Posts Tagged ‘talento’

Se uno non ha il minimo talento perché si ostina a scrivere?

22 febbraio 2016

La qualità più importante per uno scrittore, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, è il talento. Se uno non ha il minimo talento letterario può scervellarsi finché vuole, metterci tutto il suo ardore, non scriverà mai nulla di valido. Più che una qualità necessaria, questa è una condizione preliminare. Senza carburante, anche l’automobile più bella non va avanti.

Murakami, L’arte di correre, Einaudi, traduzione di Antonietta Pastore

Talento o chiacchiere

31 luglio 2015

E d’un tratto mi ritrovai lì su quel quadrato a ballonzolare nell’angolo, i guantoni stretti al mento come per pregare, gli occhi chiusi, i riflettori sopra la testa, e davanti e tutt’intorno al ring quelle file di sedie e quei corridoi pieni zeppi di gente che beveva birra e parlava e osservava in silenzio e rideva e si concentrava e nell’aria descriveva figure con lo sguardo eccitato. Tutta quella gente venuta lì per vedere noi, per vedere me, per vedere questa ballerina di cui tanto si era parlato, questo principe del quadrato che come un vero padrone si faceva vedere poco e montava leggende. Erano venuti lì per vedere se davvero valeva la pena raccontare e credere alle storie o ancora una volta e come sempre la realtà avrebbe distrutto la novella, come un padre picchia un ragazzino che dice una bugia, un ragazzino che mente per vivere una vita diversa dallo schifo che ha intorno. Erano lì per vedere una sfida tra il sogno e la realtà, tra il mondo e ciò che vorremmo che fosse. O forse volevano solo vedere una volta per tutte se vince il talento o la fatica, e se in fin dei conti il talento esiste davvero o è solo figlio delle chiacchiere.

Pietro Grossi, Pugni, Sellerio

Rinunciare

16 febbraio 2015

Se sapessi che non sarò davvero bravo, alla pittura preferirei rinunciare. A che serve essere un pittore di second’ordine?

W. Somerset Maugham, Schiavo d’amore

Genio e talento

19 ottobre 2014

Lubitsch non era quello che uno scrittore definirebbe scrittore, e nemmeno perdeva tempo a cercare di diventarlo. Dubito che abbia mai cercato di ideare autonomamente una storia, un film, o anche una singola scena. Su tutto se stesso non nutriva né vanità né illusioni; era abbastanza scaltro da tenersi buoni gli scrittori, e accoglieva a braccia aperte i migliori disponibili, spronandoli a superare se stessi e nello stesso tempo collaborando con loro a ogni livello, anche se non saprei esattamente dire come e in che misura. So solo che valutava una scena, un film o un’interpretazione con l’occhio del genio. Un dono simile è molto più raro del semplice talento, che dilaga fra i mediocri.”

Samson Raphaelson, L’ultimo tocco di Lubitsch, Adelphi