Posts Tagged ‘neri pozza’

C’era qualcosa di insolito in quel rituale domenicale

25 agosto 2016

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C’era qualcosa di insolito, in quella domenica di festa che li attendeva: un rituale già quasi in disuso, ma che i Niven e gli Sheringham si tenevano ben stretto, come del resto faceva il mondo intero, o comunque il mondo del Berkshire, e per le medesime ragioni, frammiste di tristezza e di nostalgia. Del resto, i Niven e gli Sheringham si stringevano gli uni agli altri ben più di quanto non fosse stato loro costume in passato, come se fossero divenuti parte di un’unica famiglia, decimata.

Graham Swift, Un giorno di festa, Neri Pozza, traduzione di Luca Briasco

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Vivere con persone brutte

4 dicembre 2015

Io penso che quando si vive con una persona molto brutta, si finisce per volerle bene anche perché è brutta. Io penso che più sono racchie e più ne hanno bisogno e allora è ancora più facile.

Romain Gary, La vita davanti a sé, Neri Pozza, traduzione di Giovanni Bogliolo

Odio la volgarità

30 novembre 2015

Aristocratico? Plebeo? Senza dubbio sono entrambe le cose. Odio la volgarità, ma la volgarità è legata secondo me alle idee di superiorità collettiva. È quando ci si crede “migliori degli altri” perché si appartiene a una classe, a una nazione, a una razza che si è irrimediabilmente volgari.

Romain Gary

A casa di Madame Rosa

30 novembre 2015

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Era dunque domenica e Madame Rosa aveva passato la mattinata a piangere; c’erano dei giorni che piangeva in continuazione senza motivo. Non bisognava disturbarla quando piangeva, perché erano i suoi momenti migliori. Ah, sì, mi ricordo anche che il piccolo Viet proprio quella mattina le aveva buscate perché si nascondeva sotto il letto quando suonavano alla porta, in tre anni che era senza nessuno aveva già cambiato famiglia una ventina di volte e ne aveva veramente abbastanza. Non so che cosa ne sia di lui ma un giorno lo andrò a trovare. D’altronde i campanelli da noi non piacevano a nessuno, perché avevamo sempre paura di un’ispezione dell’Assistenza Sociale. Madame Rosa aveva tutti i documenti falsi che voleva, si era organizzata con un suo amico ebreo che si occupava soltanto di queste cose da quando era ritornato vivo. Non mi ricordo più se ve l’ho detto, ma era anche protetta da un commissario di polizia che aveva allevato mentre sua madre diceva di fare la pettinatrice di provincia. Ma invidiosi ce n’è sempre e Madame Rosa aveva paura che la denunciassero.

Romain Gary, La vita davanti a sé, Neri Pozza, traduzione di Giovanni Bogliolo

I capricci grafici di Dino Buzzati

10 dicembre 2013

Vicenza, 17 sett. 1964

Caro Dino,
ti mando il libro di poesie impaginato: abbiamo raggiunto le 58 pagine, senza tirare il testo; con gli indici e finito di stampare arriveremo a 64.
Le bozze te le invio in duplice copia. Una è pulita, in una seconda — rileggendo le bozze — mi sembrò che mancassero dei segni di interpunzione (punti fermi, qualche linea, una i con l’accento l’ho levata, proprio nei primi versi). Ma poi mi sono fermato. Ho infatti constatato che, nel dialogo, tu hai usato segni di interpunzione diversi. A che scopo quindi intervenire? Queste sono cose personali; perfino la mancanza di punto fermo alla fine di un periodo, e l’iniziale maiuscola subito dopo, possono essere capricci grafici. E quindi mi scuso di questo intervento, che magari sarà stato improprio, ma che vorrebbe significare soltanto che il libro mi preme e che desidero sia il più pulito possibile.
Ti prego di non farmi aspettare le bozze.
Per i disegnini delle folaghe, t’ho già detto che ci penso io. E avrai visto che la poesia sta meglio su due pagine.
Ho caro averti visto e spero ci si incontri a Venezia; ma tieni conto di non riportarmi le bozze a mano, perché chissà, allora, quando il libro esce.
Un affettuoso saluto dal negriero

Neri

Neri Pozza, Saranno idee d’arte e di poesia. Carteggi con Buzzati, Gadda, Montale e Parise, Neri Pozza

Come sarebbe stato vivere senza consolazioni, o senza il desiderio di esse?

7 dicembre 2013

Nessuno poteva trascorrere tutta la vita in un luogo senza sentirne la mancanza una volta che l’avesse abbandonato. Le fallacie patetiche, le proiezioni, sostituzioni e dislocamenti facevano tutti parte del traffico che inevitabilmente si stabilisce tra una mente e il paesaggio che la circonda, ma vista l’intensità patologica che aveva conferito a quelle attività, per Patrick era vitale comprenderne il significato ultimo. Come sarebbe stato vivere senza consolazioni, o senza il desiderio di esse? Non lo avrebbe mai scoperto, se non avesse sradicato il sistema consolatorio che aveva preso vita sulla collina di Saint-Nazaire per poi estendersi a ogni armadietto dei medicinali, a ogni letto e a ogni bottiglia in cui si fosse imbattuto; surrogati che surrogavano altri surrogati: il sistema era sempre più essenziale rispetto ai contenuti, e ancor più essenziale era l’atto mentale alla base del sistema stesso. E se i ricordi fossero stati ricordi e nient’altro, senza alcun potere consolatorio o persecutorio? Sarebbero esistiti, in quel caso, o era sempre una pressione di tipo emotivo a evocare immagini da quello che potenzialmente era l’intero campo delle esperienze vissute? Ma se le cose stavano in quei termini, dovevano comunque esistere bibliotecari migliori del panico, del risentimento e della nostalgia divorante, per frugare tra gli scaffali bui e sovraccarichi.

Edward St Aubyn, Lieto fine, Neri Pozza, traduzione di Luca Briasco

Non togliermi la mia dose di ironia

27 novembre 2013

«Se mi si presenta un’opportunità per fare dell’ironia…».
«La cogli sempre al volo».
«È la dipendenza peggiore in assoluto» disse Patrick. «Altro che l’eroina. Non esiste impresa più disperata che cercare di abbandonare l’ironia, il bisogno profondo di intendere una cosa e il suo contrario, di essere in due posti nello stesso istante, di sfuggire alla catastrofe dei significati inequivocabili».
«Non farlo!» esclamò Julia. «Ho già abbastanza problemi a mettermi i cerotti alla nicotina quando in realtà ancora fumo. Non togliermi la mia dose di ironia» lo implorò, afferrandolo con teatralità per un braccio. «O almeno, lasciami un briciolo di sarcasmo».
«Il sarcasmo non conta. Implica una sola cosa: disprezzo».
«Sei sempre stato fissato con la qualità» disse Julia. «Ma ad alcuni di noi il sarcasmo piace».

Edward St Aubyn, Lieto fine, Neri Pozza, traduzione di Luca Briasco

La vita per Patrick Melrose

25 novembre 2013

«Stavo pensando che una vita è solo la storia di tutto ciò cui prestiamo attenzione» disse Patrick. «Il resto è paccottiglia».

Edward St Aubyn, Lieto fine, Neri Pozza, traduzione di Luca Briasco

Prima del matrimonio

26 agosto 2012

Non siamo divini. Siamo umani. La mia esperienza mi ha insegnato a essere grato della costanza, della coerenza e della confidenza. Le chiamerei le tre C, che ve ne pare? La gente come noi si sposa, che altro può fare? Non si può continuare a fare vita da scapoli, non si può desiderare di rimanere soli.

Maggie Shipstead, Festa di nozze, Neri Pozza