Dopo ogni visita, quando stavo per andarmene, mi regalava dei libri; scrittori e scritture totalmente difformi – da Héctor Bianciotti a Irene Brin, da Max Beerbohm a Lidia Storoni Mazzolani – ma accompagnando ogni dono con lo stesso, bellissimo: «È bellissimo, verdrai, ti piacerà».
Una polimorfa passione di lettrice, che letterariamente mi spiazzava.
Quando le chiesi che cosa, al di là del suo lavoro di editrice, veramente le piacesse, mi rispose che la letteratura era per lei inscindibilmente connessa al divenire delle infinite trame della vita. E lo scrittore un couturier, che -allungando o accorciando, velando o mostrando – liberamente ricuce vita e parola: l’abito, plurale e necessario delle forme, che l’immaginario deve cucirle addosso, per rappresentarla – la vita – aggiungendo uno sguardo inedito sul mondo. Abiti e sguardi di scrittura, che l’affascinavano tutti, senza pregiudizi espressivi o limitazioni tematiche.
Maria Attanasio su Elvira Sellerio in La memoria di Elvira, Sellerio