Posts Tagged ‘Sergio Claudio Perroni’

Diciamo che non vado pazza per il mondo esterno

13 giugno 2016

37dceead389d75828d5c0a0b136b2dc3.jpg

“E insomma oggi è andata a prendere il caffè.”
Lei lo guarda interrogativa, continuando a masticare.
“Allora ogni tanto esce di casa!”
Lei scoppia a ridere, quasi soffoca per il boccone di traverso. Lui si affretta a riempirle il bicchiere, lei beve d’un fiato e si sblocca, con la risata ancora negli occhi.
“Cos’è, pensava che fossi una specie di monaca di clausura?”
“No, una monaca non direi. Più che altro una che si spaventa a mettere piedi fuori di casa.”
“Diciamo che ultimamente non vado pazza per il mondo esterno, ma questo non significa che me ne stia tappata in casa.”

Sergio Claudio Perroni, Il principio della carezza, La nave di Teseo

Pubblicità

Abitudine e indolenza

24 gennaio 2016

A casa, mamma stava tutto il tempo a seguirmi con gli occhi, in silenzio. All’ospizio, i primi giorni, piangeva spesso. Ma era per via dell’abitudine. Dopo qualche mese avrebbe pianto se l’avessi portata via da lì. Sempre per via dell’abitudine. È un po’ per questo che nell’ultimo anno non ci sono andato quasi più. E anche perché mi portava via tutta la domenica – senza contare lo sforzo di andare fino alla fermata, comprare i biglietti e fare due ore di viaggio.

Albert Camus, Lo straniero, Bombiani, traduzione di Sergio Claudio Perroni

Il crogiolo della realtà: il miscuglio di fedeltà e menzogna

25 marzo 2015

Il Vecchio solleva d’impeto il coperchio del pianoforte, le sue dita tornano a mischiarsi con l’avorio dei tasti per coprire di suono le parole distanti. La mano dell’Ospite gli afferra il polso.
Dunque non hai avuto fiducia nel Signore tuo Dio. Ti sei ribellato alla sua parola e hai disprezzato il suo disegno.”
“Lungi da me l’idea di ribellarmi al Signore: se ho agito per ribellione o infedeltà verso il Signore, che Egli non mi salvi! Io mi sono sempre condotto davanti a Dio in
perfetta buona coscienza.”
Dio ti ha messo alla prova. Ti ha passato al crogiolo come l’argento, ti ha fatto cadere in un agguato, ha messo un peso ai tuoi fianchi. Ha fatto cavalcare uomini sulla tua testa, ti ha fatto passare per il fuoco e l’acqua—”
“E io non mi sono ribellato, non mi sono tirato indietro. Ho offerto il dorso a coloro che mi percuotevano.”
Tu hai avuto paura e ti sei dato alla fuga.” L’Ospite si è accostato all’acquasantiera; parla guardandovi dentro, quasi a interrogare un riflesso. “Sei fuggito davanti
ai Filistei.” Si volta verso il Vecchio come per affondare il colpo già con lo sguardo. “Non ti fa onore quello che hai fatto.
“Nessuno è buono, all’infuori di uno solo: Dio.”

Sergio Claudio Perroni, Renuntio Vobis, Bompiani

L’uomo e la sua società stanno morendo per eccesso di realtà; ma d’una realtà privata del suo senso e del suo nome; privata, cioè, di Dio. Dunque, d’una realtà irreale. […] Affondare gli occhi nel nostro male tenendo presente il Dio che abbiamo lasciato o, quantomeno, il dolore d’averlo lasciato, non significa veder meno: significa vedere ancora di più; e significa, inoltre, non poter più usare la parola (quella parola che è appunto ciò che si fa carne) come menzogna; menzogna che è servita e serve per usare la carne;per colpirla, crivellarla e stenderla, assassinata, su una delle strade che avevamo costruito per il nostro bene e per la nostra vita.

Giovanni Testori, Corriere della Sera, 20 marzo 1978

Nascondere la sapienza, auscultare la fede, ancora Perroni-Carrère

20 marzo 2015

renuntio vobis, sergio claudio perroni, bompiani, oblique Emmanuel Carrère, Adelphi, Il Regno

“Se ti è caro ascoltare, imparerai; se apri il tuo orecchio, sarai saggio.” Il Vecchio si è alzato dallo sgabello, va verso lo scrittoio; sotto la veste bianca, il rosso delle babbucce guizza come il fuoco di una candela capovolta. “Io non trattengo la parola quando è necessaria e non nascondo la mia sapienza.”

Sergio Claudio Perroni, Renuntio Vobis, Bompiani

«Se siete privi di sapienza, domandatela a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni. Domandatela però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare, mossa dal vento. Il Signore non dona agli uomini indecisi».

Emmanuel Carrère, Il Regno, Adelphi

Le vie dell’amore — Perroni, Carrère, Renuntio Vobis, Il Regno

20 marzo 2015

renuntio vobis, sergio claudio perroni, bompiani, oblique Emmanuel Carrère, Adelphi, Il Regno

“Ora io mi struggo nell’intimo e mi opprimono giorni di tristezza. Di notte mi straziano le ossa, e i dolori che mi rodono non hanno tregua. Eppure gioisco nelle sofferenze che sopporto, e quello che manca ai patimenti di Cristo lo completo sulla mia carne per amore del suo corpo, che è la Chiesa, della quale sono divenuto ministro, secondo la missione che Dio mi ha affidato per realizzare la sua parola.”

[…] “Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino, ma per la vita eterna molti a stento alzano da terra un piede… Il vostro amore è come nube al mattino,come la rugiada che all’alba svanisce.

Sergio Claudio Perroni, Renuntio Vobis, Bompiani

«L’amore è paziente. L’amore è servizievole. L’amore non invidia. Non si vanta. Non si gonfia d’orgoglio. Non fa niente di brutto. Non cerca il suo interesse. Non tiene conto del male ricevuto. Non cerca il suo interesse. Non gode dell’ingiustizia. Gode della verità. Perdona tutto. Sopporta tutto. Spera tutto. Subisce tutto. Non viene mai meno».

Emmanuel Carrère, Il Regno, Adelphi

La propria dimora, la tomba, lo spazio del Signore

19 marzo 2015

renuntio vobis, sergio claudio perroni, bompiani, oblique Emmanuel Carrère, Adelphi, Il Regno

“Trascorrerò tutto il tempo che mi resta nell’amarezza dell’anima mia. La tomba è la mia casa; nelle tenebre distendo il mio giaciglio.” L’ombra del Vecchio si è dileguata dalla parete, il suo corpo scivola intorno all’Ospite come acqua in cerca di un’insenatura. “Al sepolcro io grido: «Tu sei mio padre!» Ai vermi io dico: «Voi mi siete madre e sorelle!».”
[…] “Abbi pietà di me, Signore: fa’ che io mi rialzi.” Il Vecchio cerca una breccia, cerca un appiglio, trova solo altre parole. “Io dimorerò al tuo fianco per sempre, all’ombra delle tue ali troverò riparo. Perché un giorno nei tuoi cortili è più che mille altrove.”
[…] “Le mie colpe mi opprimono e non posso più vedere: sono più numerose dei capelli del mio capo, mi schiacciano come un fardello superiore alle mie forze.” L’altra mano fa ruote nell’aria, i cerchi vaghi del falco a corto di meta. “Le mie azioni mi circondano. Gran danno procura tradire i doveri della vocazione!”

Sergio Claudio Perroni, Renuntio Vobis, Bompiani

Scrivo: «Signore, non sono degno di riceverti, eppure ti chiedo di fissare in me la tua dimora. Per farti spazio, devo diminuire, lo so. È una cosa che respingo con la stessa forza con cui la anelo. Non ci riuscirò da solo, non si diminuisce da soli. Fosse per noi, occuperemmo sempre tutto lo spazio disponibile. Aiutami a diminuire perché tu cresca in me. […] Desidero essere grande piuttosto che piccolo. Ma non ti chiedo ciò che desidero. Ti chiedo ciò che desidero desiderare, ciò di cui desidero che tu mi dia desiderio».

Emmanuel Carrère, Il Regno, Adelphi

La potenza espressiva di Baccio di Nolfo

17 marzo 2015

Baccio di Nolfo, Il trino volto, particolare

[…] Il primo, di prospetto, è quello di un vecchio dalla lunga barba bianca e dai folti capelli argentei; gli occhi si direbbero d’oro, effetto insolito ottenuto dal pittore lasciando le orbite vuote di colore e “colmandole” con il fondo oro caratteristico di queste rappresentazioni. Il secondo, aggettante alla destra del primo, è il più guasto dei tre: si direbbe il profilo di un giovanetto dai lineamenti aggraziati, o forse di una donna. Il terzo, alla sinistra del volto centrale, è il profilo di una colomba; stringe nel becco qualcosa di un rosso ormai dilavato: alcuni vi vedono un vermiciattolo, altri una penna di gabbiano insanguinata.

tratto da Sergio Claudio Perroni, Renuntio Vobis, Bompiani

Buttafuoco su Renuntio Vobis di Perroni e su papa Francesco

9 marzo 2015

[…] L’elezione di papa Francesco è seguita alle dimissioni di papa Benedetto XVI. Non è con la morte di una papa che se n’è fatto un altro e la presenza di due pontefici, quella che in altri tempi avrebbe determinato uno scisma, nella beata epoca dei beoti ha assunto un tono easy. Il vecchio è sceso dalla Croce per sparire dalla scena e chiudersi – confortato da musica, studi e preghiere – in un eremo. In circostanze solenni, invece, i due – il bavarese e l’attuale regnante, l’argentino – hanno raddoppiato l’effetto bianco: due di un trono doppio, quello di mistificazione e rinuncia.
L’elezione di Bergoglio sorge dalla rinuncia dell’ultimo successore di Pietro. Un segno più che un lapsus. Un potente scrittore, Sergio Claudio Perroni, con Renuntio vobis (edizioni Bompiani) ha saputo ricostruire in un dialogo (con le parole delle Sacre Scritture), l’incontro tra il vecchio che getta l’Anello del Pescatore e il suo unico interlocutore possibile, la verità del Sacro.
È venuto dalla fine del mondo, Papa Francesco. Ecco, il lapsus. Ha preso un nome che gli ha permesso di numerare col principio ma tutto il suo teatro è un ammiccare alla fine. Ogni suo gesto – dalla valigetta ventiquattrore all’appartamento di Santa Marta, svuotando il Vaticano – è un prologo al finale. Attento, in ogni sua azione, a ricavarne il plauso dello spirito del tempo, volge tutto in parodia.
Chiama Marco Pannella durante uno dei suoi digiuni quando prima di questa scenetta, con altra tempra, e con più rovente battaglia, Giovanni Paolo II scriveva una lettera a Bobby Sands, l’eroe della libertà d’Irlanda. Lo supplicava d’interrompere il digiuno e gli inviava – certo di non poter smuovere dal proposito di lotta quel guerriero – la Croce d’oro con cui i fedeli di San Patrizio avrebbero poi aperto il corteo funebre di Bobby Sands, combattente dell’Esercito repubblicano irlandese.
Piace alla gente perché fa arrestare un vescovo pedofilo, alza i lai contro l’omertà e le complicità della Chiesa ma,forte della buona coscienza proprio dell’Inferno, fa un errore blu in punto di caritas se non di pietas: non combatte il peccato, mette le manette ai peccatori. Papa Francesco, perfetto per i souvenir delle bancarelle, sembra sparlare da una centuria di Nostradamus. È nel finale di partita perché sacralità e carisma, con lui, sono optional.
Non è un Papa, è solo il direttore generale di un Cda la cui ragione sociale è umana, troppo umana. […]

Pietrangelo Buttafuoco, Il Fatto, 9 marzo 2015

Giudicare la storia

18 febbraio 2013

La serata è molto movimentata, Petra cade dalle nuvole e si schiera con Rolf, Klaus cerca di calmare i fratelli piccoli.
«Cosa avreste fatto di diverso se la mamma ce l’avesse detto, cosa sarebbe cambiato?».
«Non lo so, ma almeno l’avremmo saputo, ci saremmo fatti un’opinione».
«Sei ancora un segaiolo alto un cazzo e mezzo e ti senti già in diritto di giudicare la storia?».
Secondo me Klaus sbaglia tattica.
Il signor e la signora Bauer sono seduti sul divano, avviliti, incapaci di calmare i figli. Petra si innervosisce.
«Ma tu chi sei per darci lezioni? A quanti anni credi che si abbia il diritto di giudicare i nazisti?».

Denis Lachaud, Imparo il tedesco, di prossima pubblicazione per 66thand2nd