Archive for 14 settembre 2009

14 settembre 2009

Le morti bianche

Vent’anni aveva Su’ad Mohammed Zaqut quando comunicò al suo signor marito, Issam Kharb Zaqut, che nel ventre le germogliava una gravidanza […] Per ottenere da Allah il perdono di tutti i suoi peccati, il marito di Su’ad aveva fatto voto di ridipingere i muri esterni della moschea del paese. Perché Issam Kharb Zaqut era un pittore di muri, cioè un imbianchino […] ed era sempre ubriaco […] Andò a Betlemme, la città degli imbianchini, per comprare duecentotrenta litri di calce bianca. Entrò nel negozio di mesticheria, nel centro della città, ma era ubriaco, e chiese al venditore che gli desse la calce necessaria per dipingere la moschea. In un primo momento l’uomo credette che scherzasse […] Fra i testimoni oculari, molti lo aiutarono a caricare sulla sua macchina i cinquanta virgola cinque nove tre nove due otto galloni di biacca. La strada da Betlemme alla casa che era di Issam Kharb Zaqut è lunga il tempo di fumare due sigarette straniere, due locali — che si fumano più presto — e una sigaretta arrotolata a mano. Passati quattro giorni, Su’ad Mohammed Zaqut cominciò a preoccuparsi per suo marito. Quando poi furono trascorse tutte le lune e suo figlio nacque e crebbe, la donna si rivolse alla polizia giordana […] Qualche giorno dopo trovarono la macchina fracassata contro un olivo, vicino al ciglio della strada che collega il nostro paese a Betlemme. Molti galloni di vernice si erano riversati nella cabina del conducente dalla parte posteriore della macchina. Avevano ribollito e fermentato e poi si erano seccati, coprendo di uno strato bianco il sangue del conducente, e la pelliccia sui sedili, e la ruota del volante, e la leva del cambio, e il cruscotto. Non essendo stato trovato nessun cadavere, tutti supposero che l’uomo fosse ancora vivo e continuarono a cercarlo […] poi, all’improvviso, un certo giorno — era domenica, o lunedì — vennero in casa della vedova alcuni poliziotti, con un camion. Spalancarono tutte le porte, smossero i mobili di qua e di là e fecero spazio fra le colline di cibo. Portarono nella stanza una roccia di gesso gigantesca, silenziosa, immobile, sconosciuta, obbediente, bella, liscia, candida, piacevole al tatto, splendida, preziosa, esotica. Lì dentro giaceva il cadavere di un uomo, coperto da duecentotrenta litri di calce. Lì dentro, secondo loro, giaceva Issam Kharb Zaqut: la calce bianca, che aveva comprato per espiare i suoi peccati, si era seccata sul suo corpo e sui suoi abiti, e si era fatta crosta, e lui dormiva lì dentro, come una marmotta.

Itamar Levy, Lettere del sole, lettere della luna, Bompiani

14 settembre 2009

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   Modi di dire insulsi

…mi è venuto in mente che errare humanum est è un modo di dire insulso, un po’ come lo sono quasi tutti i modi di dire. Più insulso di non è mai troppo tardi e perfino più insulso di l’eccezione che conferma la regola, un altro modo di dire di una stupidità inaudita. Sono così tanti i pensieri palesemente insulsi, stupidi e ridicoli che quando si trasformano in modi di dire diventano, ed è frustrante, inestirpabili, e errare humanum est, sì, è proprio il più insulso di tutti.
 
Thomas Brussig, Litania di un arbitro, di prossima pubblicazione per 66thand2nd