Posts Tagged ‘minimum fax’

Enrico Losso, concorrente 3, 8×8, prima serata, 24 febbraio 2015

17 febbraio 2015

Enrico Losso, 8x8, Oblique Studio

Nome: Enrico Losso
Racconto: La rovesciata

Cosa ti aspetti dalla serata e dalla partecipazione a 8×8?
Mi aspetto di trovare un clima stimolante, di scambiare quattro chiacchiere con amici che hanno la mia stessa passione, di ascoltare dei bei racconti.

Perché hai deciso di partecipare a 8×8?
Ho già partecipato l’anno scorso e l’esperienza mi è piaciuta moltissimo. È stata una serata entusiasmante, una sorpresa di cui ero venuto a conoscenza, per caso, tramite internet. È sempre un grande stimolo poter confrontarsi con addetti ai lavori e far tesoro dei giudizi espressi. E allora quest’anno mi sono detto: “Perché non riprovarci?”. Avevo in mente l’idea per un racconto e l’ho scritto. È stata una grande soddisfazione essere stato di nuovo selezionato.

Tre libri che hanno aggiunto qualcosa di importante alla tua vita.
Eh, è sempre difficile rispondere a domande di questo genere. Dico i primi che mi vengono in mente, anche se sono certo che domani potrei rispondere in maniera completamente diversa.

Quindi: Vergogna di Coetzee, Furore di Steinbeck e Sofia si veste sempre di nero di Cognetti. Vergogna per la perfezione della scrittura, Furore per il respiro della narrazione, Sofia si veste sempre di nero per l’idea dei racconti che si tengono per mano e trascinano il lettore nella storia.

La frase emblematica del tuo racconto:
“E allora io, uno coi piedi per terra, centromediano metodista, trentotto anni, senza tatuaggi, penso che vedere il mondo a rovescio è pure divertente…”

Federico Fascetti, concorrente 1, 8×8, prima serata, 24 febbraio 2015

17 febbraio 2015

Federico Fascetti, 8x8, Oblique

Nome: Federico Fascetti
Racconto: Scuola serale

Cosa ti aspetti dalla serata e dalla partecipazione a 8×8?
Mi aspetto di far conoscere il mio racconto, che, anche se breve e piuttosto semplice, racchiude uno spaccato piuttosto sostanzioso degli argomenti su cui mi piace incentrare la mia riflessione di “autore”. Mi aspetto un confronto costruttivo con altre persone che, come me, provano il desiderio di esprimersi, di raccontare un pezzettino del loro mondo interiore tramite la scrittura. Mi aspetto di cogliere l’occasione rappresentata da una giuria di professionisti che, per una sera, è lì apposta per te (meglio: anche per te) ed è disposta a dire quel che pensa, in maniera schietta, diretta, di quello che hai proposto. Mi aspetto di sostenere la responsabilità di un pubblico che, oltre a voler trascorrere una bella serata, spera di tornarsene a casa con impressa nella memoria qualche sensazione positiva. Indipendentemente da come andrà la gara in sé per sé, non potrà che essere un’occasione di crescita.

Perché hai deciso di partecipare a 8×8?
Per me non si tratta della prima partecipazione, bensì della terza. Se poi parliamo di tentativi, allora sono al quarto (ecco… il primo racconto che inviai, in sintesi, non fu selezionato). I motivi alla base della mia decisione di partecipare, comunque, con gli anni sono rimasti sempre gli stessi: voglia di misurarsi, di essere letti, di essere criticati. Nella scrittura, il confronto è fondamentale; l’autoreferenzialità, al contrario, il peggiore dei mali. Conoscevo Oblique Studio già da un po’, ne seguivo e apprezzavo l’attività. Quando ho letto dell’iniziativa di 8×8, l’idea di inviare un mio lavoro è nata spontanea.

Tre libri che hanno aggiunto qualcosa di importante alla tua vita.
Lascio volutamente fuori da questo “elenco” i classici e cito tre titoli che mi hanno inciso, per vari motivi, una tacca nello spirito:

Jay McInerney, Le mille luci di New York;
Olivier Adam, Passare l’inverno;
Raymond Carver, Da dove sto chiamando.

L’elenco è frutto di un’espulsione estemporanea, più che di una ragionata sintesi: di libri che hanno aggiunto qualcosa alla mia vita ce ne sono molti, ma poi avrei contravvenuto alla regola dei 3…

La frase emblematica del tuo racconto:
“Né, d’altro canto, lui si è comportato meglio con te, quando ti ha visto rientrare col tuo carico di borse, valigie e aspirazioni decomposte. Questa situazione è una perfetta sintesi del vostro rapporto: un decoroso affresco del Seicento che nessuno ha mai staccato per trovare il capolavoro rinascimentale nascosto sotto.”

Ricongiungiungersi con la madre

5 febbraio 2015

Marco Peano, invenzione della madre, minimum

Si tolse i vestiti con la lentezza di uno sposo, e si piazzò di fronte a lei. Le parlò, quel ragazzo di ventisei anni parlò a quella donna morente di cinquantaquattro anni ormai incapace di rispondere; davanti a quegli occhi strettamente chiusi disse: Questa è l’ultima volta che mi vedi così com’ero quando sono nato.
Poi si avvicinò, e dopo aver sollevato una di quelle mani incoscienti se la portò sulla pancia, all’altezza dell’ombelico. Non avrebbe mai smesso di restituirle ciò che aveva ricevuto.
Miracolosamente, o forse per via di questo spasmo, gli occhi della madre si mossero. E se mi infilo nel letto con te?, chiese stringendole più forte la mano. Al che lei biascicò un: Va bene – o qualcosa che il figlio volle interpretare come un assenso.
Con solennità Mattia liberò i ganci che reggevano le sponde di contenimento e s’infilò in quel letto, stando un po’ in bilico e un po’ raccolto per non costringerla a spostarsi (cosa che le sarebbe risultata impossibile).
Sotto le coperte, nudo, si addormentò.

Marco Peano, L’invenzione della madre, minimum fax

Sorelle che curano ferite

9 gennaio 2015

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Mia sorella ha avuto il lavoro. È lei quella che ha successo in tutto quello che fa. Ha frequentato due anni di medicina prima di mettersi in testa che voleva diventare una cucitrice provetta. (Cosa?, le hanno detto, il giorno che se n’è andata. Un chirurgo!, le hanno detto. Potresti diventare un chirurgo portentoso! Ma lei ha risposto che non le piaceva lavorare fin tardi, che verso mezzanotte si sentiva troppo stanca.) Ha una precisione incredibile nei piccoli movimenti, meglio di una macchina; sa rammendarti un fazzoletto talmente bene che nemmeno riesci a vedere i punti, come se fosse diventata tutt’uno con il fazzoletto. Una volta mi sono spaccata un labbro, saltando giù dall’albero, e lei me l’ha ricucito come niente fosse, con il ghiaccio e un ago che aveva disinfettato sulla fiamma. Non mi è rimasta la cicatrice quasi per niente, solo un’impercettibile traccia bianca.

Aimee Bender, “Ricucire le tigri”, La maestra dei colori, minimum fax

La bambina

19 novembre 2012

È tornata la bambina. Se ne sta in piedi controluce, davanti le grandi porte spalancate della Scuderia. Ciuffi di fieno appena falciato si sollevano e si sparpagliano a terra. La luce inonda i box.
«Ciao, cavallini!». La bambina ha in mano un fazzoletto di stoffa pieno di pesche. Si avvicina al primo box e allunga un frutto giallo chiaro.
Rutherford inarca il collo verso la mano tesa. Sul posteriore pezzato gli ballano lentiggini di luce. Lecca il palmo della bambina scandendo un messaggio in codice che si è inventato: —— – —— -. Significa che lui è Rutherford Birch Hayes, il diciannovesimo presidente degli Stati Uniti d’America, e che lei deve avvertire le autorità locali.
«Ah ah!», la bambina ride. «Mi fai il solletico».

Karen Russell, “La Scuderia alla fine del nostro mandato”, United Stories of America, minimum fax

La rassegna stampa ragionata di “Il tempo è un bastardo”

3 agosto 2012

il tempo è un bastardo, rassegna stampa ragionata

Cambiare mestiere

18 aprile 2012

“Stavo pensando di darmi alla corsa”.
“Magnifico”, disse Driscol. “Magnifico”.

Richard Yates, Una buona scuola, minimum fax