Nymphóleptos
Mentre mangiava l’oca arrosto, la signora Tschissik inclinava spesso la testa. Allora Kafka tentava di insinuarsi sotto le sue palpebre, «scivolando cautamente con lo sguardo lungo la linea delle guance», attratto dal «bagliore azzurrognolo» degli occhi di lei. In altri momenti notava «la pelle un poco impura all’angolo destro della sua bocca». La fronte bassa e bianca. La «bellezza, per altro normale, delle piccole mani, delle dita leggere», che poco dopo sembravano «aver infilato uno stuzzicadenti in un dente cavo, per lasciarcelo poi riposare un quarto d’ora». Ma quello che più lo incantava era il «velo che si libra sulla pelle color latte un po’ torbido» ed è prodotto dalla cipria, benedetta in questo caso soltanto.
Roberto Calasso, “Kafka e Frau Tschissik”, dalla Follia che viene dalle Ninfe, Adelphi
25 febbraio 2008 alle 09:13 |
e riecco la calasso mania. nun cambierete mai. sparateve un po de isbn, de keruak, al limite de kinsella, o di sua sorella.
g.
25 febbraio 2008 alle 16:01 |
sei troppo agitato, giovannino, sparati un po’ di topolino.
Ric
25 febbraio 2008 alle 20:15 |
giovannino sfogati nell’altro blog…
25 febbraio 2008 alle 21:27 |
giovannino, sfogati.
io
29 febbraio 2008 alle 18:49 |
qual è l’altro blog?
e chi è giovannino?