#‎8×8‬ (23 febbraio, Le Mura):

Stefano Felici, Boltzmann;
Anna Lovisolo, La colomba bianca;
Valentina Maìni, Traffico;
Marco Morana, Garage;
Gianluca Wayne Palazzo, La prima onda del mattino;
Olga Paltrinieri, Fratello;
Monica Pezzella, La croce di Sodoma;
Simone Traversa, Se non avesse preso il furgone.

Per leggere i racconti andate qui.

In giuria: Christian Raimo, Giorgio Gianotto, Alessandra Di Pietro, Leonardo Luccone.
Bando, regolamento e faq.

Non potrei mai sopportarlo

10 marzo 2015

Kurt Vonnegut

Ci sentiamo così soli perché non abbiamo abbastanza amici e parenti. Gli esseri umani dovrebbero vivere in famiglie allargate stabili, di mentalità affine, composte almeno di cinquanta persone ciascuna.

Kurt Vonnegut, Quando siete felici, fateci caso, minimum fax, traduzione di Martina Testa

Matteo Girardi, concorrente 8, 8×8, prima serata, 24 febbraio 2015

19 febbraio 2015

Matteo Girardi, 8x8, Oblique Studio

Nome: Matteo Girardi
Racconti: Sonno

Cosa ti aspetti dalla partecipazione a 8×8?
Spero di non biascicare mentre leggo il mio racconto e che i cocktail del locale in cui si tiene la serata siano sufficientemente carichi di alcol e poveri di ghiaccio. Mi auguro anche di non ricevere giudizi troppo “negativi o duri” (come sta scritto nella mail che mi avete mandato per dirmi che ero stato selezionato per la serata).

Perché hai deciso di partecipare a 8×8?
Ero curioso di sapere se un mio racconto avrebbe potuto attirare l’attenzione. Mi interessava il giudizio di persone che non conosco; a quelli che conosco i miei racconti non interessano.

Tre libri che hanno aggiunto qualcosa di importante alla tua vita.
Gargantua e Pantagruele di Rabelais perché “meglio è di riso che di pianto scrivere”, i racconti di Daniil Charms perché sono un uomo di bassa statura e “sarei disposto a tutto, pur di essere un pochino più alto”, le filastrocche e le favole di Gianni Rodari, ho un debole per Giovannino Perdigiorno.

La frase emblematica del tuo racconto:
“A ben pensare, se avessi lasciato il bollitore tutta la notte sul fuoco non avrei dovuto trovare nemmeno la cucina, ma di mattina mi viene difficile fare un ragionamento del genere”.

Elisa Sabatinelli, concorrente 7, 8×8, prima serata, 24 febbraio 2015

17 febbraio 2015

elisa sabatinelli, 8x8, oblique studio

Nome: Elisa Sabatinelli
Racconti: Sparami ancora

Cosa ti aspetti dalla serata e dalla partecipazione a 8×8?
Un confronto aperto. Dialogo, dibattito, nuove connessioni.

Perché hai deciso di partecipare a 8×8?
Ho sempre seguito 8×8, credo che sia un concorso autorevole e influente. Oltretutto è uno dei pochi concorsi in cui si partecipa attivamente durante le serate e questo favorisce le connessioni tra le persone, aspetto fondamentale che apprezzo tanto.

Tre libri che hanno aggiunto qualcosa di importante alla tua vita.
Microservi, Douglas Coupland;
La vita davanti a sé, Romain Gary;
Pedro Parámo, Juan Rulfo.

La frase emblematica del tuo racconto:
Come se un colore potesse spiegare tutto quanto. Come se domani, mentre mi lavo i denti, mi girassi verso di te e ti dicessi non ti amo più, perché sei bianco.

Marco Orlandi, concorrente 5, 8×8, prima serata, 24 febbraio 2015

17 febbraio 2015

Marco Orlandi, 8x8, Oblique Studio

Nome: Marco Orlandi
Racconto: Le cose immobili

Cosa ti aspetti dalla serata e dalla partecipazione a 8×8?
Dalla serata mi aspetto di tutto, ormai sono vaccinato essendo alla mia terza partecipazione, aspetto in particolare il momento in cui ho appena finito di leggere e i giudici stanno per votare.

Perché hai deciso di partecipare a 8×8?
Ho deciso di partecipare perché 8×8, come dice un mio amico, è figo e divertente.

Tre libri che hanno aggiunto qualcosa di importante alla tua vita.
Un libro qualsiasi di Cormac McCarthy, Moby Dick e Canti del caos.

La frase emblematica del tuo racconto:
“…ma Giuda non lo sa che io la sera vado dove ci sono le persone, che fanno come lui, che fanno come le bestie, e mi porto dietro quello che resta e lo nascondo nella stalla, adesso c’è anche uno spazio vuoto, dove c’era il porco.”

Valentina Maresca, concorrente 4, 8×8, prima serata, 24 febbraio 2015

17 febbraio 2015

Valentina Maresca, 8x8, Oblique Studio, 2015
Nome: Valentina Maresca
Racconto: L’italianite del professor Grinch

Cosa ti aspetti dalla serata e dalla partecipazione a 8×8?
Mi aspetto una buona dose di adrenalina e divertimento nel mettermi in gioco con le mie stesse parole. Partecipo per entrare in contatto diretto con alcuni tra gli addetti ai lavori, ma anche per verificare la reazione immediata del pubblico alla lettura di un mio scritto.

Perché hai deciso di partecipare a 8×8?
Perché è difficile trovare editor con cui potersi confrontare sul proprio modo di scrivere e questo è un passaggio fondamentale, per chi ambisce alla pubblicazione.

Tre libri che hanno aggiunto qualcosa di importante alla tua vita.
Delitto e castigo mi ha insegnato che la pena di vivere, se ben descritta, può essere meravigliosa senza perdere nulla della propria insopportabilità.
Cent’anni di solitudine mi ha dimostrato ampiamente che la fantasia, quando si scatena al meglio, crea mondi più reali di quelli esperiti quotidianamente.
Il barone rampante mi ha regalato la consapevolezza che le verità più profonde si possono toccare con commovente leggerezza e che, pur vivendo tra gli alberi, si può dare un aiuto importante a chi continua a muoversi sulla terra.

La frase emblematica del tuo racconto:
“Il professor Grinch era troppo avvezzo agli studi danteschi e poco alla tragedia greca, cardine formativo della sua fidanzata. Novella Medea ma senza figli, decise quindi di consumare la sua vendetta direttamente sul fedifrago.”